mercoledì 13 ottobre 2021

EUROVELO 15 DEL RENO dalle sorgenti a Sasbach am Kaisersthul, Alsazia e Vosgi



SIMPLON, FURKA, OBERALP, EUROVELO 15, 6, ALSAZIA, BALLON DES VOSGES, LAGHI BIEL, NEUCHATEL, LEMANO, GRAN S. BERNARDO

 

Giro con la Teresa, gomme Schwalbe Marathon tour plus e assetto bikepacking abituale


Mer 22 settGiorno 1 



Percorso dei primi due giorni. 

link alla traccia su Komoot:

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Le paure sono sempre le stesse, finchè non sei in sella e non stai pedalando ti rimangono le ansie di fondo che solo l’azione cancella.

La giornata è bella e la prima parte verso il lago d’Orta, normalmente barbosa, scorre senza che me ne accorga. Il lago attira l’occhio e riesci a godere delle bellezze circostanti senza piombare nei tuoi pensieri che ti fanno fluttuare senza accorgerti del tempo che passa, le prime foto cominciano ad accumularsi. 


lago d'Orta , isola di S. Giulio


Santuario della Madonna del Sasso


L’isola di S. Giulio, Omegna, dove faccio una pausa sul ponte, poi imbocco la val d’Ossola tra le aspre pareti che a destra isolano la selvaggia val Grande. 


   



Il Toce, dal ponte dopo Ornavasso è suggestivo, lo attraverso per passare sulla sinistra orografica della valle (ad Est) che è una strada secondaria meno frequentata e adatta al ciclista, tanti piccoli paesini si sgranano salendo verso Domodossola. Dopo la città sosta pranzo a Crevoladossola, frazione dove avevo trascorso qualche giorno in camper per fare giri sui monti circostanti.



Il campanile di Montecrestese, sull’altro lato della valle, svetta sottile dietro un poggio, lo ricordo perché ci andava in vacanza da bambina la mia Lella e perché ci sono nati due miei colleghi. Un elicottero mi sorvola e da un giro di msg whatsapp scopro che è uno dei due, da non crederci.

La ricreazione è finita, la dolce pendenza che mi accompagnava termina bruscamente con uno strappo mozzafiato per dirigere verso il passo del Sempione. 



Una discesa mi irrita, quando salgo in montagna fai fatica per guadagnare un po’ di quota e te la mangi per poi risalirla. Cave di pietra ossolana compaiono qua e là, su verso Varzo e poi Gondo dove mi fermo a rifornire la borraccia alla fontana vicino alla dogana italiana. Sto lasciandomi alle spalle il primo confine.



Sono partito senza un grande allenamento e la fatica si fa sentire ora che la pendenza è più impegnativa, oltre Simplon Dorf  trovo un’area di sosta che mi offre toelette, tavoli da pic nic, fontanella, alberi che riparano dalla rugiada e un praticello perfetto per la tenda.


Mi ha convinto, fine della giornata, campo e cena chiudono la prima tappa, 134Km e 2100m saliti sono fin troppi.


Gio 23 sett. giorno 2

La fatica si sente, sono andato un po’ lungo con la “voglia di materasso”, il the cado del thermos fatto ieri sera è una gioia, gli ultimi 8 Km che mi portano al passo scorrono tranquilli dopo il riposo.



La giornata è meravigliosa e nemmeno troppo fredda nonostante i 2000m di quota. In questo tratto sento due “bang sonici” dei jet F18 dell’aeronautica svizzera, riesco anche a vedere uno dei velivoli, deformazione professionale, appena senti il rombo l’occhio comincia e cercare.



Eccomi all’uccellaccio rapace di pietra che segna il passo subito dopo il rifugio. Sosta a riempire le borracce e due vecchie signore che parlano francese mi dicono che sono un grande sportivo, ringrazio e sorrido, mi paiono Thelma e Louise attempate ma charmant.





La maglietta fradicia non va per la discesa, copro tutto con giacca e pantaloni e mi butto in una picchiata fino a Briga, la strada è quasi tutta coperta dai para valanghe e non molto suggestiva rispetto alla salita. Visita al primo supermercato svizzero dove i prezzi sono doppi e più paragonati ai nostri, le borse bikepacking non offrono molto spazio extra, buona cosa, perché limitano gli acquisti sconsiderati.






La valle ricomincia subito a salire, i cartelli indicano i passi Nufenen, Grimsel e Furka. Pendii verdi d’erbetta, paesini con baite di legno dei Valliser appoggiate su colonne di legno interrotte da grandi dischi di pietra (i funghi, il “divieto d’accesso” ai topi ed altri ladruncoli). Tanti gerani e campanule, i binari sempre vicini e un trenino rosso ogni tanto ferma il traffico al passaggio a livello.



Qui non c’è la possibilità di utilizzare il telefono gratuitamente, non essendo nella E.U., quindi bar e WiFi sono l’alternativa, peccato che un caffè non sia economico come in Europa.

Ogni tanto uno strappo con qualche tornante per superarlo, intorno panorami magnifici e temperatura ideale per pedalare in salita. 



A Bellwald una passerella infinita attraversa la valle, fa il verso al ponte tibetano ma la tecnologia è decisamente superiore.


La strada per il Nufenen pass prende una valle a destra mentre continuo dritto seguendo Grimsel e Furka. L’ennesimo strapiombo a tornanti mi porta al villaggio di Gletsch, decisamente un piccolo borgo di “frontiera” dal paesaggio incredibile.






Il fianco sinistro della valle intagliato dalla strada che sale al Grimsel, a destra pochi tornanti e una lunga diagonale portano al costone che sta di fronte dove uno zig zag interrotto dal grande hotel Bellevue conduce al Furka.





Incontro alla fontana un ragazzo inglese in bici da corsa, parliamo un po’ e mi racconta che sta facendo ascensioni famose in Europa, tra due giorni il mont Ventous.

Sono in difficoltà, non è presto e non è tardi, non voglio fermarmi ora ma di fronte mi si presenta tutto un mondo scosceso dove non sembra possibile campeggiare. Non so che fare, sono stanco per arrivare in cima e probabilmente dovrei scendere per bivaccare, troppo tempo. Poi mi si accende una lampadina guardando la valletta attraversata dalla strada per cambiare versante, mi dico che un posto accessibile dev’esserci, così provo.



Dopo un lungo mezzacosta eccomi accanto al ruscello e una sterrata che lo segue, un piccolo van è parcheggiato a lato e il suo padrone, Jean Francois, mi dice che dormirà qui, gli dico che anch’io conto di fare lo stesso, così mi invita a bere quando il campo è sistemato e trascorriamo un’ora piacevole tra birra, patatine e chiacchiere. Quando il freddo vince ci salutiamo, accendo il fornello per il consueto the e la cena e mi ritiro nella mia bolla di nylon. 87Km e 2300m in su.


Ven 24 sett. Giorno3




Percorso dei  giorni 3 e 4 . 

link alla traccia su Komoot:

https://www.komoot.it/tour/489923451?share_token=afN1fd1SuprTHnn1Cew1SSMigxeTpA8OVpIU12pF7EKa37mbo3&ref=wtd


Il freddo questa mattina supera le aspettative, sono lento a preparare tutto, la vera sofferenza è levare i gancetti di plastica dai pali della tenda con le dita ghiacciate dal vento. 



Il maestoso panorama dei monti di fronte, tagliati di netto da una striscia di nubi e le cime illuminate dal primo sole ti spalanca il cuore. 




Rimonto il pendio con calma riscaldato dallo sforzo fino al grande Hotel Bellevue di pietra, contornato da enormi cartelloni azzurri che pubblicizzano la grotta di ghiaccio che ha l’ingresso poco più avanti al tornante. Non mi fermo per non spezzare il ritmo e con grande sorpresa arrivo in cima dopo un lungo traverso in falsopiano.






Solita sosta in vetta per imbacuccarsi e volare a velocità folli in discesa verso Andermatt. Forse per l’ora del mattino ancora giovane il paese è quasi deserto e un po’ triste, manca il sole a rallegrare, rifornimento d’acqua alla fontanella del Satiro. 


                        





Subito mi attende la salita verso Oberalp pass, fortunatamente solo 2100m contro gli oltre 2400 del precedente.

Incredibilmente lento oggi all’ora di pranzo ho coperto solo 36Km ma sono riuscito a spendere 4,40€ per un caffè.

La discesa dà poca soddisfazione, mi tocca pedalarla a causa del vento contro, ma il paesaggio della valle come sempre è idilliaco tra romantici paesini dalle baite in legno piene di fiori e monti suggestivi attorno.




Non seguo proprio attentamente il tracciato che ho previsto e seguendo la strada mi ritrovo su 6 km di salita gratis verso Flims, la viabilità è complicata, strade strette, trafficatissime automobilisti che vanno come pazzi, tratti vietati alle bici con conseguente caccia all’alternativa. Purtroppo mi rendo conto solo dopo che la ciclabile scorreva bassa lungo il fiume su un percorso quasi piatto, ormai basta seguire il Reno sulla Eurovelo 15, finora è stato solo avvicinamento, devo abituarmi ad osservare la segnaletica della pista.



Ora che ho terminato le strade di montagna posso dirlo: gli svizzeri vanno come dei pazzi sulle salite, ci sono auto da centinaia di migliaia di euro in quantità strabiliante, motori che rombano e ruggiscono come solo all’autodromo di Monza avevo sentito, per un silenzioso ed ecologico ciclista non è il massimo.







Seguendo attentamente la ciclabile che è veramente ben segnalata supero Chur la prima città incontrata e dopo un po’ di Km trovo il posto adatto per campeggiare lungo una sterrata nel bosco apparentemente poco frequentata. Mentre cucino passa  un tale che immagino, non so perché, sia a caccia di rane, unico essere umano in circolazione. 132Km e 1680m in su.


Sa 25 sett. Giorno 4

Questa mattina ritrovo il tracciato a naso sui sentieri per non tornare indietro , si sviluppa per un lungo tratto sull’argine del fiume e scorre dritto come una spada con prati e filari d’alberi sull’alto lato, è un po’ monotono ma il vento mi assiste.





Un ponte mi porta sulla riva destra oltreconfine, sono in Liechtenstein e percorro da Sud a Nord tutto lo stato, in poco tempo si cambia nazione, prima del lago di Costanza sono in Austria, passo accanto a vecchi edifici di dogana abbandonati ogni volta che attraverso il fiume.








Si raggiunge la costa del lago solo dopo un bel tratto verso Ovest, la pista sale e scende per sfruttare strade non trafficate e finalmente dopo distese di frutteti e paesini si arriva a Costanza. 








Il centro è strapieno di turisti e transitabile solo a piedi, week-end e bel tempo sono un richiamo irresistibile.






Lasciato il lago si ricomincia a “cucire” le sponde del Reno con la traccia passando ogni volta tra Svizzera e Germania, finchè inaspettatamente capito in un magnifico paesino, Stein am Rhein, subito oltre il ponte con resti di mura torri e portali ad arco ma soprattutto una piazza formata da palazzi affrescati. 





Si rimane a bocca aperta per la profusione di decorazioni, case a graticcio, finestre a bovindo, un campanile sottile e un ingresso ad arco sotto la torre dell’orologio, non si può evitare di fermarsi ad ammirare.






Proseguendo verso Shaffausen la campagna prende il sopravento, al bordo della sterrata trovo un carro d’altri tempi carico di bottiglie di succo di mela e una cassetta per pagare self service, da un lato una damigiana con lo spillatore permette gli assaggi...è buonissimo.





Negli allevamenti c'è sempre il "mucca lavaggio" a spazzolone rotante


Ormai è tempo di accamparsi e appena trovo il posto adatto mi sistemo nel bosco, le zanzare sono di casa purtroppo.   171Km e 465m in su


Do 26 sett. Giorno 5





Percorso dei  giorni 5e 6. 

link alla traccia su Komoot:


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Un’intera notte di pioggia mi fa preoccupare per l’indomani, ma la fortuna aiuta gli audaci (nell’antologia epica) e la mattina parto senza pioggia con la tenda abbastanza asciutta (ai giorni nostri detto culo).

Pochi Km e sono a Schaffausen, carina con piazzette abbellite da colonne sormontate da statue particolari per essere dipinte e immancabili palazzi affrescati.






Poco distanti le cascate del Reno che mi costano strappi incredibili, il salto non è molto alto ma la quantità d’acqua è impressionante e due palazzi con torrette rotonde e guglie danno un tocco di favola al luogo.





Prosegue il ping-pong tra Svizzera e Germania finchè a metà mattina la fortuna si esaurisce e si aprono le cateratte del cielo. 





Trovo riparo sotto il misero spiovente di una piccola costruzione in campagna e approfitto per fare la seconda colazione. Appena la pioggia cala mi butto in un villaggio poco oltre, dove un’ampia tettoia di fronte ad un’istituzione del comune permette una sosta più comoda, purtroppo non riesco a telefonare con nessun operatore.

La soluzione è una gasthaus che con il wifi mi fa perdere tempo (soprattutto con la password infinita) fino ad una schiarita.









Riparto lungo l’alzaia del fiume, la ciclovia è molto segnalata, non ci si può distrarre un attimo perché mille deviazioni cercano di evitare le strade statali.

Una voglia di hot-dog mi fa sostare in un locale kebab gestito da un greco e una polacca, il panino è buonissimo e lo annaffio con una birra, la cosa strana è spendere solo 5€.





Ecco Basilea, col lungofiume invaso dai ragazzi, passo sotto due grattacieli e attraverso di nuovo il Reno, sulla mia traccia un nuovo attraversamento poco oltre. Cerco invano il ponte ma osservando bene sulla carta scopro che c’è un servizio di vaporetto, per 2,5€ il comandante porta me e la Teresa sull’altra sponda. 





Rimonto sull’argine che prosegue dritto e sterrato per un’eternità, non c’è un posto un po’ nascosto dove accamparsi così mi arrendo e mi fermo a bordo pista dove la fascia di prato è un po’ più larga.

Mentre cucino passa un ciclista, scena curiosa, mi chiede se penso di dormire qui, gli rispondo di si e lui mi dice che di solito dorme accanto alle chiese perché si sente sicuro, mi saluta e riparte. Io non dormirei mai in un centro abitato in piena vista.

Un bel panino con salame della Foresta Nera prima della pasta e ceci chiude la giornata, la tenda è ormai immersa nel buio e la sicurezza assicurata. 149Km e 540m in su


Lu 27 sett. Giorno 6

E’ stata la notte in cui ho dormito di più sin ora, il cielo comincia a schiarire ma la strada è ancora nera, viaggio per una mezz’ora a luce spianata per evitare sorprese sullo sterrato.





Una serie di battelli da crociera sul fiume sono ormeggiati accanto ad un villaggio, hanno una lunghezza impressionante e le cabine con grandi vetrate affacciano su terrazzini chiusi da un cristallo.





Più avanti incrocio un paio di camion con persone che lavorano sulla ciclabile, rallento per passare nella strettoia e mi trovo di fronte un palombaro col casco giallo che termina la vestizione e s’incammina nel prato trascinandosi un cordone ombelicale rosso e blu, guarda i colleghi che calano un grosso tubo nel canale e s’immerge per lavorare. Incredibile! Viaggiando capita di vedere le cose più inconsuete.




Presto arrivo alle indicazioni di una ciclabile che abbandona la Germania e il Reno per dirigersi verso Selestat in Francia, la seguo per dirigermi in Alsazia e più precisamente nei Vosgi catena montuosa locale. 





In questa zona vive una parte dei miei compagni di viaggi nel Sahara in motocicletta, arrestati dalla pandemia, quale occasione migliore per rivedersi?




Passato il centro storico di Selestat prendo verso Saint Diè, prima tappa da Bruno, che non vedo da 12 anni, lui ha abbandonato i rally africani. Tante chiacchiere e tanti ricordi annaffiati da una birra che a stomaco vuoto mi taglia le gambe, subito fuori di casa si attacca un colle di 800m ma mi bastano un paio di Km per capire che devo mangiare.

 




A stomaco pieno va meglio, passo il primo che è più duro e poi il secondo colle e arrivo da Bernard e Michelle, per anni infaticabili organizzatori di viaggi in Libia, Tunisia, Algeria, Marocco e Mauritania. Non ci vediamo da quattro anni e ancora una volta ci si racconta della propria vita, dei bei ricordi in comune, si riguardano le foto di paesaggi mozzafiato tra dune dorate, pinnacoli di roccia e graffiti neolitici su lavagne di pietra. Sono anche artisti e mi mostrano opere ad acquarello e a pastello che da profano mi paiono molto belle.

Aperitivo, cena, notte e colazione in uno chalet tutto di legno sono una bellezza in condizioni normali, dopo 6 giorni di bivacco sono un sogno, con doccia calda, un vero letto e il calore della compagnia. 125Km e 790m in su.


Ma 28 sett. Giorno 7




Percorso del  giorno 7 . 

link alla traccia su Komoot:

https://www.komoot.it/tour/501095655?share_token=aElf7mzBuv2db23A8Ja1fbvhnS5ZJyiyJoe55WxqpanlXUSkBD&ref=wtd



Colazione, visita della galleria d’arte di casa e saluti commossi, oltre che propositi di riprendere a viaggiare appena possibile, forse già questa primavera.

Sono di nuovo in strada, questa volta per un tratto più breve del solito per raggiungere Patou e Christine, anche se il meteo è poco gradevole, una fitta nebbia invade la valle e i colli un po’ più in basso. I Vosgi sono un saliscendi continuo, non sono molto alti ma non c’è tregua, la temperatura è più bassa del solito, aumenta solo salendo verso il passo, lasciando in basso nubi e umidità. Sono invitato a pranzo e arrivo giusto in tempo per una doccia prima di mettersi a tavola. Un altro incontro gradito cui non mancano gli argomenti di cui parlare, la famiglia è cresciuta, ora c’è anche Gus un simpatico cagnolino. 






Il pomeriggio passa facendo un escursione in montagna per raggiungere un punto panoramico che dà una magnifica vista sul lago e sul paese. Cena tutti insieme e dolce a casa di una cugina che compie gli anni, per la prima volta da quando sono partito faccio tardi la sera. 38km e 500m in su.


Me 29 sett. Giorno 8






Percorso dei  giorni 8 e 9 . 

link alla traccia su Komoot:


Christine è gentilissima, esce di prima mattina per comprarmi pane e croissants freschi, yogurt fatto in casa e cornetto subito, cornetto al cioccolato e una baguette enorme al prosciutto per il viaggio. Saluti commossi e partenza sotto un cielo bigio e greve di umidità.







Si attacca subito in salita per scendere a La Bresse nella valle adiacente dove la pioggia comincia a scendere ad intermittenza martellandomi fino all’inizio della salita verso il Ballon des Vosges, l’ascensione più impegnativa di oggi. Fortunatamente arrivo in cima senza pioggia, il tempo di bere una cosa calda e vestimi per la discesa e inizia un temporalone  dopo i primi metri in bici. Le gocce sono dolorose sul viso per la velocità e continuano fino alle tre di pomeriggio, una pausa mi permette di asciugare un po’ e pranzare, una schiarita mi fa tornare l’ottimismo.
A Porrentruy, nel Jura, la ciclabile mi porta accanto ad uno stupefacente concessionario Lamborghini, penso sia il distributore per tutta la Svizzera, ci saranno un centinaio di bolidi di tutti i colori, oltre qualche sparuto esemplare di usato d'altre marche anch'esse costose.



Liberatomi di tuta e pile proseguo finché un nuovo rovescio improvviso fa ricominciare tutto. Nuova pausa senza pioggia, quasi asciutto e, mentre telefono riparato dalla tettoia di un distributore di carburante, ricomincia la pioggia, fortunatamente dura poco.

Ancora un po’ di strada e trovo un buon bivacco sotto una pineta poco distante dalla ciclabile.

E’ stata una giornata complicata, di quelle in cui riesci a stento a guardarti attorno e fare qualche foto. Non ho nemmeno voglia di cucinare, fortunatamente i vestiti si sono asciugati quasi completamente, solo le calze sono rimaste umide all’interno, poteva andare peggio. 128Km e 1450m in su.


Gi 30 sett. Giorno 9


Partenza presto, è ancora buio ma la ciclabile asfaltata non richiede particolare attenzione, il cielo rischiara e diventa azzurro riportando l’ottimismo alle stelle, ci pensa un cartello a limitare gli entusiasmi: “5Km al 12% di pendenza”. 




Sono fresco e non c’è problema, fatico felice del bel tempo fino ad arrivare alle gole di Pichon dove la strada scorre tra pareti di roccia verticali. Una cavità enorme si apre ai piedi della falesia, la grotta di Colombe, in cui è stato costruito un crocifisso.

Oltre un'atelier/fonderia espone una serie impressionante di bronzi.



Undervelier, Jura






Le indicazioni per Biel si susseguono e lentamente la distanza si assottiglia, finalmente la tanto agognata discesa che, con tre tunnel da tre Km in tutto, porta al lago omonimo.


Bellelay, Berna




Tavannes, Berna



Lüscherz, lago di Biel


Sono solo le dodici e un quarto ma la fame mi spinge ad una sosta ristoratrice sul lungolago, ho percorso solo 55Km.

Mi distendo a poltrire al sole per un po’, riparto sulla ciclabile verso Neuchatel, seguo il lago per modo di dire, sono fuori vista dalla riva, salendo e scendendo accanto ad una ferrovia ed un filare d’alberi, devo riconoscere che finora ho trovato tante ciclabili e sempre ben segnalate. 




Passato il primo lago si ricama un po’ sulle colline fino al successivo, quello di Neuchatel, l’omonima cittadina è sull’altra riva, la fine del bacino è segnata da Yverdon les bains.  





Yverdon les bains


E’ una cittadina vivace e animata da un gran numero di turisti, nel centro pedonale non si potrebbe andare in bici anche volendo per la folla che invade il viale. Continuo verso Losanna con l’idea di trovare un posto per pernottare, subito inizia la salita, sono in una zona piena di piccoli centri agricoli, allevamenti e pascoli recintati, non è facile, inoltre non c’è quasi terreno livellato. Finalmente una piccola fascia erbosa tra un filare d’alberi ed un campo di mais, nascosta da un dosso alla vista mi permette di sistemarmi, non è proprio piana ma va bene. 145Km e 1430m in su.


Ve 01 ott. Giorno 10



Percorso dei  giorni 10 e 11. 

link alla traccia su Komoot:

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Questa mattina rallento volutamente le operazioni per non partire al buio, nonostante tutto la ciclabile è complicata e sbaglio un sacco di volte, ci sono così tante indicazioni e svolte che non puoi guardare in giro un attimo. Anche parecchie salite che non mi aspettavo.





Il percorso è veramente vario e passa dai paesi alle stradine asfaltate in campagna, dalle piste nella foresta a sentieri angusti fino ad arrivare alla periferia di Losanna adagiata in forte pendenza sul versante che digrada verso il lago. 


fiori, Losanna e il lago Lemano


Arrivare al lungolago nel traffico è un’impresa complicata a dispetto delle tante corsie per le biciclette, unico vantaggio è quello di andare sempre verso il basso.




Una bella banana col lago di fronte che risplende al sole e i bei palazzi d’epoca alle spalle mi rimette in sesto, pronto a proseguire verso il confine italiano.







La costa scorre, prima Vevey, poi Montreaux e alla fine del lago si pranza.

Da qui la valle scorre in discesa, mi dispiace perché è tutto dislivello che dovrò recuperare ma intanto risparmio energie. 






Saint Maurice


Tanti lavori in corso lungo il fiume costringono a laboriose deviazioni e vicoli ciechi ma alla fine tutto torna normale fino a Martigny dove imbocco la valle che porta al passo del Gran S. Bernardo. 


Orsieres


Ora si fa sul serio, è tutta salita lungo il fianco sinistro della valle (salendo). L’uva passa si dimostra un energetico potente e mi dà la spinta per affrontare l’ultima parte della giornata ad una velocità ridicola con molto tempo per guardarmi attorno, certo la strada è molto trafficata e a tratti la corsia per le bici sparisce.

Ormai è ora di trovare casa, impresa ardua, ingabbiato nel guard rail e con forte pendenza da entrambi i lati, finalmente poco prima del villaggio di Liddes si apre un piazzale sterrato con un po’ d’erba ai bordi ed una piccola costruzione disabitata. Una ricognizione mi fa capire che non è il posto giusto, è troppo visibile; poco più avanti la strada fa una curva stretta intorno ad un dosso su cui è appoggiata una chiesetta che vedevo da lontano, mi avvicino e scopro che il lato posteriore vicino a un ripido pendio ha una fascia piana larga a sufficienza per la tenda. Peccato che il fondo sia di pietre spaccate tipo ferrovia, un po’ d’erba e il materassino eccezionale risolvono il problema, sono fuori invisibile con il paese adagiato davanti a me come una cartolina. Fa freddo, cena e poi in “tana”. 131Km e  1430m in su


Sa 02 ott. Giorno 11



Scendere il pendio accanto alla chiesa è decisamente più facile della salita, in un attimo sono al paese, è deserto a parte qualche auto che passa da e verso il passo. In un distributore faccio gocciolare un poco di gasolio sulla catena che sento cigolare, deve aver raccolto parecchia polvere sulle sterrate.

Come ieri riprendo ad arrancare lentamente sul fianco sinistro della valle, la monotonia interrotta solo dalle curve che seguono il contorno del pendio, da qualche galleria e un paio di tornanti. Un cartello indica il passo a 13 Km e il tunnel a 6, ormai pedalo da un’ora, ma il fresco della mattina dal cielo pallido sopra la valle in ombra e le gambe riposate del mattino aiutano a progredire senza sudare. Il vento oggi è un nemico tenace, soffia forte verso valle dandomi solo qualche attimo di tregua negli anfratti riparati in cui s’insinua la strada.



Sono al bivio per il tunnel che s’imbocca da una galleria, appena uscito la strada spiana un poco, mi pare, no è un effetto ottico si continua a salire.

Ero a 1250m di quota e devo arrivare a 2470 in 20Km, buona parte della mattina se ne va nell’ascensione, vecchie costruzioni abbandonate, qualche gitante colorato che cammina sul costone, una e poi più avanti un’altra grande costruzione circolare di cemento armato sono acquattate sul fianco del monte. Potrebbero essere cisterne per l’acqua ma mi ricordano i panorami cha si vedono nei film di fantascienza postatomici.



Il sole non riesce a passare, un corpo nuvoloso incollato alle cime dei monti fa da schermo mentre tutto il resto del cielo è sereno.

La valle infinita con la strada sempre da un lato si tappa e si sale a tornanti mentre il vento soffia senza tregua, ho terminato l’acqua, riempio mezza borraccia da un rigagnolo che scorre dal pendio e finisce sotto la strada.




Finalmente ci sono, vedo in lontananza una costruzione austera in pietra che ingrandisce avvicinandomi, sembra un vecchio sanatorio, al piano terra c’è il bar del versante svizzero, sosta foto al cartello. La strada procede in una strettoia tra due costruzioni, una è  indicata come museo, mi fermo per fare qualche foto e nel mentre arriva da un sentiero una ragazza con quattro grossi cani S. Bernardo al guinzaglio...e dove se non qui?



Davanti a me un laghetto dove strepitano due oche del campidoglio e un paio di piccole costruzioni tra le quali si erge la statua di S. Bernardo, quello è il lato italiano del confine.

 



Decido che sono stufo di pagare una follia per un caffè in Svizzera e vado a berlo in Patria. Entro nel rifugio con l’interno di legno un po’ in penombra, la stufa è accesa e c’è un gradevole tepore, un cappuccino completa l’atmosfera e mi fa sentire proprio bene.

Mi vesto di tutto punto per scendere ad Aosta, purtroppo la valle è tappata di nubi e non si può minimamente godere del panorama se non da qualche sporadico squarcio. La discesa è lunga ma nei falso piani devo pedalare, il vento è sempre contro e mi sembra rinforzato, la sorpresa è nella bassa valle da Aosta, dove le raffiche sono furiose e mi fanno faticare più che a salire verso il passo. 

Vorrei mangiare una pizza ma il locale che trovo lungo la strada le prepara solo per cena, così mi accontento degli avanzi rimasti nelle borse per non trascinarmi peso inutile.

Le salite a Chatillon e St. Vincent contro questo vento pazzesco mi spezzano.

A Verres sosta a casa di un collega deceduto molti anni fa in un incidente aereo, quando passo un saluto a mamma Adriana e Niki che un tempo era la sorellina è normale, non ci si vede molto ma è un affetto duraturo che ci fa ricordare tempi più felici. Un caffè soltanto perché ho appuntamento a Viverone con la mia Lella per tornare insieme a casa in auto.




Dopo i tanti castelli che mi guardano passare dai fianchi della valle la fortezza di Bard mi si para davanti dallo sperone di roccia che “tappa” letteralmente il passaggio, minaccioso e invincibile costringe il passaggio in una strettoia tra pareti di roccia, il tempo delle gabelle è finito perciò passo senza pagare.

Finalmente il vento si calma e posso viaggiare a velocità umana in direzione di Ivrea, a Quinto Vittone  mi fermo a fare uno spuntino, le gambe reclamano combustibile, Un panino speck e brie accompagnato da una birra risolvono ampiamente il problema. Riparto con nuova energia accorgendomi dopo poco di aver scordato il camelback, ok qualche km buttato.

Ivrea il sabato pomeriggio è molto trafficata, una coda interminabile blocca la zona centrale, fortunatamente in bici non è un problema, mi faccio tutto il pavè in sorpasso lanciato verso il lago di Viverone, ai piedi della lunga collina morenica della Serra che pare disegnata da un righello.

Eccomi a Viverone nella confusione di un raduno motociclistico in concomitanza con le verifiche tecniche, al parco chiuso in riva al lago, di almeno 150 moto per la gara di enduro che si terrà domani. La Lella è arrivata prima, è fantastico rivedersi dopo 11 giorni.

In un attimo stacco le borse dalla Teresa e, tutta intera, s’infila nell’auto al posto abituale dell’arpa della Vale, con calma chiacchierando ce ne torniamo a casa chiudendo in maniera inusuale il cicloviaggio. 147Km e 1600m in su.


Bilancio del viaggio: durata 11 giorni, percorsi 1387Km su strade, ciclabili, sterrate e single track, dislivello positivo 14287m, nazioni toccate Italia, Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania e Francia, ore pedalate 83 e 03’, giorni di pioggia 1 e mezzo, temperature ragionevoli anche in montagna, pernottamenti 8 in bivacco e due in casa, vecchi amici incontrati 5, forature con le gomme nuove Schwalbe Marathon tour plus 0, borracce di the e acqua bevuti tante, equipaggiamento bici, da campeggio e abbigliamento ok ma già collaudato.