lunedì 22 dicembre 2014

Diario del 1° giorno in Tunisia

Ciao a tutti i "seguaci" del blog, che nasce per raccontare della preparazione e della realizzazione della NOVARA - SANTIAGO de COMPOSTELA di corsa, ma per non essere troppo barboso vi racconta anche altro.

Oggi mi sono riposato facendo un'oretta di corsa tranquilla e 15 scatti da 100m, dopo il lungo di ieri devo prendere un po' di fiato!


Nel post precedente avevo inserito i presupposti per una corsa nel deserto, oggi vi posto il diario di una cosa unica e irripetibile.




[DIARIO] Diario di 4 giorni di corsa in Tunisia

Messaggioda amay450 » 16 apr 2012, 22:39 
Ciao a tutti ecco quello che ho fatto, provato e sentito nello sforzo più duro che abbia mai affrontato
Spero di non annoiarvi troppo

Questo è territorio e la traccia del percorso:

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DIARIO DELLA CORSA

1° giorno – 20 marzo 2012 Partito da Douz alle 6 con uno yogurt in canna, lascio l’Hotel 20 Mars con uno zaino decisamente più pesante del previsto, ma la prima parte asfaltata scorre abbastanza bene, mentre le gambe prendono il ritmo. 
La velocità è fortemente penalizzata dal peso, e, manco a farlo apposta, il vento viene da Sud; nelle salite sulla sabbia è un’agonia. La nota positiva è che, probabilmente, è piovuto qualche giorno fa e i cespugli sono fioriti, il profumo è inebriante, all’inizio non capivo da dove venisse perchè i fiori sono piccolissimi e non li avevo notati. 


Alle 10,50 sono al caffè “La porte du desert”, ho percorso 37,5 km. Bevo una coca e due the per la cifra esagerata di 3DinariTunisini (1,5 €) e rimango a chiacchierare un paio d’ore in italiano con il figlio di Hedy Haji Brahim (famosa guida).


Alle 14,30 sono al caffè “La tente”, visto che non mi corre dietro nessuno mi fermo mezz’ora e bevo due aranciate, qui il proprietario è più esoso e vuole 6 DT.
Alle 16 sono al “caffè du Parc  Jebil", Majid il capo e Amor il suo dipendente mi accolgono un po’ stupiti, ormai nemmeno più gli indigeni si muovono a piedi. 



Lungo la strada, a causa del vento mi sono reso conto che non è possibile cucinarsi qualcosa col fornello e ho rinunciato al pranzo, ma ho maturato la convinzione che se trovo da dormire nei bar mi risparmio la guerra con la tenda senza materasso.
Majid mi concede alloggio e cena a 20 DT (che è più di quello che paghiamo io e il Luca a Douz per una stanza doppia con colazione) ma va bene, dato che non c’è concorrenza e precisa che si mangia cous cous au legumes, visto che non ho prenotato e non ha carne. Va bene tutto e risparmio di cucinare. Parlando gli dico cosa mi propongo di fare e lui, per tutta risposta, sbarra gli occhi, se possibile, ancora più di prima. Non dice nulla per un po’, ma evidentemente ci riflette, perché poi mi dice che non ce la posso fare; vedrai, gli rispondo, dopodomani sera sarò di nuovo qui! Scuote la testa, non ci crede… non mi resta che deluderlo! I motivi per farcela aumentano progressivamente, non mi lamento, combustibile per il motore del mio orgoglio.
Qui mi spiega che c’è acqua a volontà perché la porta con il trattore del parco da un pozzo a qualche km di distanza. Mi frego una catinella per mettermi in piedi e una bottiglia d’acqua per fare una doccia economy dietro al bar, finisco appena in tempo per non farmi beccare da una comitiva di turisti tunisini. Sono gentili mi offrono un biscotto fatto in casa, Majid mi spiega che è festa per le scuole e un sacco di persone lasciano le case per stare qualche giorno nel deserto, infatti nei giorni successivi ne incontrerò altri.
I baristi mi chiedono se voglio cenare con loro e i loro amici guardaparco e io accetto di buon grado, così verso le 19, ormai buio, con la pila frontale, andiamo alla torretta dove vivono, in stanze veramente tristi con un piccolo televisore portatile e mangiamo su una stuoia distesa sul pavimento riscaldati da un braciere che è stato una padella in alluminio ed ora è semifusa da innumerevoli riscaldamenti.
Majid mi chiede se voglio un piatto o mi va bene di mangiare come loro, io, un po’ per curiosità e un po’ per non offenderli opto per il piatto comune, come è loro abitudine e, mentre il barista prepara il vassoio d’alluminio gigante con il cous cous e le verdure che ci siamo portati dal bar, uno dei guardaparco prepara la teiera berbera. Entrambe le operazioni vanno raccontate perché sono caratteristiche. La teiera è di quelle smaltate a boccia con manico da un lato e becco dall’altra tipica del luogo, ha un diametro di una dozzina di centimetri, capirete ora il perché della precisazione. Ci mette circa un bicchiere d’acqua, quattro pugni di the nero e quattro pugni di zucchero, roba da asciugare completamente l’acqua, mescola e mette la teiera sulle braci. Nel frattempo M. ha steso la semola inumidita con qualche cucchiaio di brodo nella teglia e, con una cura religiosa ha cominciato a mettere con gesti circolari il brodo sullo strato di semola, distribuendoci sopra con la stessa attenzione le verdure alla fine. Un cucchiaio da minestra ciascuno e via, a mangiare il proprio spicchio, con l’arco che si va allargando sino a toccare quello del vicino e poi finire al centro del piattone ormai vuoto; a questo punto non sono arrivato, ero sazio ben prima. A me è toccata anche un’arancia come dessert.
Dopo quasi un’ora di bollitura è stata la volta del the che viene fatto colare dall’alto nel bicchiere e rimesso nella teiera più volte, finchè l’operazione non produce una schiuma, indice del momento di berlo. Viene versato in bicchierini minuscoli tipo quelli da superalcoolico ma grandi poco più di un ditale; per gentilezza lo fanno assaggiare anche a me, ma sanno già che è troppo forte: hanno ragione, forse potrei anche abituarmi, sorseggiandolo molto lentamente, ma è così poco e per loro così sfizioso che non me la sento di privarli di una dose. Mi dicono che alla seconda volta sarà più facile da bere, infatti rimettono l’acqua con lo stesso fondo e lo rifanno, questa volta sarà quasi normale .
Alle 21 mi si stanno deneergizzando i circuiti, ormai la giornata è stata lunga per me, e dopo un po’ di chiacchiere un po’ in arabo (loro) e un po’ in francese (anch’io), Amor mi accompagna al bar dove mi ficco nel sacco a pelo ed in men che non si dica sprofondo nel mondo dei sogni.
Oggi ho percorso 54,5 km correndo per circa 7 ore e mezza, non ho piaghe né dolori, ho fatto un po’ di stretching e la doccia, sono riuscito ad inviare messaggi per tranquillizzare la famiglia (anch’io ne ho una, ed è normale, si preoccupa, non come me). 
TOTALE 54,5 KM


... a  seguire gli altri tre giorni di corsa.

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