martedì 16 ottobre 2018

ISLANDA GIORNO 29 - 9 giugno '18

ISLANDA GIORNO 29 - 9 giugno '18



La notte bagnata e la prospettiva di sosta per questa giornata mi hanno fatto poltrire a lungo in tenda, colazione piuttosto tardi e quando esco per andare al bar ancora piove, è questo il motivo che mi ha fatto decidere a rimanere. Non mi va di passare una giornata ai pedali fradicio, immerso nella nebbia e senza voglia di guardarmi attorno.
Ho rimuginato tutta la mattina sulla faccenda della doccia fredda di ieri sera e mi sento in colpa per il mio comportamento brusco e sgarbato con i ragazzi bar, che non avevano colpa, sono solo dipendenti  e per altro si sono comportati in maniera signorile, sempre educati e gentili.
Mentre ordino un caffè con molto imbarazzo e un po' di vergogna chiamo il ragazzo e la ragazza che ho maltrattato, potrebbero essere i miei figli vista l'età, e mi scuso per la mia inciviltà, dandomi una lezione di vita e un esempio di speranza ai giovani.


Alla fine siamo tutti un po' storditi dalla situazione inconsueta e cominciamo a parlare, si uniscono tutti i dipendenti, Leandro Pellegrini, un ragazzo Argentino di origine italiana, che è lo staff manager, parla anche la mia lingua. Lui e la ragazza hanno lasciato un buon posto di lavoro in Argentina; sono chimici, per girare il mondo, ora qui poi in Russia quindi la Thailandia. Gli altri due camerieri sono una coppia di origine Ceka.


Ancora una volta l'umiltà ha dato i suoi frutti, si parla per tutta la mattina, visto che i clienti scarseggiano e Leo mi invia a contattarlo se dovessi andare in Argentina, ha percorso in auto la Ruta 40 e può darmi aiuto e suggerimenti. 
Mi costringe a prendere un buono gratuito per la doccia che mi faccio prima di smontare la tenda in una pausa della pioggia. Caricati i bagagli torno al bar a salutare tutti e, dalle espressioni sui nostri visi, si leggono delle emozioni, sintomo di un contatto umano e del piacere di provarlo, meravigliati di come sia facile nonostante abbiamo perso l'abitudine.
Risalgo in bici diretto al centro commerciale di Geysir, unico posto asciutto e al caldo dove far passare il tempo uggioso che mi perseguita. 
Ancora una volta non riesco a resistere al fascino del getto di vapore da lontano, assisto ad uno  sbuffo pedalando e mi arresto ad aspettare il prossimo sotto la pioggia. Qui il tempo è scandito da questa locomotiva geologica che erutta una fumata ogni 4 minuti e congela la vita dei passanti in attesa del prossimo anelito.


Piazzo la bici contro le vetrate e mi siedo dall'altro lato ai tavoli del fast food, così posso controllarla, anche se in Islanda non pare sia necessario.




Le ore passano tra contatti telefonici, internet, passeggiate lungo gli espositori dei negozi di articoli da regalo, abbigliamento sportivo, le varie attività di ristorazione tipica, ma il meteo rimane costante, pioggia quasi continua e nubi così appiccicate al suolo da consentire una bassissima visibilità, unite a tutto il vapore emesso dal terreno dall'altro lato della strada.




Abituato ad una vita più dinamica e faticosa, questa giornata votata al riposo (forzato) si sta trasformando in una lenta agonia, a casa la Vale ha suonato l'arpa a Milano in un concerto, la Lella poi ha girato il centro di Milano e il Luca è andato ad Asti, mentre io sono qui a fare la muffa.
Tutto questo tempo libero mi ha permesso, grazie ad un contatto Facebook, di scoprire un posto coperto e gratuito dove bivaccare questa notte e trovare ospitalità Warmshowers a Reykjavik tra qualche giorno.
Sono quasi le sette di sera e distrutto dall'inedia risalgo in bici, in questo momento non piove, mi fermo a guardare il sito del camping accanto all'area geotermica e oltre ad un prato zuppo d'acqua offre solo una toilette, non c'è nemmeno un bar o una stanza calda.
Convinto vado a cercare la serra abbandonata suggerita da Francesco, a meno di un km verso Fludir la vedo sul lato destro della strada, non lontano c'è un'abitazione, ma fuori vista a causa della vegetazione. Seguo il dialetto di ghiaia e sono di fronte alla costruzione di vetro con qualche pannello infranto ma generalmente intatta, l'interno è sgombro, ci sono i binari per far scorrere dei carrelli, i tubi del riscaldamento e il sistema d'irrigazione corre sopra la testa con tubetti che penzolano ovunque. Obiettivamente è un poco tetro ma sufficientemente pulito, cerco un punto che non sia visibile dalla strada e mi accampo, al lavandino è stata chiusa l'acqua corrente, quindi mi preparo il cibo con le borracce, ha ricominciato a piovere e sono al riparo. 


A volte basta poco per essere felici.


Pasta e ceci fumante con concentrato di pomodoro e un bel the mi fanno pensare che la fortuna esiste, Francesco ti voglio bene, grazie di avermi suggerito il posto.

Oggi 6 km (non sarà troppo?!?!?!)



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