lunedì 25 giugno 2018

ISLANDA GIORNO 03 - 14 maggio '18

ISLANDA GIORNO 03 - 14 maggio '18



Ho dormito come un sasso, il montaggio bici, viaggiare fino alle 10 pm e scrivere il diario fino a tardi mi hanno affaticato.  
Meno di cinque ore di sonno, alle 5 la luce è come  a mezzogiorno, fatico ma parto, i tempi di "pit-stop" non sono ancora buoni, devo velocizzarmi e automatizzare i gesti, ma va bene.
Riesco ad abbandonare il primo bivacco prima delle sette, sotto un cielo pesantemente coperto e con il vento contrario che mi aspettava pronto sull'asfalto (probabilmente la più parte dei ciclisti affronta la Ring road, statale 1, in senso orario per questo, generalmente il vento aiuta...all'inizio, ma paghi poi. Io viaggiando in senso contrario pago subito e andrò a "vela" dopo ... forse).
Durante la mattinata il panorama è piuttosto monotono e dura parecchio vista la scarsa velocità, gli unici stimoli fotografici sono gli onnipresenti cavalli islandesi, belli e selvaggi con le lunghe criniere arruffate dal vento e una Sula del Capo a bordo strada probabilmente con un'ala spezzata, che mi minaccia impaurita quando mi avvicino troppo.



Nel pomeriggio inizia la pioggia, mi bagno e mi asciugo più volte, fino alla sosta in un fast-food  a Selfoss . Entrato con l'idea di un caffè per riscaldarmi, gioisco allo scroscio di pioggia scampato e cedo al richiamo di una porzione di chips.
Soddisfatto della pausa mi preparo ad uscire quando si ripete l'acquazzone che mi blocca sulla porta per un altro po' mentre il vento sbatte folate di pioggia sui vetri.
Oggi il morale è un po' in calo, sapevo che sarebbe stato complicato, ma trovarcisi in mezzo è comunque sgradevole.




Bardato di gore-te mi rimetto in pista e per una quindicina di km non piove, mentre mi sto lessando nei pantaloni impermeabili, sono troppo caldi decido di levarli sperando che il meteo rimanga così, dopo poco ricominciano le gocce, spero che sia breve e leggera, ma non sarà nessuna delle due, in un attimo sono fradicio. Ormai è inutile vestirsi, insisto sperando in una pausa che mi asciughi.





Arrivato ad Hella faccio una seconda sosta nel bar di una stazione di servizio, ancora un caffè caldo e un cioccolato Toblerone, per curare la necessità di affetto di un povero randagio dal pelo zuppo di pioggia, carico il telefono per la seconda volta e chiamo a casa in astinenza da focolare domestico e persone care.
Quando mi alzo lascio stampata sulla sedia l'impronta del mio sedere fradicio, mi faccio violenza ed esco al vento che mi fa rabbrividire e suona i miei tendini come fossero corde di uno strumento musicale fischiandoci attraverso. 






In riva a un lago dalla spiaggia nera un pescatore solitario è intento a rimirare l'orizzonte e appena più in alto, al limitare della zona erbosa qualche mattacchione ha scaricato una vecchia poltrona e una lampada a stelo, esca ancora più invitante di quella del pescatore. Sicuramente accalappia più prede dell'amo.






Per fortuna almeno il panorama mi grazia e mostra attrattive che mi fanno scordare le mie miserie, arrivo a Seljandsfoss, una cascata imponente che precipita lungo un'alta parete di roccia, ai lati le fanno compagnia altri salti d'acqua ma nessuno così spettacolare.



La falesia fa cadere il corso d'acqua in una pozza nel piano sottostante immerso in una nube di vapore gelido. Il bacino, bianco sotto il getto diventa verde scuro avvicinandosi alle sponde e un sentiero che lo avvolge sale ad un terrazzo roccioso dietro la cortina d'acqua in caduta libera offrendo un superbo spettacolo della natura, anche il cielo si mostra, ricompare il sole. 



Mi ero ormai dimenticato del clima infame e i vestiti erano quasi asciutti, ma il prezzo di questa meraviglia è un'ulteriore infradiciata, sopportata di buon grado perché ne vale la pena.
Dopo essermi riempito gli occhi di viste da tutte le angolazioni e aver fatto altrettanto con la fotocamera proseguo ora aiutato dal vento che ha messo giudizio, macino km e fotografie. 






Verso le 8 di sera faccio una sosta per cenare, con il tempo come oggi non puoi mai fermarti a cucinare, non ci sono ripari, così pedali senza sosta.
Il fornello mi produce un bel pasto caldo e sono felice come una Pasqua.
Non sarà facile trovare un posto dove accamparsi, qui è tutto recintato e si fatica a lasciare la strada se non per entrare nelle proprietà private, finalmente una pista che costeggia un torrente mi offre un'opportunità. Sono molto vicino al livello del corso d'acqua e il posto non è granché ma oggi questo passa il convento, speriamo almeno che non mi inondi, per ora bel tempo.
Anche oggi sono stanco morto.

Oggi 154 km  pedalando 9h e 26'



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