domenica 5 giugno 2022

NOVARA - VALENCIA - SANTIAGO - OPORTO in bici dal 9/4 al 19/5/2022 PARTE 1

PARTE 1                    NOVARA - VALENCIA


TRACCIA GPS 

Novara I -Cuxac d'Aude F    : https://www.komoot.it/tour/720653400

Variante per evitare ascesa Mont Ventoux F: https://www.komoot.it/tour/733041429

Cuxac d'Aude F - Valencia E: https://www.komoot.it/tour/736283398

              

 9 - 20 aprile 2022 


Dopo due anni di pausa dai viaggi lunghi si parte per un lungo giro europeo in autonomia (tenda per campeggio libero e fornello) il mio consueto modo di viaggiare in bici.

Sono stato fermo per quasi quattro mesi e sia il peso che l'allenamento ne hanno risentito pesantemente, ma tanto non è una corsa, acquisirò le condizioni cammin facendo.


Questa volta ho deciso di attraversare le Alpi al Colle della Maddalena, visto che andando verso la Spagna sono sempre passato dalla val di Susa e Passo del Monginevro. Alla partenza mio fratello Davide mi accompagna per un bel tratto attraverso le campagne novaresi e vercellesi dalle risaie appena allagate, rese d'oro dal sole che si leva. Pochi km e si leva un vento impetuoso da nordovest che ci frena pesantemente, sembra volermi scoraggiare.

Poco oltre Crescentino, in prossimità del fiume Po, ci salutiamo proseguendo uno verso casa e l'altro verso Torino. Navigare in città non è sempre comodo perché a tratti è difficoltoso seguire le piste ciclabili ma arrivo fuori città ed alla casa di caccia di Stupinigi che compare bianca, di fronte, cinta da un'imponente recinzione in ferro battuto e fiancheggiata da due ali di caseggiati agricoli in mattoni. Si attraversa il grande parco su una ciclabile sotto lo schiaffo del vento che dà tregua solo nei tratti fiancheggiati dal bosco.



Fino a None si va controvento con il Monviso di fronte come un miraggio irraggiungibile, il primo approccio con una sconosciuta che mi chiede informazioni sul percorso mi riporta al clima del viaggio in solitaria e la facilità dei contatti con sconosciuti. Poco oltre la strada piega verso Sud e finalmente ho un po' d'aiuto dal vento così ostile sino ad ora.












Andando verso Cuneo mi trovo a percorrere la "Airasca-Moretta", una ex ferrovia trasformata in ciclabile, molto gradevole il panorama e ben tenuta. Lasciato il paese di Moretta comincio a cercare un punto di bivacco ce tarda a farsi trovare,Torre S. Giorgio, Saluzzo, Verzuolo e quando sto per arrivare a Costigliole Saluzzo un parchetto accanto alla chiesetta della Madonna della Neve mi offre il primo pernottamento.


Smontare il campo e ricaricare la bici il mattino mi richiede un po' più tempo del solito ma è normale, la ripetizione dei gesti e l'abitudine a riporre sempre le cose esattamente nello steso modo fa accorciare i tempi in qualche giorno. Mi accorgo di aver scordato filo e caricabatterie del telefono, risolvo al primo paese, Busca, dove, nonostante sia domenica compro il necessario.

                             


Seguendo strade secondarie, anche oggi sotto il sole, evito Cuneo e Borgo S.Dalmazzo per imboccare la val Stura e inoltrarmi in un paesaggio un po' più vario. L'indicazione per Valloriate mi riporta ai tempi del militare di leva, coi commilitoni a volte si veniva qui a cenare, al Fungo Reale, di cui vedo il cartello pubblicitario, quarant'anni dopo esiste ancora!



Moiola, Aisone, Demonte, Vinadio, ormai si va in salita verso il colle della Maddalena, nei paesi moltissime attività sono chiuse, un po' per la stagione di mezzo e un po' per il Covid, credo. Ci sono moltissimi motociclisti che si godono le curve in salita mentre io, a corto d'allenamento ne muoio. Faccio sosta quasi ad ogni fontana agognando ad una forma fisica più brillante, intorno i monti innevati brillano, Argentiera è completamente deserta.



Una lunga serie di tornanti mi porta in alto evitandomi il freddo vento che scende dal colle sempre in fronte, finalmente ai 1996m del col de la Madeleine mi preparo alla discesa con vestiti antivento. Purtroppo la discesa non dura quanto la salita, sui crinali vecchie fortezze di pietra e un bianco castello che immagino sia un Hotel, attira l'attenzione un cartello che indica la via più alta d'Europa a 2800 m.




Campo appena prima di Barcellonette, in pineta proprio sulla riva del torrente.

Come prevedevo notte freddissima, i piedi avvolti nel pile e nel gilet di piumino, mai dormire nel punto più basso della valle. Anche in bici fa freddo, l’aria è ghiacciata, sono ancora in alto. Ho modificato il tracciato originale evitando il Mont Ventoux dove la salita impossibile mi rallenta impedendomi di arrivare in tempo a Cuxac per incontrare Lio.




Devio verso Sisteron, Salon de Provence per agganciarmi alla traccia in Camargue, a Miramax. Lungo giro a sud del lago di Serre Ponchon arrampicando sui fianchi della vallata che lo contengono, attraverso alpeggi e panorami di montagna per arrivare, infine, alla diga che lo genera. 


Una sequenza di su e giù mi porta alle impressionanti rocce scanalate da profonde fenditure di fronte a Sisteron, graziosa con la chiesa e le torri visibili dalla piazza. Un canale costeggiato dalla strada mi porta a Le Mees caratterizzato da un fianco della valle d’arenaria fortemente erosa fino a lasciare una sequenza di impressionanti pinnacoli. Poco oltre Peyruis bivacco in un prato accanto alla ferrovia.










La notte ho sentito i cinghiali curiosi grufolare intorno alla tenda. La mattina ho borse e sella ghiacciati, ma una volta in bici per la prima volta ho l’aiuto del vento che mi fa andare bene anche in salita. Una  foratura rimette a posto la media, probabilmente una spina raccolta al bivacco ha danneggiato la camera anteriore scendendo da un marciapiede.


 





Un bel campo a filari di tulipani di tutti i colori e le tipiche case di pietra dalle finestre color malva, insieme alla moltitudine di bassi vigneti, mi ricordano che attraverso l’Alta Provenza. Il panorama cambia spesso dal piano al collinare e i frutteti si alternano ai vigneti. Passata Manosque, ad una rotatoria, un ambulante cucina e vende paella mista, rapida decisione e mi trovo seduto in riva al laghetto artificiale di La Bonde a gustarne una porzione.





Il pomeriggio è lunghissimo, incrocio un contadino a cavallo e qualche raro cicloturista.

 


Degno di nota il villaggio di Ansuis, col viale soprelevato costeggiato da cipressi, castello, chiesa e casette tutti raccolti nel centro storico. Lasciata Salon de Provence la traccia mi porta verso St. Luis du Rhone su una sterrata dal fondo impossibile che mi costringe a passo d’uomo. Finalmente lascio stradaccia e ferrovia per un percorso più panoramico lungo canali e ponticelli per finire su un rettilineo sterrato infinito di servizio alle pale eoliche sopra all’argine.

Uno svincolo a quadrifoglio nel nulla mi offre un tranquillo bivacco erboso, ultimo angolo al riparo dal vento della Camargue.




 

La mattina mi riserva il primo tratto di navigazione del viaggio per attraversare un braccio del delta del Rodano, meno di un minuto e sto pedalando nel dedalo di stradine canali e ponticelli del parco della Camargue.





Un cartello di divieto sull’ingresso delle saline di Giraud, simile alla recinzione di un impianto industriale, mi induce a chiedere, ma pare che pedoni e ciclisti siano esenti. Seguo le indicazioni che mi danno e trovo un sentiero dietro un piccolo abitato, stretto tra due muri di vegetazione arrivo ad una ciclabile prima asfaltata e poi sterrata. Sono tra i bacini d’evaporazione delle saline, paludi, canali, terreni con una stenta flora colonizzatrice e molti uccelli, come in ogni zona umida, tra cui anche i fenicotteri rosa, ci sono allevamenti di cavalli, prevalentemente quelli bianco sporco tipici della zona.





 

L’ambiente spinge a guardarsi continuamente intorno e a scattare foto, qui il primo incontro significativo, mi affianca un ragazzo in bici con una Kona attrezzata in modo quasi identico alla Teresa. E’ incuriosito ed entusiasta di incontrare un suo “simile”, anche se in versione agè. Ian è un ragazzo tedesco di Berlino, reduce da un viaggio alle Canarie con amici, il suo equipaggiamento è micro e scopro che non cucina, confessa che è vissuto praticamente a panini, ecco perché la sua bici pesa la metà della mia. Mi racconta di essere salito fino a 2400m sul vulcano Teide a Tenerife ed aver camminato fino a 3600, non è arrivato alla cima, 200 m oltre perché essendo parco si pagava un biglietto, ma essendo sera non avrebbe visto nulla, l’obbiettivo era solo ammirare l’alba.



Raccontandoci storie di viaggio ci avviciniamo alle S.tes Maries de la Mer, i turisti si infittiscono e spesso dobbiamo scendere a spingere per superare lingue di sabbia portate dal vento, alla periferia del paese mi chiede se voglio andare con lui dai suoi amici, per un boccone e una doccia, accetto volentieri ed eccoci alla Mas Barco a casa di Manuel, c’è anche Alicia, tutti e tre sono vecchi compagni di scuola e potrebbero essere miei figli.

 









Lui è provato da un fine settimana alcoolico ma decisamente ospitale e simpatico, lei si lancia subito in cucina a preparare una pasta pomodori freschi cipolla e aglio, tempo di docciarmi al volo e siamo a tavola a ridere e scherzare un po’ in inglese, un po’ in francese con puntate al tedesco e allo spagnolo. La casa di Manuel, appena ristrutturata è uno spettacolo, minimal con finestroni sullo stagno popolato dagli uccelli che sembra un osservatorio naturalistico, pare un inno alla quiete e al relax. Passo un paio d’ore veramente interessanti, ma il dovere mi chiama, oggi ho prodotto poco, li ringrazio e saluto calorosamente, grato per il contatto umano e per la disponibilità, e riparto, provo a fare due foto in paese ma è troppo affollato per le vacanze pasquali e la chiesa delle Sante Marie è troppo affogata tra le costruzioni per averne una foto decente. Ian è il primo contatto che contribuirà a lasciare un marchio particolare a questo viaggio.




La strada verso Aigues Mortes mi porta attraverso allevamenti di cavalli che pascolano nell’acqua tra gli uccelli e allevamenti di tori, perché qui la corrida è popolare quanto in Spagna e ogni villaggio ha un’arena. Arrivato in paese i lavori stradali mi costringono ad un secondo viaggio in barca, ancora gratuito, su una barchetta attraverso un canale che mi porta davanti alle mura dai torrioni tondi della cittadella. La porta nelle mura mi introduce nelle viette affollate, caffè dai dehors strapieni e ghirlande di farfalle tra le case, è decisamente atmosfera di festa.




 

Proseguo per la Grau du Roi, carina ma già visitata, la Grande Motte, Frontignan e Sete, dai canali pieni di barche su cui si affacciano mille locali e il grande porto che ha fatto parte della storia della Paris Dakar. Un lungo istmo costiero pare non darmi possibilità di bivacco, pressato tra spiaggia, strada, ferrovia e laguna interna, quando la vista di un’area camper mi dà un’idea, ormai è tardi mi accampo accanto ad un camper cena fredda e buona notte.

 





Anche questa mattina ho trovato la bici legata accanto alla tenda, sotto un vento impietoso affronto la traccia complicata che mi porta tra argini e canali popolati da mille battelli a noleggio che scarrozzano famiglie in vacanza sulle pigre acque scure. 






Questa zona è frequentata da molti cicloturisti tra l’esplosione di colori che la primavera anticipata ha causato. 

 






Passo a strade poderali molto rovinate dai trattori, tra vigneti e pale eoliche ed entro in Cuxac da un lato inedito, ma il paese è piccolo e trovata la Mairie sono subito da Lio e Claudine. Ci vediamo raramente ormai, l’ultima volta sei anni fa, ma è sempre come fosse la settimana scorsa. Metto la Teresa nel parco moto di Lio e Clo mi fa una lavatrice e prepara qualcosa da mangiare. Andiamo a comprare la benzina per la motocavalcata di domani, a trovare un po’ di gasolio per la catena della bici e piccole incombenze ed è ora di cena, arrivano anche Jannot e un’amica di Clo che parla senza sosta, serata tranquilla, domani io in bici e loro in moto.

 

Doccia, notte in un letto, mezza giornata di bici e gli amici mi hanno ricaricato, Clo mi rimpinza di cibo ed infine ci salutiamo, vado verso Narbonne e poi Perpignan, comincia a vedersi il mare e lo costeggio a tratti, i profumi ed i colori della primavera sono intensi, fa caldo. Mi avvicino ai Pirenei e i villaggi sono piccoli, non trovo negozi di alimentari e bar, chiedo informazioni a un signore che sta caricando il furgone e il negozio più vicino è a 10 km. Entra nel magazzino e mi porta qualche biscotto tipico del luogo, si parla e mi invita a prendere i caffè, mi mostra le sue auto, Frank è un elettricista e lavora troppo, in due anni ha fatto solo 3000 km con la sua Porche, mi confessa.

 



Il tratto per arrivare a Boulou prevede un passaggio simile ad un torrente in secca, ma finalmente trovo del cibo e procedo rinfrancato verso Les Cluses e il colle sui Pirenei. La strada ha una pendenza audace, penso sia solo all’inizio ma presto sono ben più in alto della statale, commetto un errore e faccio anche un bel tratto di salita inutile, ma finalmente eccomi al colle del Pertus dove mi attende una fontanella d’acqua ghiacciata.

 

Una dolce discesa mi accompagna prima a La Jonquera e poi a Figueres, un filare di olivi, tra il giallo della colza, un po’ defilato dalle fattorie mi offre una bellissima posizione per il bivacco, ormai sono in Spagna.


 



Oggi la strada è piuttosto noiosa, il tempo è bello e fa caldo, partito presto ho fatto parecchia strada. La sosta al bar in tarda mattinata con birra alla spina mi taglia la voglia di pedalare e al paese successivo, Hostalrich, la fiera medioevale è un ottimo pretesto per uno stop con hot dog, purtroppo un giro tra le bancarelle è impensabile, vista la confusione e lasciare la Teresa non è il caso.

 




Proseguo fimo a Barcellona con il miraggio di un camping su Google-maps per scoprire che invece è un bar e Rafa, un signore gentilissimo lì seduto mi assicura che non esistono campeggi in città, mi dà anche una mano a trovare una soluzione. Peccato, mi sarebbe piaciuto rivedere un po’ dei progetti di Gaudì, le ville, la Pedrera, il parc Guell e la Sagrada Familia, ma il sabato non mi aiuta a trovare una soluzione, così concludo che un passaggio alla Sagrada Familia  e poi via è la soluzione più pratica. I lavori progrediscono continuamente e ad ogni visita vedo nuovi dettagli decorativi e parti costruite, è una struttura veramente ambiziosa e suggestiva, immagino sia l’ultima al mondo ancora in corso d’opera di carattere religioso e di queste proporzioni, a parte Notre Dame che è una ricostruzione.

 



Terminata la visita, nella confusione dei turisti in piazza, raggiungo la Diagonal il lungo viale che mi porta verso la periferia e ad agganciarmi al mio percorso, nella zona costiera tutto è edificato e abitato, per chilometri non c’è possibilità di accamparsi, ormai alle nove di sera a Garraf, frazione di Castelfidel, trovo la soluzione in una piccola pineta su un poggio, non ci penso più di tanto a piazzare la tenda e fermarmi mentre sta facendo buio. Un boccone di avanzi, smonto il meno possibile e anche questa notte sono a posto, è stata una lunga giornata.

 


Oggi è la Domenica di Pasqua, poco movimento e sulla strada costiera una moltitudine di ciclisti da strada, alcuni empatici , altri troppo competitivi per esserlo, si sale e scende dai rilievi costieri senza sosta.

 



Lunga pausa ristoratrice e di programmazione, pausa pranzo in un locale sushi all’aperto in stile tempio indiano dove mangio pulpo alla gallega, tutto molto strano e fuori media, non ho l’abitudine a soste così lunghe. 


A Tarragona la sosta in un parco mi dà modo di riparare la paletteria della tenda. E’ difficoltoso trovare un po’ di cibo, tutti i negozi sono chiusi, mi salva una stazione di servizio con un minimarket. Una pineta costiera a Playa Miami mi ospita per questa notte.






La strada costiera sinora è stata pressochè piatta, la mia traccia ora mi porta su stradine tra la costa e la ferrovia, a volta con pendenze al limite del fattibile, fino alla spiaggia del Perellò dove arrivo alla fine di una discesa da mtb. 



Il posto è carino, ma la strada per uscirne mi costringe a spingere e anche così è stata dura, solo dopo una trentina di km duri trovo un bar, a L’Ampolla, dove gratificarmi per lo sforzo. 




Qui la costa è turistica e molto frequentata, dopo un bel tratto panoramico si pedala verso l’interno, in una zona collinare ricoperta da oliveti e piantagioni di mandorli, aranci e mandarini. 






Il tempo è sempre bello, sotto il cielo azzurro si spande inebriante il profumo dei fiori d’arancio e il cuore è leggero pedalando in un panorama così distensivo. In questa zona si sovrappongono tracciati diversi, i cartelli dell’Eurovelo 8 e le indicazioni dell’antica via Augusta saltuariamente compaiono a bordo strada.

Ad Amposta un ponte molto particolare mi porta sull’altra sponda del fiume Ebro. 



Il grazioso borgo di Ulldecona, invaso dai turisti pasquali, offre molti bar con spazi all’aperto. Gli agrumeti ed il profumo mi accompagnano da un villaggio all’altro, ognuno con caratteristiche diverse. 




Ora i portali dorati delle chiese, un castello, le mura merlate, case blu cobalto sullo sfondo dei muri di pietra, una piazza piena di tavolini ed intorno balconi decorati da coccarde, canali e ponticelli e intanto si naviga nel profumo che come in un sogno no ti abbandona mai.







Un torrente dalle pozze verdi attira i ragazzi sulle sue rocce, qualche collina, dei boschi mediterranei, un bosco di lecci ed ecco il nuovo bivacco, sono nei pressi di Benlloc.




 

Notte allegra sotto la prima pioggia, ieri sera ho sentito il rombo di tuono più lungo della mia vita, solo il chiarore subito dopo mi ha fatto capire cosa fosse. Viaggio un po’ avvolto nel Gore-tex ma visto che non accenna a piovere mi libero di giacca e pantaloni. Un saliscendi continuo e parecchi tratti di ciclabile, ma nulla di interessante. Le indicazioni di Sagunto mi accendono qualcosa nei ricordi, la speranza muore quando, attraversandola, non la trovo interessante. Solo una fortezza domina dall’alto di un monte. 


Una protesta raccoglie molte persone in fila di fronte ad uno stabile, mi fa pensare alla richiesta di alloggi popolari, tanto comuni da noi.




Sono di nuovo in una piana coperta di aranceti, a pochi km da Valencia, il profumo ed il sapore mi lanciano e un rettilineo lunghissimo mi conduce sul ponte pedonale di fronte alla porta della città.

 



Trovare l’ostello si rivela complicato col gps del telefono che sembra non funzionare bene ma risolvo, un poco d’attesa e mi sistemo, pronto per la visita vado alla scoperta di monumenti che non conosco.


La chiesa di S. Nicola di Bari e S. Pietro Martire, ad esempio, che definiscono la Cappella Sistina di Valencia. In effetti è molto particolare ed affrescata in ogni punto, ma temo che anche i miei occhi da amatore siano in grado di vedere la differenza di valore artistico con l’originale romano. 





Plaza de la Virgen, il Mercato Central e i tanti monumenti del centro sono sempre un piacere per gli occhi.

 





Il giorno di pausa a Valencia prevede un bel giro alla città dell’arte e della scienza per visitare, osservare e godere di queste bellezze architettoniche moderne e rivoluzionarie che mi hanno appassionato nella visita precedente, troppo breve per essere soddisfacente. 

Lascio il centro passando per le Torres de Serrano e seguo l’antico letto del fiume Turìa trasformato in una sequenza di parchi, giardini, orti botanici; segna la mappa urbana con una enorme falce verde che porta verso il mare ed ospita una quantità di strutture architettoniche sedi di grandi opere pubbliche.







Prima il Palau de la Mùsica, dalle imponenti vetrate bombate, poi, già da lontano le grandi strutture dalle inquietanti ed affascinanti forme simili a coleotteri fantascientifici. 



Si stagliano nel cielo il Palazzo delle Arti, delle Scienze e oltre il ponte il teatro Agora, mentre da vicino riflettono la mole maestosa nelle infinite superfici d’acqua costellate da colonne, riproduzioni di statue classiche, opere moderne e cipressi in vasi-isola. 






L’insieme è mozzafiato e, cambiando posizione, si apprezzano sempre nuovi dettagli. Il lungo ponte bianco offre un punto di vista privilegiato, sospeso sull’ampia fascia verde di prati ed alberi che ospita il complesso, il quale sembra galleggiare sull’azzurro delle vasche che lo circondano. 




Una passeggiata laterale soprelevata ospita altre statue, una struttura metallica bianca contiene un giardino tropicale e camminando si rimane a bocca aperta nell’ammirare la suggestione architettonica di enormi falde curve di cemento che si estendono nel vuoto, vetrate senza fine, insomma un monumento all’ardire umano.











 

Giusto il tempo di rientrare all’ostello e si aprono le cateratte del cielo, per fortuna oggi non viaggio, in bici non sarebbe stato entusiasmante. Pranzo con Fideua de mariscos made in Mercadona.




Nel pomeriggio incontro con Alberto, che avrebbe dovuto essere mio compagno di viaggio fino a Santiago non fosse per un impegno di lavoro imprevisto, con lui due amici, Nadia e Paolo. Trascorriamo qualche ora fitta fitta di chiacchiere e racconti che dai viaggi spaziano tra gli argomenti più disparati e non si fermano nemmeno di fronte a paella e sangria della cena.

 

Per loro un fine settimana in città e dintorni, per me l’inizio del secondo capitolo, il Cammino di Levante verso Santiago de Compostela.


Statistica del viaggio:


giorni trascorsi:12;

forature: 1 anteriore

traghetti: 2, St. Louis du Rhone, Aigues Mortes

pernottamenti in tenda: 9

pernottamenti in casa: 1

pernottamenti in ostello: 2

giorni di pioggia: 1 (in sosta)

dati da Strava

Km percorsi: 1478

tappa più lunga: 170km

dislivello positivo: 8127m

dislivello giornaliero maggiore: 1721m

calorie: 19844 (inattendibili perché non si tiene conto del peso bici e vento)

tempo ai pedali: 84h 40'

velocità media in viaggio: 17,6km/h