martedì 30 ottobre 2018

ISLANDA GIORNO 35 - 15 giugno '18

  ISLANDA GIORNO 35 - 15 giugno '18


Primo risveglio in un letto, anzi in un divano letto king-size, da quando sono arrivato a Keflavik.
Ancora una volta sono crollato in catalessi senza finire di aggiornare il quaderno di bordo, ma ho risolto questa mattina alle 5,30 mentre tutti dormivano e io non riuscivo a farmi corrompere dalla comodità.
Colazione solo prima delle sette e replica con i padroni di casa belli arzilli alle 8 e Aurore ancora stravolta dalla fatica della traversata.
Bergur e Magdalena mi invitano a passare il fine settimana con loro in una zona selvaggia dove si disputa una gara di MTB, purtroppo i tempi sono molto stretti, dovrei tornare, prendere al volo un bus per Keflavik, smontare la bici imballare e andare in aeroporto a tempo di record dopo la notte in bianco. Mi arrovello per due giorni ma alla fine decido di rinunciare, sono troppo tirato e rischio di perdere il volo, mi dispiace un sacco, sarebbe una bella esperienza.
Ci separiamo, chi al lavoro, chi a ricongiungersi al suo gruppo ed io in giro per la città guidato dal gps, prima tappa al campeggio, ricognizione per il successivo pernottamento. Bella struttura molto accogliente, con un sacco di punti di cottura e tavoli per mangiare, pianificare e bivaccare, è più caro della media ma si compensa perché c'è anche un sacco di cibo lasciato da chi passa e i più tirati come disponibilità economiche sopravvivono gratis.
Proseguo verso il centro seguendo la ciclabile che si snoda sul lungomare, il cielo è movimentato,   ne approfitto fotografano i palazzi di cristallo, il mare turchese e la linea di monti neri che si profila oltre le acque. 










Devo mettermi in coda per riuscire a scattare una foto senza folla al Sun Voyager, l'inquietante scultura moderna che che nell'acciaio luccicante ha le forme di un drakar vichingo pronto a solcare i cieli nella sua scheletrica essenza.





Una spianata di cemento acqua e pagliolati con la statua di un violinista che pare solo nel deserto lascia  giganteggiare la mole di cristallo verde dell'Harpa, il palazzo dell'opera, tutto prismi, sfaccettature e riflessi in riva al mare. Mi specchio vedendomi come in un videoclip mentre gli giro attorno in bici.










In contrasto estremo con le strutture moderne viste sinora ecco, accanto, il porto con vecchie costruzioni ristrutturate trasformate in adorabili locali colorati, agenzie che propongono tour balenieri, negozi di souvenir, persino un meccanico e noleggio di bici sul molo di fronte a battelli dalle linee retrò e vecchi rimorchiatori.







C'è un'atmosfera allegra e accogliente che che ti tratterrebbe per sempre tra gabbiani che planano e turisti che sciamano.






Mi arrampico sulla via centrale completamente occupata dai negozi di souvenir saturi di puffin, bandiere islandesi e gadget di pessimo gusto e da una quantità industriale di birrerie, bar e caffè. 





Questa sera ci sarà la prima partita dei mondiali di calcio in cui gioca la nazionale islandese e si respira grande aspettativa nell'aria.
Un viaggiatore in bici espone una carta enorme d'Europa con i suoi viaggi evidenziati accanto al suo mezzo di trasporto carica, sono un misero dilettante nei suoi confronti.


In cima alla collina mi aspetta la Hallgrims Church, la chiesa più grande e particolare di Reykjavik, che pare un fascio di canne d'organo tutta bianca con un campanile che svetta altissimo, è il punto panoramico più alto della capitale.







 Un ascensore ti porta sul piano vetrato che permette una visuale a 360° che pare infinita con l'aria cristallina di oggi, si domina la penisola, il movimento di aerei nell'aeroporto urbano, i palazzi di vetro, il porto e una distesa di casette dai tetti colorati inframmezzate dal verde.

 




Vago per le vie della città curiosando fino al primo pomeriggio, molte case del centro esibiscono colori e murales di grande impatto dando un tocco di allegria e vivacità all'immagine giovane del quartiere.







Torno a casa di Magdalena e Bergur, che rientrano dal lavoro e partono per il fine settimana in bici, arriviamo insieme e, mentre loro si preparano io carico la bici. A malincuore li saluto, sono stati degli ospiti ideali, e, mentre sistemano il furgoncino, mi dirigo verso il camping che è in zona centrale in un grande parco accanto ad una piscina.
Alla reception sono tutti ragazzi giovani e gentili, nella sala living si vedono personaggi di ogni genere, dai giovani imberbi con tenda e auto a noleggio, ai più coraggiosi e squattrinati globe trotter con zaino e poco altro, ciclisti di ogni età e motociclisti con magliette heavy metal sotto ai giubbotti di pelle nera.
Piazzata la tenda mi preparo una cena ad ad orario molto anticipato, è carino qui, sei circondato da un sacco di gente che cucina e che traffica nei lavelli, pulisce verdure, rovista sugli scaffali alla ricerca di un ingrediente mancante o addirittura del cibo per cucinarsi un piatto, in un'atmosfera felice e rilassata. 



Consumo il pasto nella zona living che è piuttosto grande con tanti tavoli, mentre osservo un gruppo di ragazzi dell'est che sta grigliando su un grande barbecue all'esterno, protetto da una tettoia e avvolto da una nube di fumo.
Lavate le stoviglie e sistemato rutto riparto verso il centro, devo incontrarmi con Aurore e il suo gruppo di avventurieri francesi. Passiamo la serata in un locale dove si può seguire la partita di calcio su un grande schermo e poi ci trasferiamo su una terrazza a chiacchierare sorseggiando una birra. Sono  quattro ragazzi e una ragazza, Stanislav è l'organizzatore, c'è un cine operatore, sembrano piuttosto affaticati dalla traversata nella neve profonda e pesante dei ghiacciai terminata in rafting su canoe pneumatiche verso la costa, ma comunque contenti ed esaltati dall'avventura.


Salutati i nuovi amici torno al campeggio in una luce da pomeriggio mentre è già notte e provo a montare un filmato con IMovie prima di dormire.

Oggi 15 km percorsi vagabondando in città.


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