lunedì 17 settembre 2018

ISLANDA GIORNO 21 - 1 giugno '18

ISLANDA GIORNO 21 - 1 giugno '18


Dopo una notte insonne e due lunghi bagni caldi sono crollato come un sasso, addormentato in un angolo della sala da pranzo. 
Questa mattina non devo nemmeno smontare e piegare la tenda, dieci minuti in più di riposo. Colazione al caldo e, nonostante sia in ritardo rispetto ai mie orari abituali, quando arrivano gli altri clienti del campeggio ho già terminato e ritirato tutto.
Salutati i giovani assonnati intenti a prepararsi la colazione mi avvio sulla sterrata, attraverso il centro estivo per ragazzi e raggiungo la statale, un'altra giornata giornata "on the road" mi attende, fa piuttosto freddo, cielo coperto e vento contrastano col caldo di ieri.



Mi aspetto di percorrere una lunga vallata che, verso Sud, mi porti a Borgarnes in in pianura, ma le mie aspettative si rivelano illusioni. Dopo pochi km la strada comincia inesorabilmente a salire, mi sento bene e viaggio tranquillo, non ci sono strappi duri e il vento contrario è sopportabile.



Alla mia destra un monte innevato con la cima nelle nubi, la strada si avvolge circondando le sue pendici mentre sale. Il paesaggio è veramente particolare, con la mente e l'essenza che fluttuano al di fuori del corpo accanto alla bici, sensazione che immagino abbiano sperimentato tutti coloro che hanno pedalato abbastanza a lungo, mi pare di essere sulla Pamir Highway, in realtà mai vista ma solo realizzata dalla mia mente attraverso i resoconti di altri viaggiatori. 


Me la immagino così, altopiani ondulati coperti da erba gialla appiattita dal vento e tutto intorno chiostre di monti innevati, sono così preso dalle mie fantasie che perdo tempo a cercare di fissarle in filmati e foto con acrobatici autoscatti in corsa per arrivare alla bici.


Magia dell'incrocio tra quote e latitudini differenti che portano al livello del mare paesaggi d'alta montagna.
Arrivato in cima alla salita, come promesso dalla Pamir Highway, ci rimango, il vento ha rinforzato e corre sull'altopiano senza ostacoli gelandomi fino al midollo, mi salva dall'assideramento il continuo saliscendi che obbliga a forzare sui pedali.
Resisto per più di quattro ore guardandomi attorno rapito dalle immagini brillanti nell'aria cristallina, ma alla fine sono sopraffatto dalla fame e dalla fatica, è ora di una pausa dopo una lieve e lunga discesa che pare una salita media.





Nonostante il pasto e la pausa quando riparto duro poco, la fatica a contrastare il vento mi esaurisce, mi fermo di nuovo e cerco di rimediare con pane e cioccolato, sdraiato penso di aver ceduto all'incoscienza per una mezz'ora.
Una bianca panchina solitaria appoggiata sulla ghiaia del fiume sembra essere la postazione di un vecchio che osserva il fluire dell'acqua e lo scorrere del raro traffico lungo la strada.

Oltre in paesaggio diventa ripetitivo abbassandosi nella valle e finalmente arrivo a Bifröst, piccolo e insignificante centro abitato con l'omonimo hotel, mi avvicino temendo che sia chiuso, fortunatamente è aperto e il personale, che sta preparando la sala per un ricevimento, è estremamente gentile.
Percorro gli ultimi 30 km che mi separano da Borgarnes piuttosto spedito forse aiutato dal miele nel caffè e complice il fatto che il vento si è un po' rilassato.



Il cielo torna a scoprirsi ed il panorama diventa più interessante, correndo in una alletta poco profonda fiancheggiata da rilievi coperti di pinete e affioramenti di roccia dalle forme strane, alla destra una serie di falesie di basalto corrono parallele e, rigando di scuro il verde dei prati, arrivano ad una catena montuosa innevata.




Finalmente in vista del mare e di Borgarnes dopo un tratto di strada trafficata con rotatorie e grandi corsie, ai lati installazioni industriali e capannoni che terminano all'improvviso accostandosi all'abitato steso tra il mare e un terreno collinare con molte parti rocciose.






La strada volteggia sale e scende con il mare a destra, vedo un cartello che indica il campeggio e proseguo verso il centro alla ricerca di vettovaglie. Una grande area commerciale raccoglie un bar supermarket pieno di souvenir, un centro commerciale con supermarket Netto e varie attività, chiedo informazioni e mi dirigo al più economico Bonus, con le sue bandiere gialle e rosa, appena dietro lungo la strada che porta  Rejkyavik. Compro una nuova penna, evidentemente ho scritto parecchio, al market accanto che pare molto simile ai nostri cinesi e mi sposto tra le corsie alimentari che mi vedono uscire carico come Babbo Natale. Stipo tutto alla meglio nelle Ortlieb che rimangono aperte come fossero secchielli e mi dirigo al campeggio dove sistemerò tutto quanto.



Il terreno è proprio in riva al mare, un pagliolato di legno che affaccia sulla spiaggetta accoglie i bagni e due tavoli di legno con panche, lungo la stradina un prato ospita già qualche van. Mi sistemo accanto ad un'altra tenda dietro una fila di cespugli radi, nel disperato tentativo di essere un poco riparato dal vento.


Preparato il campo vado a cenare su uno dei tavoli, è bello di fronte al mare, ma fa freddo col vento che ti schiaffeggia e finisco per mangiare lo skyr seduto nel bagno che è riscaldato.
Purtroppo niente docce.
La giornata è finita e stranamente non mi sento affaticato.

Oggi 106 km



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