Giro d'Italia giorno 7 MONTEFIASCONE-FORMELLO
Colazione alle 7 con gli
altri , i francesi si sono inventati un monoruota portavano li guardo caricare e partire.
Lascio l’ostello per ultimo, cosa piuttosto insolita, tanto devo
aspettare le nove per l’apertura del negozio. Il titolare, come pensavo, mi
dice che non si può far altro che sostituire la casseta dei pignoni che
evidentemente è usurata. C’è di buono che ne installo una più agile che mi fa
sopravvivere meglio in salita, finito il lavoro pago ringrazio e parto.
Alle 10 sono di nuovo
davanti alla Domus Peregrini, ho perso tre ore nette di movimento, ma tanto non
è una corsa, quindi nessun problema. Da qui ci si immette sul lastricato romano
piuttosto ben conservato che mi accompagna per un bel tratto, limitandomi molto
nella velocità e favorendo i processi gastrici con vibrazioni e saltelli
continui.
Finalmente per la pace dei
miei avambracci, glutei e organi interni riprende lo sterrato che procede quasi
sempre in discesa fino a Viterbo, lungo la strada c’è un sito termale con area
i sosta camper accanto, qui incontro i miei compagni di ostello francesi, mi
indicano una direzione che ingenuamente seguo senza verificare e finisco fuori
dal percorso allungando. (Lo svizzero aveva persino appesa al collo la busta
plastificata con la cartina!)
Verso Vetralla le indicazioni scompaiono e prima
di rendermene conto ho già fatto una bella salita gratis.
In questa zona tratti di
sterrato si alternano all’asfalto, in ogni chilometro ci sono almeno una salita
e una discesa, c’è di buono che il meteo oggi è clemente.
Rapida sosta pranzo a
Capranica e continuo tra le pareti di tufo in cui sono scavati dei locali al
bordo della strada, Monterosi e ancora verso Campagnano. La sterrata si snoda
in bei parchi e vallette, preoccupa il cielo all’orizzonte verso la zona di
Passo Corese, dove nuvoloni leri sono solcati di frequente dai fulmini.
Ho
parlato troppo presto, la pioggia mi raggiunge, in campagna non ci sono molte
alternative, trovo un ingrosso di edilizia e mi riparo sotto un capannone,
fortunatamente il piovasco cessa in fretta.
Quando arrivo a Campagnano
ho una sorpresa, al paese giungo da una sterrata che segue una valletta fiorita
fino a trovami di fronte, incombente sopra una falesia l’abitato, la stradella
s’inerpica senza pietà con una pendenza che riesco ad espugnare solo grazie al
pignone da 32 denti montato proprio oggi, ciò nonostante arrivo in cima per la
bandiera, come si suol dire, stremato e senza un neurone attivo. In cima cerco
un ostello ma non ne trovo, desisto e mi consolo con un cono gelato per
raffreddare il motore.
Fortunatamente almeno il
cielo mi viene in aiuto, si è schiarito e l’azzurro torna a dominare mentre mi
sposto verso Formello. Sulla mia strada incontro il santuario della Madonna el
Sorbo, salgo per dargli un’occhiata e, vista l’ora ormai adeguata, il mio
occhio da trapper allenato vede subito una possibilità di bivacco in un angolo
poco visibile.
C’è un tavolo con panche
e cespugli fioriti che schermano, mi lavo, mi metto a mangiare e aspetto fino
all’ultimo a montare la tenda, come sempre in zone dove può esserci passaggio,
finchè non arrivano i custodi che chiudono il cancello alla base della salita e
mi avvisano che bisogna lasciare l’area. Mi rimetto lo zaino e mi avvio
ringraziando, sperando dentro di me di trovare un buon posto non lontano.
Nemmeno un km ed entro in
una zona di parco e pascolo meravigliosa per la mia sosta, sono a una distanza
minima da Formello...è perfetto.
Estraggo le mie cose e inizio a montare la tenda dietro un po’ di
boscaglia nascosto ai runner, ciclisti e passeggiatori col cane che ogni tanto
passano sul tratturo un po’ più in basso, in lontananza delle vacche pascolano
spostandosi lentamente mentre brucano.
La tenda è pronta, le vacche sono ormai
a due passi da me, peccato che tra loro c’è un toro mostruoso che casualmente è
il più vicino, ha pagnotte di muscoli che guizzano sotto la pelle mentre si
muove e tiene sotto controllo le sue femmine. Non vorrei stuzzicarlo, così mi
accoscio buono buono e aspetto che se ne vada, arriva ad un paio di metri dalla
tenda e poi si sposta un po’, infila le corna nella boscaglia e scuote la testa
per qualche istante tra il fruscio e lo schiocco di rami rotti, chissà forse
per grattarsi, e poi, lentamente, brucando se ne va. Tiro un respiro di
sollievo, per fortuna nella sua performance non ha testato la resistenza della
mia tenda!
Torno alle mie cose e
tento anche di leggere, ma duro veramente poco, giornata dura!
Oggi 113 km pedalando 6h 45'
Totale 872 km in 47h 45’
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