giovedì 1 dicembre 2022

NOVARA - VALENCIA - SANTIAGO - OPORTO in bici dal 9/4 al 19/5/2022 PARTE 3

PARTE 3                  SANTIAGO - OPORTO



TRACCIA GPS 

Da Santiago di Compostela a Fisterra



Finisterra-Padrón



Da Santiago di Compostela a Porto camino Portugués




9 - 19 maggio 2022 

Santiago de Compostela. Per trovare il tracciato mi sposto di fronte alla Cattedrale, un'ultima occhiata e continuo verso l'Oceano. Inizialmente si scende per poi risalire sul colle di fronte a Santiago dove si stagliano contro luce le guglie.




Il sentiero è molto bello ma si susseguono salite impegnative nel bosco ora di eucalipti ora di querce. Ponte Maceira è un villaggio particolare di fronte all'omonimo ponte in prossimità di un salto d'acqua.





Arrancando su una salita sotto un caldo notevole affianco un gruppo di italiani e con loro proseguo pian piano fino ad arrivare a Negreira, conversando non ti rendi conto del tempo che passa e della distanza. Decidono di fare sosta pranzo in un bar, dove si aggiungono altri pellegrini che incrociano regolarmente. Mi fermo con loro a bere un radler per prolungare un po' il contatto umano e proseguo per recuperare un poco di terreno, venti km in una mattinata sono troppo poco in bici. 



Il territorio è coperto di mille rughe che il Cammino sale e scende incessantemente tra prati, boschi e una miriade di fiori colorati che il caldo di questa primavera ha fatto esplodere.





Gli horreors, tipiche costruzioni tradizionali dove si conservano ad asciugare le granaglie protette dai roditori, sono sempre più frequenti. Per l'ennesima volta perdo il sentiero trovandomi a nord di un lago, Encorro de Fervenza,  invece che a sud in compagnia di un filare di generatori eolici. Pausa pranzo all'ombra di un parchetto accanto all'antico ponte romano di Brandomil.


Costeggiando il lago trovo le indicazioni per il "Dolmen da Barca", non posso non vederlo, una piccola deviazione tra i prati lo raggiunge, la pietra che fa da tetto è enorme, ci sono anche incisioni all'interno ma è così buio che non riesco a fotografarle. Sono tentato di fermarmi a dormire nel dolmen vecchio di migliaia d'anni, ma è ancora troppo presto.




Tornato sul Cammino incrocio solo chiesette con piccoli cimiteri, prati e colline ricoperte di ginestra spinosa che attenta al mio materassino.








Questa notte la mia casa sarà nei pressi di Dumbria, ho fatto tardi e niente cucina, sono cucinato.


Una mattina freddissima e umida mi porta verso la Costa da  Muerte, attraverso campi fioriti, mille horreos e un albero spettrale mi guardano sotto un cielo minaccioso e livido.






Bei panorami di colline boscose si succedono a distese di ginestre, digradando progressivamente verso la costa e poi, all'improvviso: l'Oceano.



Mancano pochi km a Muxia, la si vede di fronte all'estremità della penisola che si protende tra le onde. Una bella passerella di legno mi porta al paese, un gentile turista olandese si offre di scattarmi qualche foto cosa che mi evita il combattimento con l'autoscatto.



Sono ormai sul porto e seguo la strada che porta all'estremità della penisola, dove sorge il santuario della Vergine da Barca. Quest'anno non ho visto la grande quantità di calle selvatiche a bordo strada, solo qualche esemplare stento e molto sofferente, probabilmente sono alla fine della stagione.




Poco distante un monumento megalitico denominato "La Ferita" ricorda il naufragio della petroliera Prestige del 2002, che ha causato un disastro ecologico sulle coste della Galizia. Una coppia di olandesi, anche loro cicloturisti mi immortala con la grande "pietra spaccata".



Un piccolo colle domina i monumenti e la selvaggia Costa della Morte, mi arrampico a caccia di immagini suggestive a dispetto del sentiero faticoso.

Pranzo sul molo del porticciolo a base di empanada marinera sotto lo sguardo avido di un gabbiano, mentre la tenda ancora umida asciuga al sole sbattuta da un vento impietoso. Pieno alle borracce e si riparte seguendo la costa e la spiaggia di Lourido in direzione Finisterre.





Non riesco a resistere, scendo, lascio la Teresa su una duna e vado verso le onde sul bagnasciuga, ma non arrivo oltre il pediluvio, l'acqua è gelida.
Il percorso è un susseguirsi di strappi a volte ripidissimi e discese, un contadino simpatico mi rimette sulla retta via che avevo perduto e dopo un po' di km incontro altri pellegrini che viaggiano in senso inverso. Un ragazzo francese mi indica un bar carino a Lires, dove fare sosta lungo il percorso.



Sto viaggiando all'interno, la costa è molto aspra e quando ritorno in vista delle acque oceaniche mi prende una voglia incontrollabile di accamparmi di fronte al mare. Dopo una serie di tentativi infruttuosi a causa della costa scoscesa, riesco nel mio intento a Castrexe, non sono perfettamente in piano ma la vista è meravigliosa. Sono soddisfatto.





La mattina banchi di nebbia aggrediscono la spiaggia dal mare.


Lascio la mia terrazza con vista ricoperta di felci e il sole in breve ha il sopravvento sulla bruma dissolvendola in un attimo. In un susseguirsi di su e giù copro i pochi km che mi separano da Finisterra che raggiungo da una passeggiata litorale.







Arrivato nella piazza riconosco l'ostello che mi aveva accolto nei viaggi precedenti, purtroppo ha chiuso. Proseguo direttamente verso il faro ed il km 0 del Cammino.





Scattando le foto di rito faccio conoscenza con un ragazzo olandese e pedalo il ritorno verso il paese insieme a lui. In piazza incontro una conoscenza fatta a Santiago, mi dice che l'Albergue Arasolis è un'ottima scelta e seguo il consiglio. Il gestore, Juan, che si definisce Ospitalero Marinero è estremamente disponibile e gentile. In un attimo mi fa scaricare le tracce GPS all'ufficio turistico, mi introduce alla comunità italiana: un ristoratore e un parrucchiere accanto al suo ostello, è bastato poco tempo per sentirmi a casa.




Passeggiata in centro, al porto, lettura e una cena con i compagni di ostello. Gita a piedi fino al faro con Francesco, un ragazzo romano, nel tentativo di vedere il sole immergersi nell'Atlantico, purtroppo siamo un po' in ritardo e le nubi non aiutano. 






Rientriamo a notte fatta e, dopo i commenti degli amici in Italia sulla barba da "profeta" e da Mosè, dò anche una spuntata al pelo prima di dormire.
La partenza il mattino è comoda dopo una colazione consumata a tavola, saluto le nuove conoscenze e mi avvio sotto un cielo cupo verso il porto e la spiaggia della Langosteira.




Mi sposto verso Est per andare ad intercettare il Cammino Portoghese che da Porto arriva a Santiago, il primo centro di un certo rilievo è la colorata Cee.


Ma ecco ricominciare l'arrampicata che risale crinali ora boscosi ora coperti del giallo delle ginestre in fiore. Comincio ad incontrare gente a piedi e in bici dopo metà mattina.



Diventa un problema trovare dell'acqua, non ci sono praticamente più centri abitati e un signore in giardino mi rifornisce le borracce, il cielo va rasserenando e la minaccia di pioggia sembra svanire.


In una valletta dove la strada diventa una tortuosa discesa decido di chiudere la giornata, la località si chiama Rois, ad una quindicina di km da Padròn dove intercetterò il Cammino Portoghese. L'efficienza del fornello è ridotta al lumicino, le incrostazioni devono aver quasi otturato la tubazione e l'ugello, ma con pazienza riesco a cucinare.


Ormai mi restano tanti giorni e pochi km quindi me la prendo abbastanza comoda il mattino, restando a leggere e partendo in tranquillità. Ho deciso di non modificare il tracciato per continuare a percorrere lunghe distanze giornaliere, e vedere tutto il possibile. 
Viaggio al ritmo più blando di chi non ha limiti di tempo, dedicando più attimi alla contemplazione ed alla socializzazione.
Una bella discesa tutta curve nei boschi mi porta a Padròn e sul cammino portoghese dove inizio ad incrociare pellegrini che viaggiano in senso opposto al mio, verso Santiago.
Faccio sosta colazione a Pontecesures, in un bar proprio accanto al ponte sul fiume Ulla. Unico cliente, oltre a me, Frieda, una tedesca che pare un folletto, un sorriso simpatico un po' sdentato che fa tenerezza, piccola, con uno zaino gigante, merita senz'altro una foto prima di partire.
La barista mi racconta che ne ha sentito parlare, viaggia da due anni con uno zaino da 25 chili e dopo Santiago andrà in Italia, è una delle figure che si sono conquistate un posto nella mitologia del Cammino.


Riparto in un terreno collinare, tante pinete e boschi mi tengono all'ombra, si vede che il Portoghese è il cammino più frequentato dopo il Francese, c'è molto movimento sulle piste sterrate. Un capriolo spunta dal bosco e per un tratto trotterella sulla strada davanti a me, poi, all'improvviso guizza tra gli alberi e scompare, ti fa dubitare d'aver sognato.




Tra i tanti incontri rimango a parlare un po' con tre ragazzi olandesi in bici, hanno delle Santos, se fossi un feticista della bicicletta ne prenderei subito una, è la mia preferita, anche se il prezzo è un serio deterrente. 



Gli incontri strani non mancano mai, oggi un drappello di cavalieri tra cui spicca un gruppo di messicani con tanto di sombrero e costume tradizionale, sembra di essere sul set di Zorro, boleri, ricami, bottoni dorati e pantaloni scampanati, uno porta anche la bandiera messicana.



A Caldas de Reis trovo una fontanella dove spero di fare il pieno alle borracce e invece ... scopro il perché del nome, il paese ha sorgenti calde, una è questa fontana.



Prossimo a Pontevedra si segue un ruscello nel bosco, trovo un punto che mi affascina, con ponticello di pietra e acqua gorgogliante, peccato ci sia parecchio movimento, sportivi in bici e a piedi, passeggiatori col cane, pellegrini. Ormai sono deciso, il posto mi piace, basta aspettare ed eccolo diventare la mia camera da letto.



La mattina l'avvicinamento a Pontevedra è in solitudine e in solitudine anche il paese, il sabato mattina è desolato e trovare un bar aperto è un'impresa, fortunatamente l'unico aperto ha anche il wifi, ho terminato i dati per questo mese. Il vantaggio è che ho il paese tutto per me e fare le foto è più facile.








Lasciata la città dopo un po' di bei sentieri si continua sull'asfalto, le salite sotto un sole cocente sono poco entusiasmanti, Redondela mi ospita a pranzo con un'empanada cozze e chorizo.





Lasciatomi accanto il ponte sospeso in pochi km sono a Vigo, la periferia mi fa una brutta impressione, decine di palazzoni alveare senza personalità, edilizia popolare di infima qualità. 


La città si riscatta nella parte bassa, verso il mare, un bel parco tra le due corsie del viale mi offre una panchina per mangiare e riposare un po'.  Il centro storico è molto affascinante tra vecchi palazzi, vicoli tortuosi che arrampicano sul versante scosceso e piazzette caratteristiche. 


Una birra e un tentativo di addormentarmi al tavolino mi spingono a proseguire. 
Mentre osservo il panorama dal belvedere di una piazza conosco un gruppetto di ragazzi interessati al mio viaggio, pensano stia andando a Santiago. Alfonso parla bene inglese, è insegnante e Carven, dai lineamenti orientali, mi chiede se conosco Warmshowers, lei ed il compagno ospitano ciclisti in viaggio e mi offre un letto per questa notte. 
Dopo aver parlato un po' con loro Carven con l'amica Sandra mi guidano alla casa. Sistemata la Teresa mi faccio la doccia, bucato e metto sotto carica l'elettronica e scopro che le ragazze stanno cucinando e mi aspettano per bere una birra. 
Incredibile trovare sistemazione così, Carven nata in Australia da genitori cinesi viaggia da quando è poco più di una ragazzina, mi racconta mangiando spaghetti conditi con soia e verdure. Finiamo davanti ad un planisfero appeso al muro dove mi fa girare la testa mostrandomi tutte le sue peripezie ora interrotte a causa del Covid. Arriva anche Alex, il suo ragazzo, spagnolo ma non meno girovago di lei. Un mélange di spagnolo (Sandra non parla inglese) e inglese ci unisce nell'ascolto e nei racconti incessanti, Alex sta facendo da guida turistica e ciclistica per turisti americani, mentre Carven insegna inglese on-line. Praticamente stiamo a tavola a chiacchierare da pranzo a cena, finiamo mangiando il cibo dei turisti di Alex e bevendo il loro vino, una dormita è la ciliegina sulla bella torta di oggi.


La mattina, caricati i bagagli, ci si ritrova a tavola per la colazione e la conversazione riprende fitta fitta con grande naturalezza, purtroppo pioviggina, Alex decide di accompagnarmi per l'attraversamento della città. Saluto Carven e parto ringraziando per la bellissima ospitalità seguendo Alex a ruota. Scendendo verso il mare incrociamo il bailamme di una corsa ciclistica, concorrenti, motociclette, poliziotti ad ogni angolo, parenti, auto delle squadre, assistenza dei team, ma riusciamo ad uscirne fino alla pista ciclabile che mi conduce a sud. Un caffè per salutarci e continuo lungo costa sul nastro giallo della ciclabile.



Il meteo peggiora e mi ritrovo in giacca e pantaloni a pedalare per oltre un'ora sotto una fitta pioggia.




Arrivato nella città carina di Baiona il tempo è migliorato e mi permette di girare tranquillamente alla scoperta del centro e dei monumenti. 

Al porto un veliero ormeggiato sorveglia la fortezza, circondata da mura che si arrampicano imponenti sul promontorio a picco sul mare. Una bella passeggiata circoscrive il tutto passando lungo il mare, nei giardini e tra statue che decorano un'ampia area verde. 





C'è un vento teso che infastidisce il mio piccolo pic-nic con vista su una panchina. Girare il casco historico dalle case di pietra con molti locali caratteristici nei vicoli è un piacere per gli occhi e per il naso, colori e profumi ti assalgono e sei riparato dal vento umido.





Di nuovo in viaggio verso sud combatto le folate rabbiose che sollevano grandi nubi di spruzzi dalle onde sugli scogli, i turisti sono spariti, solo qualche pellegrino zuppo cammina con poca baldanza verso di me e verso Santiago. 



L'idea di seguire il percorso sulla costa è stata vincente con questo tempaccio, altrimenti starei combattendo su pendii ripidi e fangosi.


Comincio a cercare un posto per la notte ma non trovo nulla fino a Portecelo dove un gruppo sparso di case di vacanza in riva al mare, su un terrazzamento con grandi pini marittimi mi incanta e dopo un po' di osservazione decido di eleggere domicilio, il sole prova a mandare qualche raggio tra i nuvoloni neri prima di tramontare.



Una notte di pioggia e la sorpresa della tenda asciutta il mattino. 
Giusto il tempo di spingere la bici fino alla statale e già sono con la tuta da pioggia sferzato dal vento. Arrivo a La Guarda fradicio e sconsolato, qui si attraversa il fiume Miño che fa da confine col Portogallo, e un signore mi ha detto che non c'è il traghetto.
Mi infilo grondante in un caffè a bere qualcosa di caldo e scopro che invece c'è modo di traghettare, che sollievo! Seguo le indicazioni del barista fino ad A Pasaxe, la località desolata col molo del ferry. 




Non ci sono indicazioni, biglietteria e bar sono chiusi e solo casualmente vedo delle persone, vado a vedere e sotto il pontone c'è una barchetta che svolge il servizio temporaneo, non so nemmeno quanto legale perché un funzionario della capitaneria discute a lungo con Caronte prima di lasciarci partire verso Caminha in Portogallo.  



La Teresa prima "calata" in barca, viene ora "issata" sulla fiancata del ferry dove ormeggiamo e quindi sopra la battagliola del ponte. Mi ritrovo quindi a sbarcare dal traghetto in avaria... è proprio una comica! 7€ e passa la paura, evitati venti km lungo il fiume sotto la pioggia a caccia di un ponte e vissuta una piccola avventura da Corto Maltese fino a Caminha.


Eccoci in Portogallo, con l'ora inglese sono approdato quasi un'ora prima di essere partito, quindi da Corto Maltese sono passato a "Ritorno al futuro", ragazzi, oggi avventure senza tempo.
Un'altra pedalata e sono a Viana do Castelo , un po' demoralizzato dalla fatica e bagnato come un ratto mi infilo in una bettola ghiacciata dove lascio una pozzanghera sotto al tavolo, mangio più in fretta possibile per continuare a pedalare e scaldarmi un poco.




Impressionante questo bracco meccanico con un'enorme pinza idraulica all'estremità, mastica implacabile il grattacielo demolendolo a morsi... per un attimo capisco i pensionati affascinati dai lavori edili.


Confido di trovare un ostello ad Esposende ma sembra non ci sia. Una pausa frutta in piazza in una pausa del brutto tempo mi permette di incrociare dei francesi che mi suggeriscono un albergue, purtroppo non c'è posto.



Il ragazzo alla reception mi suggerisce di andare al paese di Fão dove c'è un ostello.  

A breve distanza attraverso un fiume ed   eccomi arrivato, in un attimo trovo l'ostello della gioventù, una grande struttura dall'enorme giardino che ricorda molto l'architettura del fascio, è un po' caro ma non è male. C'è tutto e mi offre una camera che divido con Tjalling un olandese simpatico di 73 anni, ovviamente pellegrino. Il poveretto è un po' acciaccato, ha un ginocchio tutto gonfio e fatica a camminare.




Mi offro di andare in farmacia a comprarli qualcosa, all'inizio è imbarazzato ma poi accetta ed è contento, gli propongo anche una cena, coinvolgo anche Ann una ragazza tedesca di Hannover che si è registrata insieme a me e ci ritroviamo in cucina davanti a mezzo kg di pasta e una bottiglia di vino.
Come sempre è bello dividere il pasto, si racconta si beve e si sta bene, ti dimentichi del vento contro, della pioggia, del ginocchio gonfio e delle vesciche sui piedi, il morale decolla e sei pronto per il domani.
Siamo già in stanza quando un'orda di barbari incivili arriva facendo un bordello infernale che prosegue, immagino, a lungo perché non li ho nemmeno degnati di rovinarmi il sonno.

La mattina lascio la stanza con Tjalling ancora nel mondo dei sogni, mangio la colazione dell'ostello nel letamaio invaso di formiche lasciato dai barbari e lascio la Pousada de Juventude Foz Càvado insieme ad Ann, baciati dalle prime gocce di pioggia.
Nelle prime ore ai pedali mi rendo conto che tutte le strade secondarie qui hanno il fondo in grossi cubi di porfido estremamente sconnesso, quindi è una caccia continua ai marciapiede e una linea di scorrimento un poco più liscia, bene ecco provata anche una specie di Parigi-Roubaix che mi sbatacchia il cervello senza posa.
Procedo ad una velocità ridicola tra le salite, il vento contro e il fondo impossibile, l'ostello Invictus ad Oporto mi aspetta tra le 14 e le 16, vediamo cosa riuscirò a fare.
Mi concedo cornetto e cappuccino come gratificazione a Pòvoa de Varzim in un bel locale con veranda di cristallo a punta che pare la prua di un vascello.


Poco dopo il ponte sul fiume Ave intercetto una ciclabile magica sulla costa, è un'infinita passerella di legno che corre sulla spiaggia e permette di vedere le rocce, le onde spumeggianti soffiate in pulviscolo dal vento, la vegetazione stenta sulla sabbia e il tempo scorre veloce sognando.







Riprende una pioggerella fine che puoi ignorare rapito dal panorama, fino alla prossima pausa caffè in un bar sulla spiaggia a Matosinhos, ormai una quindicina di km da Oporto.


Ormai piove deciso ed il panorama (anche l'olfatto) è deturpato da un'enorme impianto di raffinazione proprio sulla costa, passo il ponte mobile sulla foce del Leça e continuo sulla costa fino alla foce del Douro, seguo la sponda nord sotto l'enorme ponte Da Arrabita che mi porta in centro.


Corrono sui binari i vecchi tram colorati che portano i turisti in visita, un mercato del pesce a forma di nave sezionata è adagiato sulla riva, appena dopo il ponte sale la strada affrescata da murales in tinta calda che mi guida in centro.




La bandiera italiana davanti al consolato, l'ospedale ed ecco la chiesa do Carmo, in Piazza dei Leoni, dalla facciata barocca e tutta decorata di azulejos sul fianco.






Qui finisce il primo sguardo alla città, sono ormai all'ostello, in un bel palazzotto centrale, personale simpatico e camerata con letti  a ribalta sorretti da tiranti come quelli di un tempo sulle navi.





In Portogallo le sardine sono un prodotto molto importante per il commercio e l'esportazione, se ne trovano una varietà infinita nei condimenti più disparati, questo negozio, la Casa della Sardina, sembra la sede di M&Ms a Times Square. La stazione di S. Bento è veramente incredibile con tutte le maioliche decorate.






Un giro serale mi delude un poco per la scarsa illuminazione, qualcosa in Piazza dei Leoni e alla chiesa del Carmo, alla libreria Lello buio completo. Si vede la chiesa dei Clericos ma è angusto lo spazio per le foto, poca luce anche alla stazione di S. Bento e alla Cattedrale.




Giornata di turismo e preparativi, prima ricerca di un brico che raggiungo col bus, ritorno carico di plastica pluriball e materiale da imballaggio, evito la pioggia grazie al bus.
Visitare la libreria Lello richiede una fila scoraggiante ma merita l'attesa e il biglietto d'ingresso, dal mix di neogotico e liberty della facciata si entra e si è subito stupefatti dallo scalone e dal soffitto vetrato, le imponenti scaffalature e la struttura aerea delle balconate, ha suggestionato anche la Rowlings che la propone in alcuni dettagli della saga di Harry Potter. 







Mi avvio verso la cattedrale che sovrasta da un colle, la visita non è male, si sale sulla torre, ci sono il chiostro, un'enorme terrazza interna dalle pareti istoriate con grandi pannelli di azulejos, il capitolo, la cripta e ovviamente la chiesa.







Da qui scendo verso il Duero al caratteristico quartiere Ribeira lungo antichi vicoli tortuosi poco turistici che mi offrono un pasto tradizionale a due soldi. 
Il lungofiume è veramente caratteristico, con le facciate dei palazzi decorati di piastrelle colorate e una miriade di finestre a vetri quadri dal telaio di legno bianco, al piano stradale ristoranti e locali a non finire con tavolini e ombrelloni a coprire quasi tutto il passaggio.



In acqua le antiche barche che trasportavano i barili di Porto sono ormeggiate di fronte all'altra sponda dove fianco a fianco ci sono le sedi di tutte le cantine più conosciute.
Passeggiata fino al ponte Dom Luis I° con l'arco di metallo che unisce le due sponde, purtroppo è in ristrutturazione e una parte è nascosta dai ponteggi, e visita dell'altra sponda tra chioschi bancarelle e cantine del Porto, fino alla funivia che porta al quartiere alto di Batalha.












La giornata finisce a cena con i ragazzi dell'ostello, siamo un gran numero, Alicia di Francoforte, Sander di Bruges, tre ragazze di La Rochelle, due ragazzi brasiliani e questo ci costa una lunga attesa per trovare posto a sedere. Il locale è caratteristico, ti portano cassette rosse di plastica piene di bottigliette di birra Bock coperte di ghiaccio e spuntini tipici, provo una Bifana che è un panino morbido con una specie di porchetta piccante e mi piace. 



Il viaggio è terminato, questa mattina carico la Teresa per raggiungere l'aeroporto, una decina di km imbalsamato come una sfinge dallo zaino che contiene il rotolo che imballerà la bici una volta smontata.
Sosta al bar per un Pastel de nata e un caffè che sono deliziosi e uno spuntino da asporto per il pranzo.

Davanti alle partenze smonto i bagagli, la bici, e avvolgo tutto con cura sotto gli occhi curiosi dei viaggiatori. In un pacco grande quanto una ruota e spesso una quarantina di cm ci sono la Teresa e buona parte dei bagagli escluso uno zainetto da cabina.


Con in check-in on-line già fatto, a meno di due ore dalla partenza mi arriva un messaggio di Easy Jet che comunica che il volo è cancellato.
Il momento è tragico, fondo il telefono per cercare un volo, un Flixbus, un modo per andarmene, ma il più economico è tra quattro giorni col week-end davanti e nessun posto dove dormire oltre alla bici già smontata.
Nella tragedia greca arriva l'angelo volante, il Deus ex machina, a risolvere la situazione, qui è la carta di credito che porta alla catarsi, torno con un volo TAP della linea aerea portoghese e riesco ad arrivare a Malpensa, con scalo a Lisbona, con un ritardo di un pugno di ore ma spendendo il triplo.
Alla fine il bilancio è comunque positivo, io e la Teresa siamo riusciti a rientrare nei tempi previsti, il viaggio in bici è stato molto bello e pieno di begli incontri, solo un po' troppo umido negli ultimi giorni.



Statistica del viaggio:

                           

giorni trascorsi: 41 

giorni di sosta: 7 +1/2

forature: 1 anteriore

traghetti: 3, St. Louis du Rhone, Aigues Mortes, La Guarda

pernottamenti in tenda: 21

pernottamenti in casa: 3

pernottamenti in ostello: 16

giorni di pioggia: 2 (in sosta) + 5 giorni in movimento


dati da Strava:


Km percorsi: 3223

tappa più lunga: 170km

dislivello positivo: 26487m

dislivello giornaliero maggiore: 1721m

calorie: 48173 (non si tiene conto di peso bici e vento)

tempo ai pedali: 214h 29'

velocità media in viaggio: 16,2km/h