Giro d'Italia giorno 11 SESSA AURUNCA-BUONALBERGO sulla Via Francigena delSud
Risveglio con sorpresa, il
materassino si è sgonfiato, probabilmente forato da una spina, un’altra fetta
di confort perduta. Mi preparo in fretta per evitare incontri col contadino,
alle 6,30 sono sulla sterrata dopo aver mangiato ancora un pugno di ciliegie.
Dopo qualche errore di
navigazione finisco in un podere, giro la bici e lascio il posto inseguito da
una sequela di improperi dal timbro femminile e dialetto incomprensibile, manco
avessi rubato i gioielli di famiglia.
Attraverso passaggi
stretti in piccole gole nell’arenaria, sovrastati da un tetto di vegetazione,
perfetti per un agguato, che arriva ad opera di una coppia di cani, per la
prima volta metto mano allo spray antiaggressione al peperoncino, ma non lo
utilizzo, salvato da una provvidenziale discesa.
Intercettato di nuovo
l’asfalto passo Nocelleto e sono a Capua, in duomo alla ricerca di un timbro
trovo un sacrestano calvo gentilissimo, mi offre un caffè e mi chiede se voglio
fare sosta, hanno un centro d’accoglienza, ringrazio ma proseguo nella visita
della città e del viaggio.
A Santa Maria Capua Vetere,
scrollato dal lungo lastricato in centro, faccio un po’ di foto all’anfiteatro
Romano e proseguo verso Caserta, l’Appia mi porta davanti alla Reggia del
Vanvitelli, una volta sede della Scuola Sottufficiali dell’Aeronautica
Militare, alle spalle un parco enorme che non visito per non lasciare la bici.
Dopo una sosta in un
giardinetto continuo verso Maddaloni e poi sosta pranzo a Montesarchio dominata
dalla torre sulla collina. Nel parchetto c’è un continuo via vai di ciclisti
che riempiono la borraccia alla fontanella, molti sono anziani e quasi tutti
hanno bici costosissime.
Mentre mangio mi cerco una
sistemazione per la notte, è ora di un letto vero e una doccia seria, trovo
posto a Buonalbergo, mancano una quarantina di km, ce la faccio senza problemi.
Procedendo verso Benevento
sento un rumore ciclico e quasi subito l’esplosione del pneumatico anteriore,
mi si è tagliata la spalla del copertone ed è scoppiata la camera d’aria.
Accosto in una zona
d’ombra e sostituisco la camera, mettendo un ritaglio di vecchio pneumatico a
tappare il taglio del copertone e impedire che scoppi, gonfio moderatamente e
riparto berso Benevento a cercare una gomma nuova.
Dieci km e ci sono, niente
Decathlon quindi non troverò sicuramente la stessa, vado da un ciclista e
ancora una volta sono fuori orario, devo attendere un’ora e mezza. Quando
arriva scopro che non c’è niente di simile, o gomma sottile da strada o grande
da MTB, visto il carico opto per la seconda che, tassellata com’è fa un
notevole attrito.
Con le riparazioni e
l’attesa mi è saltato completamente lo stimato d’arrivo alla Casa del
Pellegrino, poco male, arriverò più tardi.
Mancano 24 km e sono quasi
tutti di salita, quando ho telefonato la signora mi aveva avvisato, il sole
martella senza pietà, ma dopo due ore tra le colline verdeggianti arrivo in
paese, siccome non voglio girare a vuoto in un villaggio scosceso, mi fermo da
un fabbro e chiedo indicazioni. Dopo qualche minuto lui moglie e figlio sono
tutti ad interrogarsi su chi può essere che accoglie i pellegrini in paese,
l’indirizzo non gli dice nulla, sono simpaticissimi, ritelefono alla
proprietaria che mi viene a prendere qui, si ride e si scherza nell’attesa e
quando arriva scoprono di conoscerla.
Li saluto e seguo l’auto
che mi guida alla casa, c’è già un ospite, Armando, che viaggia a piedi e viene
da Torino.
Meritata doccia e bucato,
parlo con Armando finchè la signora col marito vengono da casa loro con le
pentole della cena per Armando, si mangia a tavola tutti insieme conversando,
scopriamo che il padrone è un eclettico, sa fare un po’ di tutto,
dall’agricoltura all’elettrotecnica alla macelleria suina.
Dormire si rivelerà un
impresa, pur essendo in stanze diverse il russare poderoso ed incessante di
Armando risuona come Pavarotti in teatro.
Oggi 132 km pedalando 7h 00'
Totale 1313 km in 73h 04’
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