lunedì 28 dicembre 2015

MAROCCO giorno 31 CAP SPARTEL/TANGERI - NAVE

21/11 GIORNO 31        CAP SPARTEL/TANGERI - NAVE
E’ arrivato il giorno della partenza, dopo colazione comincio a prepararmi per la partenza, si tratta di un operazione che richiede un’attenta pianificazione, dividere le cose che rimarranno sulla moto nel garage della nave da ciò che mi seguirà in cabina.
Come un venditore senegalese stendo tutti i miei averi sul telo del sacco bivacco, arrotolo con cura sacco a pelo e materassino per ridurli ai minimi termini, metto nello zaino pantaloni, scarpe, beauty, muffole usa e getta per le manopole della moto e quasi tutti i capi d’abbigliamento insieme alle provviste alimentari per il viaggio, lo zaino sta per scoppiare. Libri, parti di ricambio, il resto dell’abbigliamento, sacco a pelo, batterie di scorta e diavolerie elettriche, piccoli regali comprati durante il viaggio finiscono nel borsone, rotolo tenda, materasso e cerata sono fissati all’esterno sulle fettucce.
La piccola piramide va fissata sul posteriore della moto con cinghie di nylon, coperta dalla pettorina protettiva che non ho voglia di indossare su asfalto.
Con una lentezza estenuante si fa l’ora di partire, saluto i ragazzi del bar e del campeggio, mi metto giacca casco e guanti e con andatura rilassata vado verso Port Med. Lungo il viale sinuoso, pieno di aiuole fiorite e lampioni che serpeggia salendo e scendendo dalle colline mi scorrono accanto il palazzo reale, con la recinzione disseminata di guardie annoiate ogni cento metri, ville faraoniche dai sontuosi giardini, donne con carretti che vendono dolciumi, casette sgangherate che contrastano col lusso accanto, costruzioni popolari, aree commerciali sino ad arrivare all’imbocco dell’autostrada che da un lato conduce verso Rabat mentre dall’altro alla costa mediterranea. Mentre sto in sella pigiato dal bagaglio mi crogiolo nella dolce malinconia della fine vacanza che si fonde con l’euforia e la gioia del ritorno a casa, sensazioni contrastanti che ben si accoppiano ai contrasti di questa terra.
Mi fermo a Ksar Sghir, il paesino prima del porto, a riempire il serbatoio, comprare un po’ di pane fresco e un po’ di datteri da portare a casa. E’ l’ultima occasione per aggirarmi nei mercatini eterogenei caratteristici della zona dove si mischiano odori, colori, sapori, ressa di passanti e venditori che non sembrano in competizione tra loro, semplicemente vivono rilassati e se cerchi qualcosa che non hanno te lo trovano da un vicino.
Al porto ancora non c’è ressa, vidimo il biglietto e mentre vado in banca a cambiare i miseri avanzi incrocio un gruppo di ragazzi con moto e auto 4x4 di Merano.
Mi avvio alle procedure di polizia e poi dogana che, essendo solo e in moto, durano un attimo, proseguo verso la nave e arrivato alla postazione dove controllano ai raggi x i mezzi mi fanno sfilare accanto sicuri che non ho clandestini a bordo.
Alla barriera per l’imbarco ho davanti tre moto ceche e polacche, BMW adventure che coi loro bauli sovrastati a plateau di birre e borse mi fanno sembrare a cavallo di un moscerino col bagaglio di uno dei sette nani. Imbarcati i camion tocca al resto del mondo, sistemata la moto le metto un pezzo di legno tra copertone e parafango in modo che l’ammortizzatore non si schiacci e non cada dalla stampella in caso di mare grosso. Come sempre primo in cabina e doccia immediata, per andare subito sul ponte di poppa a mangiare al sole e godermi l’ultimo caldo panorama africano, i monti del Rif, i passeggeri che formicolano sul molo, il traffico di vetture e furgoncini che si imbarcano, come veder scorrere i titoli di coda di un film già visto.


Partenza in orario, i miei compagni di cabina sono tre marocchini che vivono in Italia, uno a Brescia, uno a Palermo e uno a meno di 10 km da casa mia.
Quest’anno i motociclisti sono veramente pochi e la noia del viaggio è mitigata solo dalla lettura e letto tutto dalla tv.

Oggi 85 km moto                           tot. 3536 km

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