venerdì 18 dicembre 2015

MAROCCO giorno 22 MIDELT - IMILCHIL

12/11 GIORNO 22              MIDELT – IMILCHIL
Sveglia ghiacciata in campeggio, temperatura -1°C, la tenda è tutta coperta da un velo di ghiaccio. 





Questa mattina Otmar è veramente in condizioni pessime, piegato e zoppicante con gli occhi gonfi come un pugile, ma stoico non fa una piega.Tramite il gestore del campeggio troviamo un furgone con autista che lo porterà al campeggio di Marrakech ad aspettarci. Gli smontiamo tutte le cose, prepariamo il bagaglio, svuotiamo il serbatoio della moto e la imbarchiamo sul mercedes d’epoca. Con un piccolo aiuto anche Otmar s’imbarca e ci guarda con aria sofferente mentre lo salutiamo alla partenza. Fortunatamente si è convinto, così non avrebbe potuto continuare.
Smontato tutto ed asciugate le tende al sole si riparte alla volta di Imilchil. Ripercorriamo la strada di ieri fino al distributore e ancora un tratto d’asfalto, fino al passo Tizi n-Talremt a 1900 m, mi sono vestito troppo e con le ascelle strizzate e la circolazione bloccata ho le mani formicolanti.








Quella che doveva essere la nostra pista è una stradina asfaltata che corre verso ovest in una valle pittoresca dai pendii bruni e pietrosi venati da linee sinuose e parallele degli strati di roccia, curvati e ripiegati dai capricci geologici del pianeta. A contrasto il fondovalle dai verdi brillanti, complice l’aria pura e cristallina, pioppi cipressini qua e là negli orti e sulle rive del torrente, alberi da frutta e coltivazioni si arrampicano sui pendii terrazzati, e poi l’uomo, che lavora con la tecnica poco invasiva di secoli fa. Gli uomini guidano l’aratro (a volte anche col fusto di legno) trainato da asini, cavalli o buoi, le donne che trasportano legna o fieno a volte con l’aiuto di un paziente somarello, a volte con un carico impressionante sulla schiena o sul capo, circondate da bambini che fanno la loro parte come personcine mature che ti arrivano alla cintura dei pantaloni e ti scrutano coi loro occhioni bruni e maturi. E’ un tuffo in un’altra epoca, tra gente semplice e cordiale in un panorama superbo, costellato da una teoria di villaggi di mattoni a crudo, alcuni murati testimoni di antiche battaglie per la sopravvivenza. Frotte di bambini ci sciamano attorno alla ricerca dei soliti bon-bon e stilò, uomini cordiali e donne timide e riservate nel loro abbigliamento multicolore stratificato che pare comprendere tutto il guardaroba.







Qualche tratto ancora sterrato ci permette di divertirci un po’.
Pranziamo sul corso del fiume, tra i ciottoli del greto, unico posto piano di dimensioni accettabili. Christine ha problemi di stomaco da stamani, e non è la sola, probabilmente l’insalata di ieri a pranzo ci ha castigati. 
Dopo aver svalicato a 2400 m nei pressi del Jebel Aderdouz la strada scende dolcemente di un centinaio di metri verso Imilchil.








Ci fermiamo in un alberghetto, l’Hotel Avenir, già provato in precedenza.  Piazziamo le moto sotto la terrazza e le auto di fronte, scarichiamo e ci gratifichiamo con una bella doccia, qui l’acqua non manca. Ci prepariamo la cena che consumiamo nella sala comune al piano terra e riusciamo a restare a raccontarcela più a lungo del solito, non essendo sotto il ghiacciato cielo stellato.


Oggi 215 km moto                         tot.  2931 km

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