lunedì 10 settembre 2018

ISLANDA GIORNO 19 - 30 maggio '18

ISLANDA GIORNO 19 - 30 maggio '18


Notte agitata come i teli della tenda, una serie di sogni molto reali ha turbato il mio sonno.
Esco dal sacco a pelo più tardi del solito per scoprire che ho dimenticato la chiave nel lucchetto che lega la bici, per fortuna non sono in Italia, altrimenti starei cercando il modo di andarmene a piedi!
Quando lascio il posto i miei vicini sui van sono ancora addormentati, il vantaggio di avere un motore, si recupera molto più facilmente il tempo perso.


Purtroppo ieri mi sono scordato di riempire le borracce e non ho più acqua, sono costretto a scendere in paese per scoprire che non c'è nulla aperto alle 8 di mattina, persino i bagni del distributore di benzina sono chiusi. Sono nel parcheggio del supermarket che mi guardo attorno sconsolato quando un furgoncino parcheggia accanto a me, vado a chiedere se c'è dell'acqua da qualche parte e mi indirizzano ad un hotel in cima ad una salitona che non è nemmeno sulla mia strada. Sono operai che lavorano nel supermercato, vista la mia espressione scoraggiata mi permettono di entrare e mi riempiono le borracce.
Una salita mi attende comunque, sorpasso il luogo del bivacco e proseguo verso il passo.


Ai miei lati scorrono monti dalle vette piatte che paiono schiacciate dai pesanti nuvoloni color piombo che incombono poco sopra, i fianchi sgrossati dallo scorrere di antichi ghiacciai di cui si persa la memoria e rifiniti dallo smerigliare di un vento che non ha mai pace dalla notte dei tempi.


Al passo Justin, fotografo svedese , mi fa una foto che ricambio a lui e la fidanzata accanto al monumento.


Ancora una volta mi lascio alle spalle il valico e scendo nella vallata che va allargandosi in prati e pianura.





In questo tratto incrocio Markus, un gigante tedesco, il manubrio della sua bici mi arriva quasi al mento, 2 metri e 05 cm di omone che indossa tanti vestiti quanti ne contengono le mie borse. Non so come faccia a pedalare così vestito, io mi scioglierei in dieci minuti, ha un sorriso contagioso, mi spiega che è in vacanza, va piano e fa poca strada alla volta, quindi non suda.



Nello scambio di informazioni apprendo che più avanti c'è un campeggio con vasca termale proprio in riva al mare, buono a sapersi, ci andrò senz'altro.
Incrocio una chiesa con il cimitero accanto, è proprio all'inizio della stradina che porta ad una fattoria, qui le chiese sembrano più delle istituzioni private che dedicate alla collettività come appare da noi, bisogna anche riconoscere che la densità di popolazione è così bassa che non sarebbe possibile altrimenti.



Mi fermo a fare uno spuntino mentre il sogno delle patatine fritte da ieri continua a fare capolino nel fondo dei miei pensieri, so che appena possibile saranno mie.


Arrivato al paese di Blonduos tengo fede al mio goloso proposito, ne prendo una porzione XL che insieme al caffè costa come una notte di campeggio, ma ne vale la pena, visto quanto a lungo le ho sognate. Sono immerso nel religioso intingere nel ketchup le patatine e ingoiarle quando una figura entra nel io campo visivo avvicinandosi al tavolo, è Bettina, col figlio Tom, la signora tedesca che mi ha offerto il cibo in campeggio al lago Mivatn, e poco dietro anche il marito Tymo.


Sono felice di incontrarli di nuovo, hanno visto la bici parcheggiata fuori e sono venuti a cercarmi, seduti insieme al tavolo conversiamo dividendoci le patatine che ho dovuto insistere per far accettare soprattutto a Tom. Sono probabilmente le persone più cordiali e amichevoli incontrate sinora. Scattiamo qualche foto insieme e poi ripartono col loro furgoncino.
Completate tutte le operazioni di ristoro e ricarica batteria del telefono, che ormai è morta e richiede due pieni al giorno, vado ad ispezionare il campeggio locale, è proprio dall'altro lato della strada.
Un signore sovrappeso alla reception alza la testa dalle sue carte per dirmi che non c'è una cucina e un posto riparato dove mangiare, se voglio posso affittare un bungalow. 
Abbandono l'idea del campeggio e proseguo, il paese non offre possibilità di visita se non qualche foto panoramica.




In una ventina di km raggiungo un sito indicato come caratteristico dalla carta turistica, si chiama Vatnsdalshòlar, in effetti è veramente particolare, il terreno è costellato da monticelli conici aderenti uno all'altro e coperti d'erba dal verde brillante.






Non riesco a figurarmi quale fenomeno vulcanico o glaciale abbia prodotto una superficie così strana, lungo la strada un'area di sosta e un boschetto con tavoli da picnic e bagni sembra essere messo lì apposta per me.




Ecco trovato il campeggio di oggi. Preparo la cena e solo più tardi monto la tenda, in fondo al sentiero nel folto degli alberi.


Questa sera gran lusso, ho anche tavolo e panca per scrivere il quaderno di bordo.

Oggi 75km in 5h 18' ai pedali



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