mercoledì 29 agosto 2018

ISLANDA GIORNO 18 - 29 maggio '18

ISLANDA GIORNO 18 - 29 maggio '18


Anche questa notte è piovuto, ha smesso da poco e la tenda è ancora fradicia.


Sono partito prima del solito, il vento subito si mostra ostile lasciandomi avanzare al rallentatore.
La vallata si si snoda tra linee di monti innevati e la stradale percorre in lieve salita.




In un'ora e mezza non sono riuscito a percorrere 18 km, un'altra ora mi porta ad un'area di sosta dove sono raggiunto da due coppie di australiani mentre fotografo una fattoria molto pittoresca.




Pur se anziani sono cordiali ed esuberanti, vengono da Brisbane, rimaniamo a parlare per un po' e mi offrono anche una bottiglia d'acqua di cui ero ormai a corto. Prima di ripartire vogliono farmi una foto, sono interessati alle borse della bici e infine foto di gruppo.


Anch'io mi rimetto ai pedali, ma le condizioni non sono migliorate e il vento in mezz'ora mi sfianca, mi sdraio un po' a bordo strada e il ciclo si ripete al tentativo seguente, questa volta, però, ho di fronte una salita vertiginosa che mi intimorisce, ho paura di non riuscire a scalarla.


Vedo il nastro d'asfalto ondeggiare a destra e sinistra un po' di volte prima di sparire verso destra nella valle molto più in alto. Sfidando la pendenza piano piano salgo, fortunatamente dopo un tratto il vento frontale sparisce lasciandomi pedalare più agevolmente, arrivato al passo raffiche laterali, che tanto odio, mettono alla prova le mie doti di velista, avvisto una piccola costruzione e vado a ripararmi dietro le sue mura provvidenziali.


In discesa sono costretto a pedalare e prestare estrema cautela al passaggio dei veicoli, soprattutto i camion, che, togliendomi il vento all'improvviso, mi fanno sbandare. Ho sperimentato che la tecnica migliore è frenare quasi a fermarsi.



Finalmente esce un bel sole e trovo un posto tranquillo in cui scatenare la mia cucina da campo che mi sforna una pasta e piselli al bacon, oggi me la sono proprio meritata.



Scendendo la valle si allarga e il vento decide che mi sono guadagnato la sua amicizia, inizia a spingermi e filo deciso anche nei falsopiani. Il fiume diventa una rete d'argento che si allarga a coprire il centro della valle lasciando verdi isole tra un rigagnolo e l'altro, è il paradiso dei ruminanti, pecore e cavalli sono sparpagliati nei prati, mentre gli uccelli sono padroni dell'acqua.




In questo paradiso terrestre incrocio Gudmundur, un ciclista islandese che sta facendo il giro dell'isola in senso inverso al mio, è giovane ed atletico, mi racconta che conta di metterci 9 giorni, ha una bici veloce ed è Specialized dalla calza alla mutanda.


Sono ormai in un pianoro verdeggiante, solo a Varmahlid ricominciano colli e pendenze.


Faccio sosta al centro informazioni per scoprire se riuscirò a percorrere la f35, la pista interna che va verso Sud. La signora mi dice che non solo è chiusa, ma dato lo strato di fango che la ricopre è anche vietato andarci, è stato il maggio più piovoso dell'ultimo secolo, accidenti. Vorrei consolarmi con un piatto di patatine fritte, ma la gentile signora mi dice che posso trovarle a 35 km in una direzione e 40 nell'altra, ripiego su un hot-dog nel supermarket accanto, accompagnato da un cappuccino, come un americano a Roma.
Un poco scoraggiato guardo nel gps  e scopro che a qualche km c'è una sorgente termale, la pozza è in riva al fiume. Parto alla ricerca del sito, altro che 5 km!! Le coordinate sono sbagliate, la distanza è doppia, strada sterrata che diventa pista di cavalli bucata  dagli zoccoli e fangosa, finalmente un parcheggio sterrato, dei turisti mi indicano il posto.




Una cascata imponente romba di fronte, un sentiero porta ad un ponticello che permette di attraversare la valletta, si costeggia la riva del fiume ed ecco la pozza, proprio ricavata tra i sassi in riva al fiume con la cascata tuonante dietro l'angolo.





Sono solo, in un attimo sono nudo come un verme e mi immergo nella pozza calda, mentre mi sto godendo il caldo e il panorama avvisto due ragazze sull'altro lato del fiume che si stanno avvicinando, esco a razzo e m'infilo il costume da bagno.


Sono olandesi, finiamo per scambiarci foto a mollo nella sorgente. Arriva anche una coppia californiana, di S. Diego, si passa una buona mezz'ora a conversare, poi la temperatura diventa insopportabile e lascio il posto alla ricerca di un bivacco. 
Mi piacerebbe rimanere qui ma è pieno di cartelli che lo vietano, non diventa mai buio, i turisti vanno e vengono ad ogni ora, c'è un allevamento di cavalli accanto con persone che lavorano, insomma non è proprio il caso!!!
Col vento che mi spinge in un attimo ritorno a Varmahlid, appena prima del paese c'è un'area di sosta con pannelli informazioni per i turisti e un bel prato accanto, già ci sono un paio di camperai sistemati per la notte, mi aggiungo a loro nel prato al riparo di un cespuglio.


Ho fatto piuttosto tardi, sono le nove e mezza passate, monto la tenda ceno e crollo addormentato.

Oggi 104 km in 7h 57' ai pedali




lunedì 27 agosto 2018

ISLANDA GIORNO 17 - 28 maggio '18

ISLANDA GIORNO 17 - 28 maggio '18


Dopo una notte di pioggia mi preparo e ho la fortuna di una mattina col sole e poco vento. Dalla tenda vedo il lago e i monti innevati.



Lascio la mia postazione soprelevata e mi avvio in salita.


Vallate glaciali intorno a me, col fondo piatto e morene o monti limati dallo scorrere dei ghiacciai ai lati, la temperatura è calda, più del solito.




Vorrei prendere la strada per Akureyri che taglia sui monti, ma la supero senza accorgermi e mi addentro nella valle per qualche chilometro, arrivo in una zona di villeggiatura piena di chalet e paesaggi bucolici.



Quando mi rendo conto dell'errore non sono molto entusiasta, ma non ci posso fare nulla, ritorno sui miei passi e scopro che la strada che avrei voluto percorrere è un tratturo ripidissimo, decido di proseguire sull'asfalto.
Una scatoletta di maccarello pomodoro e basilico e una mela sono il pranzo, e poi subito ad arrancare in salita sul crinale, superato il quale si precipita a velocità vertiginosa verso la sponda del fiordo, in fondo si vede già Akureyri, la capitale del Nord, dista ancora una quindicina di km.



Mi pare che qui la vegetazione sia più rigogliosa, al bordo strada violette, denti di leone e lupini fioriscono abbondanti.



Un lungo ponte vola sull'estremità acquitrinosa del fiordo  e poco dopo si entra in città.ù



Il mio primo incontro, sul lungo mare, è Antoine, un francese in mountain-bike con bagaglio leggero e zaino, sta spingendo la bici.


Ha il forcellino del cambio rotto e spera di trovare un ricambio in città. Dice che in caso contrario noleggerà un'auto per proseguire il viaggio, gli faccio gli auguri e proseguo alla scoperta del centro.
Una serie di foto fissa le case originali, due bimbi con un hot-dog, monumenti e panorama.






Ormai è un rito visitare il centro commerciale nelle città più grandi e uscirne sovraccarico, combattendo mezz'ora per stipare il frutto della mia lussuria tra gli scaffali nelle borse della bici.
Dopo aver vagabondato un po' tra le vette alla scoperta dei dintorni riprendo la Ring road che per un poco costeggia il fiordo per poi dirigersi verso ovest. Segue una bella valle in cui il fiume, diviso in tanti bracci, risplende al sole.



Si sono fatte le sei di sera, sono finiti i tempi in cui pedalavo fino a tardi, comincio a ispezionare i dintorni in cerca di un possibile bivacco e l'occhio allenato individua in poco tempo una stradina secondaria che s'inerpica sul fianco della valle tra alberelli di betulla.


Ho l'impressione che ci si possa trovare un posticino per la tenda, provo a guardarmi intorno e mi sistemo.
In breve tenda, cena e the caldo sono pronti, non mi rimane che telefonare a casa per sentire come va e far sapere che sono ancora vivo.


Le salviette umide fanno immeritatamente le veci della doccia e buona notte.

Oggi 90 km in 6h 10' ai pedali.