venerdì 21 dicembre 2018

Myanmar 5 Bagan

5 novembre 2018          Lunedì            G5                Bagan




Notte trascorsa in un’impastatrice, scrollati e sobbalzati lungo un’autostrada un po’ disastrata, alle 5,30 siamo al terminal dei bus a Bagan, è ancora buio quando ci catapultano in strada con i bagagli, ma almeno la temperatura è gradevole dopo il freddo polare a bordo.
Un attimo spaesati ci guardiamo attorno, i passeggeri sciamano ai taxi e si organizzano per raggiungere il paese, noi decidiamo di sederci al tavolino di un caffè per bere qualcosa di caldo e solo dopo un quarto d’ora seguiamo la sorte degli altri.
L’autista si avvia e dopo qualche km ci chiede se ci interessa assistere al sorgere del sole da uno stupa, accettiamo entusiasti e ci ritroviamo ai piedi di un tempio alle prime luci dell’alba circondati da decine di turisti che, armati di apparecchi fotografici, cavalletti, telecamere, action cam, telefoni, selfie stick, supporti gimbal, si arrampicano come formichine verso l’alto, tra i mercanti di souvenir appostati.




Il cielo va dorandosi progressivamente, il chiarore scaccia il nero ed il blu scuro, finchè fasci di luce arancio e poi il disco solare appaiono dal profilo dell’orizzonte stagliando netti i contorni dei tanti templi sulla piana, degli alberi e dei prati ancora avvolti nella bruma. Si fa un gran silenzio e tutti rapiti ammirano il ripetersi del miracolo mattutino filmando e scattando senza pietà. 



Lo sguardo spazia all’orizzonte ed ecco comparire un piccolo sciame di puntini neri che pian piano si distanziano tra loro e ingrandiscono, sono le mongolfiere, come nella foto di copertina della Lonely Planet, siamo di fronte ad una delle più belle immagini di repertorio sulla quale si esauriranno le batterie di tutti gli apparecchi a disposizione.


Lentamente e fluttuando i palloni si avvicinano volando a bassa quota, cominciano ad apparire i colori mentre scivolano come nuvolette pigre sulle cuspidi dei templi, è uno spettacolo meraviglioso e commovente vederle avvolte nella luce arancio del cielo, sospese sul materasso di foschia che indugia sul verde sempre più brillante della natura.



Dopo una buona ora trascorsa, come piccioni accalcati su un tetto, a meravigliarci di fronte ad uno dei più begli spettacoli della natura, quasi dimenticato dalla società moderna e stranamente ancora gratuito, affiora la spossatezza di una notte di viaggio, lentamente coliamo verso terra come un flusso di miele solare.
Esilarati da questo approccio inatteso saliamo in auto  già carichi dei primi souvenir e andiamo a caccia del Glorious Bagan Hotel, il gps aiuta ancora una volta. Depositati davanti a una sorta di giardino alberato e un po’ in abbandono ci troviamo di fronte un ragazzo e una ragazza che, seduti all’aperto, armeggiano con i telefoni, spieghiamo chi siamo e scopriamo che il loro inglese va poco oltre il thank you.
Riusciamo comunque a farci capire e ci conducono a un bungalow parecchio mal ridotto, l’interno è ancor peggio, nei primi 2 minuti salta la corrente elettrica all’accensione del condizionatore. L’effetto dell’alba è svanito insieme alla sonnolenza, siamo piuttosto scossi, ci portano ad un altro bungalow, stesse condizioni, ma l’impianto elettrico regge. Osservando meglio, oltre alle crepe e la vernice scrostata cominciamo a notare uno strato di polvere depositato ovunque, la moquette coperta da ogni tipo di schifezze, la porta posteriore che dà sul giardinetto(in stato di abbandono) mostra una fessura di un dito attorno alla cornice, sullo stipite della finestra e dietro i letti gli inconfondibili escrementi di topo.
La Lella ha le lacrime agli occhi, io ricontrollo la prenotazione di Booking incredulo, non so che fare, eppure le foto sul sito erano convincenti! Distrutti nel fisico e nel morale decidiamo di farci una doccia, il bagno non è assolutamente meglio del resto! Riguardo sul telefono la mappa di Mapsme e scopro che c’è un altro hotel con lo stesso nome a Old Bagan, mentre noi siamo a New Bagan, la fiamma di una speranza si accende nei nostri cuori. 
Torniamo dai custodi e spieghiamo che deve esserci un errore, chiamiamo un taxi  e nel frattempo ci fanno parlare al telefono con una donna che pare essere la titolare ma è fuori per affari, parla inglese e tornerà questa sera, ci conferma che la nostra prenotazione è qui.
Non ne voglio sapere, arriva il nostro "apecar" taxi, carichiamo e andiamo a caccia dell’altro Glorious guidati dal gps del telefono. Cocente delusione e subito disperazione quando scopriamo che sul punto indicato non c’è nemmeno l’ombra di un albergo, ma prati e vecchi stupa malconci.


Non se ne parla nemmeno di tornare nella "topaia". 
Ci fermiamo alla reception di un hotel superlusso qui accanto e i receptionist sono così gentili da perdere un buon quarto d’ora per aiutarmi a capire. Ormai non c’è più dubbio, la nostra prenotazione è alla “topaia”, torno al taxi e ci dirigiamo di nuovo a New Bagan, passando di fronte al Crown Prince Hotel chiedo una sosta, mi informo, ispeziono la stanza ed ecco trovata una nuova, molto bella sistemazione, ma la cosa comica è che costa meno di quella indecente.
Mi dispiace solamente di non aver avuto la presenza di spirito di scattare qualche foto della desolazione che mostrava.


Check in alle 14, l’incubo mattutino è presto accantonato anche se lo shock ha cancellato tutte le tracce di sonno, sono solo le nove, usciamo per fare una colazione decente ma ci rendiamo conto di essere circondati da ristoranti e nessuno che ci serve un tè, finalmente troviamo il posto giusto e ci soddisfiamo immergendo i nostri biscotti. Il padrone è gentile, mi accompagna persino in motorino a cambiare i soldi, e, meraviglia, qui non guardano al microscopio ogni banconota, contano e in un attimo esco con una mattonella di kiats in cambio di 4 foglietti verdi.


Rientrando all’hotel facciamo una sosta esplorativa all’agenzia di viaggi sull’altro lato della strada, una veranda di foglie di palma, due panche per i clienti e un tavolo per Mai Mai, il giovane titolare, disinvolto e dall’inglese fluente. Ci fa un resoconto delle possibilità turistiche e finiamo per comprare quasi tutto: biglietti in battello per lo spostamento a Mandalay, scooter elettrico per questo pomeriggio e dopodomani, gita in taxi di una giornata a Salay (più a valle lungo il corso del fiume Irrawady) e al monte Popa per domani. 





E’ ancora presto per la stanza così partiamo in scooter alla scoperta delle migliaia di templi che coprono la pianura, sono per lo più abbandonati, ma ce ce sono molti ancora in uso con lo stupa dorato e le statue ben conservate, un sacco di venditori attorno e turisti che vagano sotto i raggi del sole di mezzogiorno.




Verso le due il sole ha completato la nostra cottura, ci abbandoniamo sulle sedie di uno dei soliti ristoranti sotto la tettoia, il padrone è, come tutti qui, gentilissimo, il cibo buono e il prezzo estremamente economico, peccato che la raccolta differenziata non ha ancora preso piede, purtroppo c’è spazzatura ovunque.
Torniamo a riposarci un po’ al fresco della stanza e telefoniamo al numero verde di Booking per spiegare lo sgradevole accaduto, molto disponibile l’operatore si scusa per l’inconveniente e ci comunica che la prenotazione verrà cancellata senza addebito.





Finiamo la giornata tra i templi, raggiunti attraverso sentieri e strade di campagna col cigolante e-scooter (forse abituato all'enduro gli ho chiesto troppo). 




Il tramonto ci vede ancora arrampicati in cima a una cupola per ammirare il sole che si tuffa dietro l’orizzonte.






Per dovere di fedeltà ceniamo nel locale di questa mattina, bisogna anche riconoscere che è il più carino del circondario e veniamo premiati perché il cibo è ottimo.
Questa lunghissima giornata piena di forti emozioni è terminata, siamo alla fine delle energie.

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