martedì 9 gennaio 2018

Marocco e Sahara Occidentale 29 Genova - casa

Domenica 19 novembre 2017.   Giorno 29
Genova - casa

Mi alzo alle sette mentre stanno strombazzando attraverso l’altoparlante che lo sbarco avverrà alle otto. Preparo tutti vestiti, mi sistemo e chiacchiero un po’ con il tale che dorme sopra di me, anche lui pensa che Jimmy dice un sacco di baggianate trincerandosi dietro principi pseudo religiosi religiosi e comportamenti opposti. Lui è uno che parla poco ma si capisce che è un brav’uomo.
Ho già addosso buona parte dei vestiti per il viaggio, ma non ancora il gore-tex, mi sposto al bar al centro del ponte 6, divanetti comodi ma mai frequentato per il freddo glaciale, punto di raccolta per chi ha il mezzo al garage D.
Mentre sorseggio la colazione chiacchiero con Edo (XT 660 ticinese), poi con Nico(KTM 640 adv la più carica mai vista, di Stoccarda) che ha girato per due mesi facendo base qua e là dove lasciava i bagagli per visitare, con Michele (tenerè 660 svizzero) finché l’altoparlante chiama l’uscita.
In garage ritrovo tutti i motociclisti con i quali ho passato del tempo in nave, i romagnoli Raphael ed Alessandro, Franz l’altoatesino, non ricordo il nome dell’ harleista del Cadore, i polacchi, il gigante spagnolo, tutti presi a slegare le moto e caricare il bagaglio da cabina.
Stringo le cinghie del portapacchi, passaporto a portata in un elastico del road-book e mi accodo ai mezzi giù per la rampa della nave. Come al solito controlli zero agli italiani e sono di nuovo in patria contento come un bambino a Natale, torno a casa.
Ultima sosta in uno slargo a mettere le calorette (bustine chimiche che sviluppano calore) negli stivali e nei guanti, passamontagna sottocasco, goretex sotto la giacca e una serie di altri accessori per scaldarmi che mi tramutano in un palombaro. Mi sfilano a fianco gli altri motociclisti salutando, finalmente, a fatica, riesco ad inforcare la sella e parto verso il casello dell’autostrada, sono le nove di mattina e i fanali funzionano.
Mi aleggia nella mente una lieve preoccupazione per la targa fotocopiata e ridotta, che appiccicata sul parafango posteriore, fa sembrare la moto un ciclomotore ultra obeso. Questo oltraggio al codice della strada vale multa e ritiro dei documenti ma, mi dico, piuttosto che perdere la targa come è già successo, o spezzarla, “tanto non mi hanno mai fermato!” 
Salgo l’Appennino con l’asfalto ancora umido per la notte e piano piano mi raffreddo, ma non da piangere. Ho deciso di lasciare l’autostrada in pianura per accorciare, tanto vado piano.
Lupus in fabula vedo lontano davanti a me dei lampeggianti blu che entrano in un’area di sosta. Passo accanto alla volante della polizia e spero che non mi raggiungano, sono a pochi km dall’uscita.
A 4 km dal casello di Tortona, 90 km ora dietro un camion per ripararmi un po’ dal vento ecco comparire i lampeggianti negli specchietti, ho anche la luce posteriore morta. Mi si fanno sotto e rimangono dietro di me per qualche minuto, sudo copiosamente, eccoli uscire in sorpasso e sfilarmi accanto come in un film al rallentatore, mi guardano, li guardo da dietro il casco e gli occhialoni. Si infilano tra me ed il camion forzando piano piano per farsi spazio ...ecco, ci siamo!
Restano lì senza indicarmi nulla, ma cominciano a rallentare debolmente fino ad arrivare a 75, sono combattuto ma visto che non mi segnalano di accostare li risorpasso, senza freccia, non avendola installata. Ancora una volta ci guardiamo mentre vado via dolcemente, rientro in corsia e mi rimetto a 90 attendendo sviluppi con la testa incassata tra le spalle pronto al peggio.
Non succede nulla per un paio di minuti, poi ripartono in sorpasso, sono rassegnato quando inaspettatamente mi rendo conto che si allontanano e se ne vanno. Sono stato graziato da un verbale decisamente salato, sarà stata la bontà della poliziotta accanto al guidatore, sarà stata la pigrizia di fermarsi e abbandonare il tepore dell’auto per una seduta di freddo polare a scrivere la contravvenzione... boh! non è dato di sapere, ma ho un motivo di gioia in più oggi.
Esco dall’autostrada e mi fermo a telefonare a casa per aggiornamenti sull’arrivo, mi passa accanto Nico cui avevo parlato delle calorette, probabilmente va alla Decathlon a fare scorta, gli serviranno sulle Alpi.
Una settantina di km sulla statale sperando di evitare ulteriori incontri con le forze dell’ordine e sono a casa, altro viaggio concluso senza problemi.
Alla prossima.

Oggi 135 km 
Totale 2856 km di piste, 1243 d’asfalto in moto e 1700 km in auto 

lunedì 8 gennaio 2018

Marocco e Sahara Occidentale 28 nave

Venerdì 17 Novembre 2017          Giorno 28
Barcellona - mare

Siamo a Barcellona verso le 10 e c’è un bel sole. 
Oggi Jimmy mi ha fatto due palle così, si dimostra un tuttologo depositario di tutte le verità, ha il perché e la risposta di ogni cosa, ripete cose che sembra aver imparato a memoria, stufo di farmi catechizzare da sto fenomeno mi sgancio con una scusa.
Decisamente più stimolante parlare con Michele, tenerè 660, responsabile del turismo di Locarno che è stato inviato quattro anni a Los Angeles e mi racconta la sua esperienza californiana.
Non ricordo il nome del ristoratore di Bologna, cagiva elefant 900, che gestisce un rifugio sull’Appennino vicino al Corno alle Scale che ricordo bene per un soccorso piuttosto impegnativo.
Svegli più tardi arrivano anche Raphael, bmw gs1200 e Alessandro, ktm 950s (i romagnoli) e il pomeriggio vola tra storie di kite-surf, Caraibi, Capo Verde, droni, filmati , software, meccanica e gli argomenti più disparati.  Ad un certo punto con un colpo di magia estraggono nachos e salsa piccante che con una birra diventano un aperitivo fantastico.
Il mare agitato rovina la festa disturbando tutti che uno alla volta si ritirano in cabina per sdraiarsi. Rimasto solo e senza malessere attacco la cena avanzando qualcosa per colazione domani.
Tento senza successo di leggere e mi arrendo al sonno.

Oggi nave
Totale sempre lo stesso 

domenica 7 gennaio 2018

Marocco e Sahara Spagnolo 27 Tangeri - Barcellona

Giovedì 16 Novembre 2017          Giorno 27
Tangeri - Barcellona

Sono il secondo ad alzarmi in cabina per cercare di perdere tempo. 
Colazione al bar sul ponte piscina e mattina spesa in chiacchiere un po’ con l’harleysta italiano che vive in Germania, un po’ con i ragazzi romagnoli e un po con Edo il vignaiolo ticinese che abita a Viggiù.
Pranzo con i miei viveri ad nu tavolo del bar e secondo round di conversazione nel pomeriggio, si aggiunge anche Franz uno spilungone di Merano.
I ragazzi romagnoli sono i più interessanti, con un sacco di argomenti diversi e stimolanti, il tempo vola in buona compagnia, in un attimo si fa l’ora di cena.
Anche la sera si sta in compagnia, quest’anno non mi posso lamentare, lo scorso anno non c’erano motociclisti e trovare qualcuno con cui scambiare due parole era un problema.
Sembra che la nave non arriverà a mezzanotte a Genova, ma rallenta, infatti siamo in ritardo su Barcellona e verremo sbarcati la mattina in Italia.
Anche i compagni di Edo, uno svizzero che vive a Lugano e un tedesco di Tubingen si uniscono al gruppo... ed è subito notte.

Oggi nave
Totale sempre quello

sabato 6 gennaio 2018

Marocco e Sahara Occidentale 26 cap Spartel- PortMed Tangeri

Mercoledì 15 novembre 2017                     giorno26
Cap SPARTEL - PORT MED

Notte di paura, ringhi cani attaccati alla tenda, cuore che mi esce dalla gola. L’incubo di svegliarsi di soprassalto una seconda volta alle 5,30 con i cani che abbaiano , ringhiano, si azzuffano saltando contro il telo della tenda. Urlo e sembrano smettere, a parte uno che sento ringhiare a lungo a venti centimetri dalla mia testa, il cuore mi balla la tarantella nel torace, coltello a serramanico aperto poggiato sulla pancia e aspetto leggendo.
Non mi è mai successa una cosa simile nelle mille notti di campeggio libero, guarda un po’ in un campeggio cosa ti capita.
Ormai sono le 8, continuo a sentire una presenza sul lato dei piedi, che fare? con una tenda che ti costringe ad uscire a faccia avanti strisciando? Infilo la giacca da moto e il casco per proteggermi da eventuali morsi e mi azzardo ad uscire.
Un cane simile ad un pastore tedesco, penso del campeggio, dorme placidamente a trenta centimetri dai miei piedi, alza un orecchio, mi guarda e mi trotterella dietro scodinzolando mentre vado in bagno.


Beh, anche questa volta abbiamo portato a casa la pelle illesa. Riflettendo penso che sia lui che combatteva per difendermi da un gruppo di randagioni visti in zona ieri.
Festeggio lo scampato pericolo con una bella colazione al bar.
La mattina scorre con il mio amico peloso accanto che osserva mentre piego, allineo, imbusto, organizzo i miei averi per caricare la moto e tenere da parte le cose calde per il rientro in Italia. Lascio la tenda per contenere tutto fino all’ora di partire.
Ultima incursione al ristorante, un panino monumentale, un insalata e un the alla menta con i pensieri che corrono leggeri sull’orizzonte cullati dal velo di malinconia della nostalgia per la famiglia. La terrazza sul mare, il vociare dei turisti e le strida dei gabbiani sono l’ultimo atto del viaggio.
Torno a caricare i bagagli e verso le tre, roso dall’impazienza di partire, saluto il personale del campeggio e mi avvio con uno zaino di piombo che causa qualche difficoltà a salire in sella.
Piano piano riconquisto un minimo di scioltezza e procedo lungo costa verso il faro. Mi godo per l’ultima volta la vista dei cammelli, le spiagge e le scogliere illuminati fa un sole caldo che lascerò qui e risalgo verso il colle tra le pinete per planare su Tangeri.
Attivo il gps per non dover cercare e mi ritrovo a percorrere la stessa strada dell’andata, in un traffico preoccupante che si dissolve arrivato sul lungomare. Uma distesa di marmo bianco copre i parcheggi sotterranei e parallelepipedi di cristallo, che contengono gli ascensori, dominano il mare a distanza regolare come avveniristiche torri d’avvistamento saracene.
Lasciata la città serpeggio sulla costa col profilo della Spagna oltre il mare alla sinistra, la rocca di Gibilterra di fronte, col suo picco acuto, mi osserva.
Ultima sosta a Ksar Sghir per spendere un chilo di moneta tra frutta e benzina poi mi avvio mesto e in anticipo colossale al porto.
Lascio la moto e vado a fare la carta d’imbarco alla GNV con i soliti avvoltoi che mi planano attorno per spillarmi qualche soldo facendo le pratiche per me.
Cambio le banconote avanzate e procedo verso i controlli di polizia e dogana.
Sono accanto a due ragazzi cechi uno su KTM e uno su Suzuki con frizione rotta.
In dogana mi mettono sulla piattaforma dello scanner accanto aLLa grossa KTM di uno spagnolo, lo scorso viaggio non mi avevano controllato col camion a raggi X.
Finita la sequenza di controlli vado a piazzarmi in testa alla colonna di mezzi pronti per l’imbarco, ancora molto pochi, lascio la moto e mi siedo a leggere al riparo del vento.


Piano piano il molo si riempie, arrivano altre moto di tutti i generi, dalle custom, alle stradali, dalle enduro leggere alle maxi fuoristrada dal peso esagerato, alcuni con un carico smisurato sul povero mulo d’acciaio.
Torno alla moto per bere e comincia la socializzazione con i miei simili italiani, tedeschi, svizzeri, polacchi ecc ecc, si osservano le moto, ci si informa sui percorsi, ci si scambiano impressioni ed esperienze.
Le motociclette sono tutte differenti ed altrettanto lo sono i piloti per fisionomia e gusti, si comincia a conoscersi e la conversazione vira al personale mentre in grande ritardo, con calma olimpica, arriva la nostra nave.
Ci fanno cambiare corsia e finalmente ci imbarchiamo.




Come sempre arrivo per primo nella cabina, mi doccio e mi vesto per andare a fare un giro quando arriva Jimmi un marocchino che vive a Busto Arsizio, chiacchieriamo un po’ e si fa mezzanotte.
Lasciamo perdere il giro, si dorme.

Oggi 60 km
Totale 2856 + 1078 km



giovedì 4 gennaio 2018

Marocco e Sahara Occidentale 25 Cap Spartel

Martedì 14 novembre 2017       giorno 25
Cap Spartel 

Meraviglia, oggi resto in tenda fino alle 8:30, mai successo. Bella giornata, cielo blu e zero vento. 
Sistemo un poco il casino che mi circonda e ammucchio tutto nella tenda/sarcofago, una colazione al bar e parto per una camminata, assalito dall’astinenza di movimento.
Seguo la costa scattando qualche foto, inizialmente diretto al faro, poi decido di proseguire sulla litoranea verso Tangeri.








Il primo tratto è cambiato parecchio, prima di arrivare al faro hanno costruito terrazze giardino panoramiche, vialetti e parchi giochi. 


Intorno al faro molti ambulanti vendono souvenirs e manufatti di cuoio, una bimba con un cucciolo di asinello vende fotografie ai turisti.




Da qui si sale per superare il colle, lungo il ciglio della strada i ragazzi vendono tazze di corbezzoli e noccioline.
Salendo la vista è bellissima sulle spiagge, peccato che tutto il fianco della montagna sia carbonizzato da un incendio, la macchia e i pini che regnavano sono scheletri e il profumo inebriante è trasformato in lieve sentore di carbonella.



Un grande gregge di capre pascola sul pendio brucando non si sa cosa tra rocce e cenere, più a monte un gruppo di taglialegna ripulisce il terreno dai tronchi morti.
Fortunatamente l’area bruciata termina prima della grande pineta in cima al valico, i vecchi pini marittimi che formano un tetto di morbide verdi nuvole a coprire il terreno sono salvi. 



Mi arrampico fino alla cima dove sono piazzati i ripetitori, ai lati della strada aree pic nic e cartelli con cinghiali e scritte in arabo, qui il profumo dei pini è una delizia.
È ora di ritornare, in discesa mi sorpassa un anziano runner con i capelli da rasta, mi verrebbe voglia di seguirlo, non fosse che le scarpette minimal sul bordo ghiaioso della strada mi stanno surriscaldando i piedi.


Ormai sono a zonzo da quasi tre ore e 15 km, ci vuole un po’ d’acqua, bottiglietta in un chiosco e via.


Faccio sosta in spiaggia a leggere il libro che mi sto trascinando da ore e colgo l’occasione per esplorare un’estremità che non ho mai visto. 


Abbarbicato sulle rocce appena sopra la sabbia ciò che rimane di un, credo, villaggio turistico costruito nello stile di una casbah con una terrazza a sbalzo protetta da una balaustra a colonnine bianche che ospita la piscina. Peccato sia tutto in stato di abbandono.
Ornai sono fuori da ore, torno in campeggio a mangiare un boccone e a fare una doccia.
Il sole sta tramontando e sono all’ultimo atto della giornata, la cena sul mare, a provare nuovi piatti del ristorante.


La telefonata a casa chiude le attività, sono già svenuto sul materassino.

Oggi 20 km a piedi
Totale... il solito 


martedì 2 gennaio 2018

Marocco e Sahara Occidentale 23 Agadir - cap Spartel

Domenica 12 novembre 2017                   giorno 23 
Agadir - Tangeri

Sarà l’ultima colazione insieme, alle 7:30 arriva il taxi per l’aeroporto, Michelle, Huguette, Viviane, JF e Dom dopo i saluti partono lasciando un velo di malinconia steso su di noi che restiamo.


Con calma finiamo di ritirare tutto, agganciamo i  rimaorchi e alle 9:30 partiamo, pasticciamo un po’ sulle strade intorno ad Agadir e finalmente imbocchiamo l’autostrada.


Abituati alla moto fuoristrada è molto noioso, io sono sul pick-up con Patou e abbiamo la sua moto sospesa sul gancio di traino, Bernard traina il carrello con la sua moto e quella di JF mentre la mia moto è sul carrello di Bernie.


Sosta caffè verso le 11 e avanti ancora un paio d’ore, doveva essere sosta piknik ma Bernard decide che una tajina è meglio. L’area di sosta è grande, moderna e pulita, ci sono moschea, parco giochi e anche il fornaio che sforna pane tradizionale squisito. È stata una grande idea, la tajina merita e anche le patatine, il pane fragrante e caldo.


Come al solito mi tocca il turno di guida infame, quello dopo pranzo, una faticaccia tenere aperti gli occhi con la pancia piena, ma dopo un’ora di tortura supero il problema, l’auto beccheggia e ha lo sterzo leggero con la moto sospesa dietro, il vento di lato non aiuta.
Alla periferia di Rabat, nel traffico, Bernie perde il contatto con Bernard che se ne va solo mentre noi proseguiamo dritto nella tangenziale interna. Ci ritroveremo al campeggio di cap Spartel.
Altra pausa caffè all’imbrunire, mancano ancora 100 km al campeggio, i due Bernard si sentono al telefono e stiamo più tranquilli.
Finalmente il viaggio termina, siamo al camping Achakar di fronte alle grotte d’Ercole, è desolato, senza clienti e ridotto ad un parcheggio, non è lo stesso degli anni passati. Tempo di sistemarci e in una mezz’ora arriva anche Bernard. 
Tolgo la moto dal carrello così domattina sono già pronti a partire e ci prepariamo una cena fredda per terminare i viveri rimasti nella cambusa. Beviamo un caffè al bar e all’alba delle dieci e mezza siamo a nanna.

Oggi 850 km
Totale 1700km in auto - 2856+993km moto



Marocco e Sahara Occidentale 24 TANGERI

Lunedì 13 novembre 2017   Giorno 24
Tangeri

È l’ultimo giorno, da oggi resto solo di nuovo, sveglia presto smonto la due secondi di Patou e trasferisco le mie cose nella piccola Ferrino monoposto .


Già a colazione si percepisce la tristezza, ammanta tutti e il cielo che si rannuvola non aiuta. Dopo i consueti saluti alle 7,30 resto solo e desolato in piedi nel campeggio vuoto a salutare i tre fuoristrada che partono per affrontare un ritorno su ruote da Gibilterra.
Quando viaggio da solo non è un problema, ma separarsi è sempre un po’ deprimente. Giornata ventosa e cielo coperto, poco si presta al turismo, mi rimbocco le maniche e parto con la ricerca guasto sulla moto, forse poi avrò i fari funzionanti. Smonto la carena, levo le camere d’aria di riserva fissate dietro e sono arrivato al fascio di fili elettrici avvolti nel nastro isolante e poi coperti di gomma.
Toccando qua e là individuo la zona del falso contatto, una coppia di fast-on con i fili che sfuggono. Li ripristino e dopo un po’ do prove sigillo e richiudo tutto.  Sono sollevato, arrivando in Italia a mezzanotte le luci saranno indispensabili. Spendo il resto della mattina tra la terrazza panoramica sul mare della Grotta d’Ercole e a leggere il libro che Dom mi ha lasciato.
Mangio qualcosa al volo e, visto che il meteo sembra migliorare, vinco la pigrizia e vado ad una stazione di servizio a lavare la moto. Il viale che serpeggia tra le colline verso Tangeri è una passeggiata perfetta, fiancheggiato da enormi marciapiedi con elaborati lampioni bianchi, costruzioni nuove, ville con giardini, il nuovo modernissimo centro congressi.
Al lavaggio con due € fanno un lavoro egregio, spruzzano, insaponano sciacquano, asciugano a mano, torno con un gioiello splendente tra le gambe.


Moto sistemata, luci ok e cielo ormai sereno. È tempo di spiaggia, passo un po’ di tempo a leggere seduto su una barchetta adagiata sulla sabbia finche delle nubi maligne mi rovinano la festa.




Non mi testa che tornare e farmi una doccia calda, lusso a cui ho perso l’abitudine. 
Si è fatta l’ora di cena, sono ormai cliente fisso del ristorante alle grotte, guado la folla di turisti che lascia il luogo e mi siedo sulla terrazza davanti ad uno spettacolare tramonto sul mare. La piazza colonnata, il cielo tutto color porpora e un treno di nubi violacee due dita sopra l’orizzonte danno un colpo d’occhio splendido.




Un fritto con orata, sogliola, pesciolini, calamari e gamberi , patatine e coca cola mi  allieta anche lo stomaco.
Purtroppo scopro di non avere l’appoggio per dormire a Genova, pazienza, viaggerò di notte gelandomi le chiappe.
Mentre leggo al bar seguo con un occhio l’Italia che non riesce a qualificarsi per i mondiali giocando contro la Svezia (da non credere). Alle dieci mi arrendo al sonno.

Oggi 0 km
Totale moto 993km asfalto+2856 piste - auto 1700 km