Giro d'Italia giorno 4 LUCCA-MONTERIGGIONI
Questa notte ho dormito bene, ma mi sento sempre le gambe un poco indolenzite il mattino, certo niente a che vedere con i postumi delle corse lunghe.
Mentre faccio colazione si affaccia Teresa, mi saluta
andando in bagno e se ne torna a letto.
Riempiti tutti i miei sacchetti scendo le vecchie
scale dai gradini di serizzo, carico la bici nella penombra dell’androne e vado
alla portineria a rendere le chiavi dell’appartamento. Prima di partire dò una
bella pulita alla catena nuova che è coperta di un grasso preservante
estremamente adesivo.
Mi piace molto attraversare le città di prima
mattina, con ci sono schiamazzi e le vie sono deserte, i monumenti appaiono in
tutto il loro splendore nella luce radente del mattino.
Il primo tratto sulla strada asfaltata non è molto
attraente, attraverso Altopascio, dove avevo dormito lo scorso anno nella
settimana di ricognizione ed ho l’impressione che la casa d’accoglienza che mi
aveva ospitato abbia chiuso, c’è un grande cartello “in vendita” esposto.
Poi il tracciato si sposta su stradine laterali e in
campagna, su un antico lastricato romano, dove incontro un ragazzo di Lecco, a
causa delle piaghe sta viaggiando con i sandali, mi racconta un po’ del suo
viaggio mentre sobbalzo a bassa velocità sul basolato sconnesso.
Procedo ancora alla mia velocità, dopo averlo
salutato, e, alle porte di S. Miniato, mentre sto controllando il gps ad un
bivio, mi avvicinano due signore e due ragazzine con lo zaino per chiedermi
informazioni. Sono pellegrine venute dall’Australia, penso siano una nonna,
figlia e nipoti, mi fanno meraviglia e tenerezza al contempo, tre generazioni
venute dagli antipodi, in marcia nel vecchio mondo su un antico cammino che
molti italiani nemmeno conoscono.
Le saluto e attacco la salita velenosa che
porta al paese vecchio, mi accontento di guardare senza cercare, anche qui ho
dormito lo scorso anno e ho visitato per bene con tre ragazzi romani, Angelo,
Cris e Marco, anche loro in bici.
Pausa colazione nella piazza dal palazzo tutto
decorato mentre una scolaresca visita i dintorni.
La pausa è finita e si riprende il movimento che qui
si fa quanto mai vario, tra discese a precipizio e salite che si alternano
frequenti.
Ecco che anche oggi raccolgo la mia dose di pioggia, non sono ancora
a Gambassi che in un crescendo le gocce martellano me e la strada, non mi fermo
nemmeno a coprirmi, tanto qui è tutta salita e, se non sarò fradicio d’acqua,
con la giacca lo sarò di sudore. Dopo quasi due ore sotto una pioggia decisa,
fradicio fino al midollo, gelato e con il morale un po’ basso faccio sosta in un
bar per scaldarmi con una bevanda, guardo sconsolato fuori dalla finestra e
aspetto tempi migliori.
Finalmente smette di piovere, devo convincermi ad
uscire, salgo in bici avvolto nelle nebbia delle nubi basse che avvolgono i
colli e mi accompagnano per un po’ nella salita. Riabbassandomi esco
dall’inquietudine ovattata che genera la nebbia mentre sei in strada con la
bici, cielo coperto ma almeno visibilità decente.
Il paesaggio delle colline toscane è bellissimo, viti
e cipressi sui pendii, casali sulle sommità dei colli, il profumo delle acacie
fiorite e un tappeto di petali bianchi che copre l’asfalto, l’occhio non si
stanca mai e ti dimentici della fatica, poi appare lontana S. Gimignano, col
profilo inconfondibile delle torri disseminate tra le case.
Giusto il tempo di rallegrarsi e nell’ultimo tratto
ricomincia a piovere, adesso però ho la giacca addosso, l’ultimo salitone mi
leva le energie. Trovo un’androne con panche di pietra di fronte alla scalinata
di una chiesa, sono a posto, riparato da pioggia e vento mi abbandono alla
consolazione di guardare e mangiare, mentre i turisti mi osservano, alcuni
incuriositi, altri vistosamente preoccupati da questo soggetto strano.
Ancora una volta la pioggia si arresta, un po’ di
visita, foto, e si riparte, ancora bagnato come un pulcino e avvolto nella
giacca. Sono su un tratto inedito della strada, la mia ricognizione si era
fermata qui.
Seguo i crinali in un lunghissimo semicerchio intorno
a S. Gimignano su strade bianche scattando foto a più non posso. Sono piuttosto
stanco, i saliscendi continui, il vento in faccia tutto il giorno e la pioggia
si fanno sentire, ma sono circondato da un paesaggio splendido.
Lo sterrato
finisce e arrivo a Poggibonsi, ogni tanto qualche pellegrino che, come me,
sembra un gatto bagnato, di nuovo strade bianche, ma ora le pendenze sono più
dolci.
Incrocio tre italiani che passano il fine settimana camminando e mi
affianco a loro per un tratto, anche ai viaggiatori solitari stare in compagnia
fa bene ogni tanto.
Oggi pensavo di arrivare a Siena, ma riflettendo mi
rendo conto che non ce la farò quindi non mi resta che sostare a Monteriggioni,
col terreno fradicio di tenda non se ne parla, troverò una sistemazione più
convenzionale.
Mancano sei km, saluto e mi avvio, compare sul colle
il villaggio murato, decido di salire dalla via pedonale, gravissimo errore,
l’ultimo tratto è da funivia, sono costretto a spingere la bici per una
cinquantina di metri fino all’arco nelle mura.
Stralunato vado a cercarmi un
ostello e mi sistemo un po’, la doccia
mi rimette a nuovo, visita del paese, che è veramente minuscolo e in 10 minuti
ho visto tutto.
Mi abbandono alla gratificazione di un gelato dai gusti
particolari: vinsanto e cantucci, mandorla e fichi e il più convenzionale
cioccolato che gusto su una panchina in piazza osservando i turisti.
Si alza un ventaccio gelido che fa correre i nuvoloni
neri nel cielo e mè nell’ostello, dove una comitiva di 17 pellegrini Veronesi,
diretti a Bolsena, sciama come le formiche tra i locali comuni.
E’ ormai ora di cena, mi preparo un piatto di
rigatoni aglio, olio (suonerebbe meglio “oglio”) e peperoncino e, scambiando
qualche parola con gli altri ospiti che vanno e vengono, mangio.
Sono cotto, dopo aver scritto il diario mi butto a
letto e perdo conoscenza.
Oggi
124 km pedalando 7h 13'
Totale
555 km in 28h 14’
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