21/11 GIORNO 31 CAP
SPARTEL/TANGERI - NAVE
E’ arrivato il giorno della
partenza, dopo colazione comincio a prepararmi per la partenza, si tratta di un
operazione che richiede un’attenta pianificazione, dividere le cose che
rimarranno sulla moto nel garage della nave da ciò che mi seguirà in cabina.
Come un venditore senegalese
stendo tutti i miei averi sul telo del sacco bivacco, arrotolo con cura sacco a
pelo e materassino per ridurli ai minimi termini, metto nello zaino pantaloni,
scarpe, beauty, muffole usa e getta per le manopole della moto e quasi tutti i
capi d’abbigliamento insieme alle provviste alimentari per il viaggio, lo zaino
sta per scoppiare. Libri, parti di ricambio, il resto dell’abbigliamento, sacco
a pelo, batterie di scorta e diavolerie elettriche, piccoli regali comprati
durante il viaggio finiscono nel borsone, rotolo tenda, materasso e cerata sono
fissati all’esterno sulle fettucce.
La piccola piramide va
fissata sul posteriore della moto con cinghie di nylon, coperta dalla pettorina
protettiva che non ho voglia di indossare su asfalto.
Con una lentezza estenuante
si fa l’ora di partire, saluto i ragazzi del bar e del campeggio, mi metto
giacca casco e guanti e con andatura rilassata vado verso Port Med. Lungo il
viale sinuoso, pieno di aiuole fiorite e lampioni che serpeggia salendo e
scendendo dalle colline mi scorrono accanto il palazzo reale, con la recinzione
disseminata di guardie annoiate ogni cento metri, ville faraoniche dai sontuosi
giardini, donne con carretti che vendono dolciumi, casette sgangherate che
contrastano col lusso accanto, costruzioni popolari, aree commerciali sino ad
arrivare all’imbocco dell’autostrada che da un lato conduce verso Rabat mentre
dall’altro alla costa mediterranea. Mentre sto in sella pigiato dal bagaglio mi
crogiolo nella dolce malinconia della fine vacanza che si fonde con l’euforia e
la gioia del ritorno a casa, sensazioni contrastanti che ben si accoppiano ai
contrasti di questa terra.
Mi fermo a Ksar Sghir, il
paesino prima del porto, a riempire il serbatoio, comprare un po’ di pane
fresco e un po’ di datteri da portare a casa. E’ l’ultima occasione per
aggirarmi nei mercatini eterogenei caratteristici della zona dove si mischiano
odori, colori, sapori, ressa di passanti e venditori che non sembrano in
competizione tra loro, semplicemente vivono rilassati e se cerchi qualcosa che
non hanno te lo trovano da un vicino.
Al porto ancora non c’è
ressa, vidimo il biglietto e mentre vado in banca a cambiare i miseri avanzi
incrocio un gruppo di ragazzi con moto e auto 4x4 di Merano.
Mi avvio alle procedure di
polizia e poi dogana che, essendo solo e in moto, durano un attimo, proseguo
verso la nave e arrivato alla postazione dove controllano ai raggi x i mezzi mi
fanno sfilare accanto sicuri che non ho clandestini a bordo.
Alla barriera per l’imbarco
ho davanti tre moto ceche e polacche, BMW adventure che coi loro bauli
sovrastati a plateau di birre e borse mi fanno sembrare a cavallo di un
moscerino col bagaglio di uno dei sette nani. Imbarcati i camion tocca al resto
del mondo, sistemata la moto le metto un pezzo di legno tra copertone e
parafango in modo che l’ammortizzatore non si schiacci e non cada dalla
stampella in caso di mare grosso. Come sempre primo in cabina e doccia
immediata, per andare subito sul ponte di poppa a mangiare al sole e godermi
l’ultimo caldo panorama africano, i monti del Rif, i passeggeri che formicolano
sul molo, il traffico di vetture e furgoncini che si imbarcano, come veder
scorrere i titoli di coda di un film già visto.
Partenza in orario, i miei
compagni di cabina sono tre marocchini che vivono in Italia, uno a Brescia, uno
a Palermo e uno a meno di 10 km da casa mia.
Quest’anno i motociclisti
sono veramente pochi e la noia del viaggio è mitigata solo dalla lettura e
letto tutto dalla tv.
Oggi 85 km moto tot. 3536 km
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