domenica 22 luglio 2018

ISLANDA GIORNO 13 - 24 maggio '18

ISLANDA GIORNO 13 - 24 maggio '18


Le previsioni dicono che questa mattina pioverà, smonto e preparo la bici presto, appena in tempo per non bagnare tutto e mi sposto a fare colazione in cucina.
Quando parto sta già piovendo da parecchio, non a dirotto ma in maniera continua, senza pause.
Arrivo a Rejkyahlid e faccio sosta alle informazioni per scoprire se la strada 862 che scende dal Parco Nord del Vatnajokull verso Dettifoss è veramente chiusa, purtroppo è vero, non mi resta che proseguire nel giro lungo costa e poi si vedrà, sembra che non siano previste multe se ti sorprendono su una strada chiusa.
Esco dal Centro Info e mi accorgo di avere la ruota posteriore un po' sgonfia, visto che il percorso non è accidentato decido di gonfiare, almeno scorro meglio. Trafficando mi si svita l'interno della valvola e perdo tutta l'aria, dopo 250 pompate di Lezyne la gomma è di nuovo a posto e io sono bagnato di sudore dentro e di pioggia fuori.
La strada verso Husavik è tutta ondulata, sono rari i tratti in piano, si sale e si scende senza posa, positivo che non ci sia vento, negativo che è veramente noiosa, nulla distrae l'occhio sotto la pioggia incessante. Nubi basse e vestiti umidi non sollevano il morale e, piano piano, salendo di quota le mani e i piedi si raffreddano.
Finalmente una buona notizia, incrocio un cartello che indica strada sterrata poco oltre e a conferma dopo 5 minuti incontro un motociclista tedesco che si ferma e vedendo il manubrio della bici a piega bassa, pensando sia una bici da corsa, mi dice che oltre è sterrato e non sa se ce la faccio.
Lo rassicuro e procedo, fin ora ho scattato una sola foto ad un grande masso di lava tondeggiante con una screpolatura che sembra un panettone.


Anche lo sterrato sale e scende, ma dovendo osservare attentamente il percorso per evitare le buche più profonde, soprattutto in discesa dove viaggio a velocità da brivido, il tempo passa senza che me ne accorga e una decina di km se ne vanno, lasciando me, la Teresa le borse infangati come bufali d'acqua.
Spero disperatamente di incrociare un bar, ma inutilmente, qui non c'è proprio nulla, anche le fattorie sono poche. Finalmente valico e si comincia dolcemente a scendere verso la costa, aumentano i pascoli e compare qualche sparuta fattoria, vorrei tanto scaldarmi ma non c'è possibilità.
Dopo 3 ore ecco il cartello di un B&B, mi avvicino per scoprire che è chiuso e la delusione cocente si ripete più avanti col bar di un cottage rent, del resto sono l'unico disgraziato sulla strada, come potrebbero campare, la stagione è ancora troppo fredda.
Sono ormai all'innesto con la strada costiera, il mare è in vista e il vento peggiora lo stato delle mie mani, ormai non si muovono più, non riesco a cambiare i rapporti e spero di non dover frenare.
Un cartello mi dice Husavik 8 km e mi viene male a pensarci, qui c'è un po' di traffico e i camion mi immergono in una nube d'acqua sporca, la pioggia è calata ma il fondo è ancora molto bagnato.
Una grande nuvola bianca a destra mi fa pensare di essere al laghetto caldo alle porte del villaggio, piano piano ci arrivo e una stradina sterrata si inoltra per un tratto verso la fumata, nel parcheggio ci sono altre auto ferme, il terreno digrada e un laghetto da "Nebbie di Avalon" si intravede tra bassi alberelli. Non so come riesco ad estrarre il telefono, ma non riesco scattare una foto a causa delle dita insensibili, chiedo la cortesia ad una coppia di turisti francesi di scattare una foto per me.


Finalmente l'ultimo saliscendi mi porta in paese dove un meraviglioso distributore di benzina Olis con bar-fast-food annesso mi attende, mollo la bici, lascio giacca e guanti ad una cameriera che li mette ad asciugare e mi siedo davanti alla bevanda calda con le mani avvolte al bicchiere. Lentamente in pantaloni cominciano a mostrare qualche chiazza asciutta sulle ginocchia e sulle cosce mentre fuori la pioggia sembra essersi arrestata, non mangio da parecchio, mi sono meritato un hamburger Memphis, pieno di tutte le schifezze caloriche possibili mentre il caffè mi riscalda la circolazione.
In un paio d'ore le dita hanno ripreso vita, mi sono asciugato e saziato e il morale si è risollevato allo schiarirsi del cielo che è anche azzurro tra le minacciose nubi scure al di là del fiordo.
Piero, l'amico sardo conosciuto ad Hofn, su messenger mi consiglia di fare l'escursione a caccia di balene con North Sailing, è la prima agenzia e mi ci butto, l'ufficio in un caratteristico fabbricato di legno con foto di balene di ogni dimensione ed una barca all'interno.



In 5 minuti parte un'escursione balene e puffins a prezzo scontato, presa! La ragazza è così gentile da farmi lasciare la bici all'interno dietro al bancone e mi avvio velocemente al molo immediatamente sotto l'ufficio.




Sono l'ultimo cliente ad imbarcarsi sul battello, Micaela, la guida, mi fa indossare un tutore termico e impermeabile che mi lega nei movimenti ma ci si sta bene.






Salpiamo immediatamente verso un'isoletta un po' a neon dove nidifica una colonia di 2 o 3 centomila   pulcinella, purtroppo si vede molto poco e si fotografa meno perché non si arriva abbastanza vicino alla scogliera col mare grosso tutti i puffin sono in acqua e volano via al sopraggiungere della barca, mostrando quasi solo il nero della schiena.



Si fa rotta per l'altra sponda del fiordo dove è più probabile l'avvistamento delle balene, a bordo c'è una certa eccitazione tutti stanno di vedetta mentre Micaela ci racconta quali tipi di balene si possono avvistare e particolari sulla sulla loro vita in mare.


Ci avviciniamo ad altri due battelli e si comincia a vedere qualche soffio verticale e poi finalmente il primo avvistamento, è un solo esemplare che espone una lunga pinna laterale, poi si volta sulla schiena e sbatte una contro l'altra le due pinne come se battesse le mani, il bianco della parte inferiore spicca sul color piombo del mare.






Si volta, mostra la schiena e si immerge, seguiamo la sua ipotetica direzione e dopo un paio di minuti eccola apparire in verticale uscendo dall'acqua per quasi due terzi del corpo, dimentica delle tonnellate di peso, e ripiomba sulla schiena sollevando spruzzi giganteschi.


Rimane a galla a crogiolarsi come un bimbo che schizza l'acqua nella vasca da bagno e ripete tutto lo spettacolo altre sei o sette volte sotto lo sguardo rapito di noi passeggeri affannati a fotografare e filmare a più non posso, peccato non sia molto vicina.  La guida ci dice che siamo stati molto fortunati, non è molto frequente vederle saltare così, quindi anche se di fatto abbiamo avvistato un solo esemplare lo spettacolo è stato veramente eccezionale ed emozionante.
Ormai è ora di rientrare, tutti continuiamo a guardare speranzosi la superficie ondosa del mare ma non ci sono altri doni, si torna in porto e ci si sveste della tutona con le immagini dell'enorme mammifero che salta ancora negli occhi.



Alle otto di sera sono di nuovo in bici, scatto qualche foto e vado a cercarmi il campeggio. La piccola cucina non ha fornello e ci sono solo due sedie, ci si aggiusta e ceno chiacchierando con Beonia e Daniel, spagnoli da Barcellona, espansivi e simpatici.


Ci sono anche tre ragazzi tedeschi di Rostock, due sono di origine vietnamita, anche loro parlano volentieri, ricordo solo il nome della ragazza, Mia, che è facile, e lavora al computer per i suoi studi di architettura.


Si è fatta mezzanotte, è ora di andare a riposare.

Oggi 58 km molto umidi




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