giovedì 4 aprile 2019

Myanmar 22 Moulmein > Yangon

22 novembre 2018       Giovedì  G22            Moulmein     ⇨    Yangon


Questa mattina Mrs Zinzin Oo è sempre stilosa e impettita ma perde  colpi con gli ordini, si scusa perché c’è del personale nuovo, alla fine riusciamo ad avere la nostra colazione.


Puntuale come uno svizzero arriva il nostro taxi, è un extra lusso, camioncino telonato con sedie di plastica da bar color rosa sul pianale. 


Caricati i bagagli ci sistemiamo e si parte, ma siamo quasi subito bloccati dal traffico e dalla folla per la festa religiosa del plenilunio, noi pacifici ci guardiamo attorno come fossimo i reali d’Inghilterra, salutando e benedicendo gli astanti. 




Il conducente spazientito fa un’inversione nel mezzo del casino e cambia strada, aggirando la collina arriva al terminal dei bus in tempo.
Ci lascia di fronte al nostro, che soli non riusciremmo a trovare, controllo biglietti, passaporti (manco dovessimo fare un volo intercontinentale) e siamo seduti nella cella frigorifera che sa un poco di naftalina.

Si parte in orario, percorrendo la stessa strada sulla quale siamo arrivati vediamo scorrere dai finestrini molte, moltissime pagode nel verde dei colli e una sequenza infinita di villaggi.
Capanne di paglia e palafitte punteggiano i campi e i bordi della strada su cui i bimbi giocano incuranti del pericolo, gli animali pascolano e le persone lavorano.
Facciamo una sosta pranzo poco più avanti di Kyaikto, il ristorante è un vero bordello, senza menù, ma sono veramente efficienti, mangiamo un riso con verdure scelto indicando nelle pentole che non è niente male e costa due soldi.
Proseguiamo il viaggio nelle pianure dove regna la coltivazione del riso e nei pochi appezzamenti d’erba pascolano i bianchi bovini con la gobba a volte adornata da un uccellino.
C'è anche un tratto di autostrada, fa un po’ sorridere per le abitazioni al bordo, i bambini che giocano sulla banchina e nessuna recinzione per tener lontani gli animali.
Nel primo pomeriggio raggiungiamo il terminal nord di Yangon, è vicino all’aeroporto, praticamente un viaggio per il centro, troviamo un taxi piuttosto malconcio  ma almeno l’autista conosce il nostro hotel e non dovremo fare la battaglia per trovarlo come all’arrivo.
Partiamo con un’inversione su viale trafficatissimo a doppia corsia, ma ormai dopo oltre venti giorni di Myanmar non ci spaventa più nulla. Arrivati nella zona centrale avvistiamo lo stupa gigantesco della Shwedagon pagoda e siamo subito bloccati dal traffico, anche qui c’è il plenilunio e la conseguente festa religiosa della luna piena di Tazaung Da Ing.
La nostra strada è bloccata e il furbone cerca di scaricarci, ma gli va male perché non ho voglia di farmi una camminata in una ressa infernale con tutti i bagagli addosso, così lo costringo a fare il giro e portarci di fronte all’hotel Mawtin.
Un fondo d’ansia viene fugato e l’hotel si dimostra veramente bello, il palazzo, la hall, ragazzi efficienti, camera piccola ma carina e pulita con spugne ripiegate a forma di elefante sui letti, wifi potente ... e siamo in centro, niente taxi ogni volta.




Usciamo per cenare e ci immergiamo in una calca epica, un fiume immenso di persone avvolge le bancarelle, i chioschi, le giostre e scorre lentamente nei due sensi opposti. Luci, colori, suoni rumori e profumi si spandono facendoti girare la testa.



Poco distante dall’hotel una grande ruota panoramica torreggia in mezzo alla strada, è azionata a forza umana, una serie di agili ragazzi si sposta sui raggi che la sorreggono per farla ruotare col proprio peso, proprio come i criceti. 


Una cosa del genere da noi sarebbe da arresto immediato per contravvenzione ad almeno una decina di norme di sicurezza, ma qui tutto è possibile, si divertono e tanto basta, mentre la musica strombazza forsennata.



Osservando bancarelle che vendono ogni tipo e forma di cibo e dolci dai colori molto sintetici, scartando i mendicanti che stanno seduti a terra tra la folla transumante arriviamo ad un enorme e modernissimo shopping mall dove passeggiamo al fresco fuori dalla calca per un po’.




La Lella viene magneticamente attratta da un Pizza Hut e dalla sua pizza a pasta spessa, ce ne andiamo sazi da scoppiare e affrontiamo nuovamente lo sfavillante festival per rientrare in albergo. Questo è l’ultimo capitolo del viaggio, altri due giorni a Yangon ci attendono.

Nessun commento:

Posta un commento