mercoledì 31 ottobre 2018

ISLANDA GIORNO 38 - 18 giugno '18

  ISLANDA GIORNO 38 - 18 giugno '18


Nonostante il letto, comodità a cui ho perso l'abitudine, l'ansia del ritorno non mi fa dormire molto. Alle 3 e un quarto sono sveglio, mi rigiro più volte e alle 4 abbandono ogni speranza, raccolgo le mie cose e lascio dormire gli altri. 


Mi accampo in cucina signore incontrastato, ovviamente non c'è un'anima in giro anche se dalle finestre entra già il sole, dopo una colazione lunghissima scendo alla reception con i bagagli, prendo il cartone con la bici e leggo in attesa della navetta alle 5,30.


Il bus arriva puntuale, questa volta riesco a caricare senza problemi, l'autista è un ragazzo simpatico e si parla raggiungendo il terminal.


Il check-in è rapido, anche se mi fanno spostare ai "carichi ingombranti", mi chiedono se nello scatolone c'è solo la bici e non mi fanno pagare nessun sovrapprezzo.
Cambiate le ultime corone allo sportello bancario non mi resta che attendere.


Trasferimento a Copenhagen senza problemi e arrivo in orario.


Cinque ore d'attesa sono la parte più faticosa della giornata, leggo, vago tra i negozi del duty free e esausto mi imbarco sul volo per Milano.
Vedo a tratti il suolo, un po' di monti innevati, riconosco Bergamo, Voghera e sono al suolo a Malpensa.




La bici non arriva, dopo due giri di nastro trasportatore vado ad informarmi se anche qui esisto e uno sportello per i "fuori misura", trovato, la Teresa è lì che mi attende, peccato che per utilizzare un carrello qui si paga, ma non ho nemmeno una moneta.
Trascino il cartone fuori nell'atrio e mi trovo di fronte la famiglia dopo quasi 40 giorni d'assenza, è un momento veramente bello, la gioia di abbracciare moglie e figli.
Carichiamo tutto nell'auto e ce ne andiamo a casa, è bellissimo tornare!
Una cenetta coi fiocchi nell'intimità della famiglia era la cosa che più mi mancava, sono proprio fortunato.



Alla prossima avventura.

ISLANDA GIORNO 37 - 17 giugno '18

  ISLANDA GIORNO 37 - 17 giugno '18


Aiutato dalla lettura ho passato meglio le ore di veglia, posso alzarmi con comodo perché, mi resta veramente un pugno di km da coprire e il meteo mi aiuta, ripiego la tenda asciutta.
Procedo in fretta spinto dal vento parecchio teso, purtroppo il cielo azzurro del mattino presto si è coperto quasi completamente.


Un piccolo tratto di strada mi porta, tra i lupini fioriti in tappeti viola, al villaggio di Keflavik.


Trovo subito il distributore di carburante dove ho riempito per la prima volta il serbatoio  di benzina del fornello, alle spalle c'è il supermercato dove, sembra ieri, mi scontravo con prodotti sconosciuti ed etichette illeggibili per l'allestimento iniziale della cambusa.


In attesa che apra il supermercato mi dedico alla pulizia della bici nel piazzale della stazione di servizio, così eviterò di imbrattarmi tutto smontandola. Mi avanza anche un po' di tempo per riposare di fronte ad un caffè fumante e fare amicizia con un ragazzo di Salerno, lavora a Londra ed è qui in vacanza con un collega francese.
Appena apre il Bonus mi lancio a comprare un po' di cose per preparare dei sandwiches per il viaggio di ritorno, rapido come la più scafata delle massaie islandesi scelgo quel che mi serve sapendo già dove trovarlo e metto nelle borse della bici (non mi va di spendere 8€ per un panino in aeroporto come all'andata).
Bello carico affronto la salita che porta verso l'ostello sotto la pioggia, che non si fa attendere nemmeno l'ultimo giorno.



Eccomi a "The Base", con le strutture maculate da un motivo mimetico invernale in toni di azzurro, check-in, prenotazione navetta per il terminal domattina e sistemazione in camera.


La prima operazione è quella di recuperare il mio imballaggio dal deposito e cominciare a smontare la bici. L'operazione è piuttosto veloce, la "faccio a pezzi", fisso i particolari tra loto con delle fascette proteggendo le superfici con pezzi di cartone, una bella fasciata nel pluriball e inserite tutte le borse richiudo il cartone con un km di nastro da pacco. 
Meraviglia! L'imballaggio è di 20 cm più piccolo rispetto all'andata, sono diventato maestro d'impacchettamento. Nel riporre la bici in deposito riesco a schiacciarmi un alluce vedendo le stelle.
Posso dedicarmi, finalmente, ad una bella doccia e approfittare della cucina per prepararmi qualcosa da mangiare e un bel the caldo, scopro tra l'altro l'esistenza di un formaggio al peperone, che, per dovere di cronaca, devo per forza assaggiare. 



I panini per domani sono l'ultima operazione da compiere, posso finalmente riposarmi su un divano in attesa dell'ora di dormire, domani sveglia presto.

Oggi 15 km ... gli ultimi.



ISLANDA GIORNO 36 - 16 giugno '18

  ISLANDA GIORNO 36 - 16 giugno '18

Ho passato una notte discreta sotto una pioggia continua, mi vesto e piove, faccio colazione e piove, oggi non devo fare molta strada quindi non ha senso partire sotto la pioggia.
Solo alle dieci, inaspettatamente, il rubinetto si chiude e sotto uno sgocciolio ritiro e piego tutto quanto, carico la bici e mi trasferisco nella zona living.


Traffico con il web, mail, fb per arrivare all'ora di pranzo mentre il rubinetto si è riaperto e piove a dirotto. Mi preparo il the due volte e mangio tonno e pomodori con un pezzo di formaggio.
Ho iniziato a leggere un libro abbandonato da qualche ospite passato chissà quando, mi annoio a morte, ma non mi va di bagnarmi gratis, piuttosto parto questa sera, tanto la luce non manca mai.
Cucino anche una zuppa di pasta e ceci che mangerò domani, ormai non so più cosa inventarmi quando alle 4 smette di piovere.


Guidato dal gps mi avvio in direzione Keflavik sfruttando le piste ciclabili, a volte è molto complicato scegliere il percorso esatto perché ricamano su ponti e sottopassaggi per superare le grandi arterie. 


Il tempo è sempre minaccioso ma riesco a viaggiare senza bagnarmi, nella periferia della città una ragazza lava il cortile con l'idropulitrice, ne approfitto per dare una lavata a catena e ingranaggi, la Teresa ne sarà senz'altro contenta.



Eccomi finalmente sulla costa, termina la pista ciclabile ma incontro dei begli scorci di panorama e un Viking Center molto caratteristico.









La strada non è esattamente per biciclette, ma almeno c'è una banchina molto larga che mi fa viaggiare in sicurezza.



Sono sempre piuttosto lontano dal mare e non sembra esserci un posto adeguato a campeggiare, il terreno è connesso e tutto spaccato, non si riesce nemmeno ad allontanarsi dalla strada.


Dietro di me compare un po' di arcobaleno che non riesco a fare a meno di fotografare.



Sempre cercando un luogo per bivaccare svolto nella stradina per Vogar che va verso la costa, ho individuato un paio di posti accettabili, ma proseguo fino al villaggio per bermi qualcosa di caldo.
Ristorato ritorno indietro e mi sistemo in una specie di ruga dl terreno, alta a sufficienza per nascondere me la tenda e la bici dalla vista dei passanti, è una specie di valletta col fondo coperto di muschio, non sarò in piano ma almeno sarà morbido.




Oggi 40 km inaspettatamente senza bagnarmi.


martedì 30 ottobre 2018

ISLANDA GIORNO 35 - 15 giugno '18

  ISLANDA GIORNO 35 - 15 giugno '18


Primo risveglio in un letto, anzi in un divano letto king-size, da quando sono arrivato a Keflavik.
Ancora una volta sono crollato in catalessi senza finire di aggiornare il quaderno di bordo, ma ho risolto questa mattina alle 5,30 mentre tutti dormivano e io non riuscivo a farmi corrompere dalla comodità.
Colazione solo prima delle sette e replica con i padroni di casa belli arzilli alle 8 e Aurore ancora stravolta dalla fatica della traversata.
Bergur e Magdalena mi invitano a passare il fine settimana con loro in una zona selvaggia dove si disputa una gara di MTB, purtroppo i tempi sono molto stretti, dovrei tornare, prendere al volo un bus per Keflavik, smontare la bici imballare e andare in aeroporto a tempo di record dopo la notte in bianco. Mi arrovello per due giorni ma alla fine decido di rinunciare, sono troppo tirato e rischio di perdere il volo, mi dispiace un sacco, sarebbe una bella esperienza.
Ci separiamo, chi al lavoro, chi a ricongiungersi al suo gruppo ed io in giro per la città guidato dal gps, prima tappa al campeggio, ricognizione per il successivo pernottamento. Bella struttura molto accogliente, con un sacco di punti di cottura e tavoli per mangiare, pianificare e bivaccare, è più caro della media ma si compensa perché c'è anche un sacco di cibo lasciato da chi passa e i più tirati come disponibilità economiche sopravvivono gratis.
Proseguo verso il centro seguendo la ciclabile che si snoda sul lungomare, il cielo è movimentato,   ne approfitto fotografano i palazzi di cristallo, il mare turchese e la linea di monti neri che si profila oltre le acque. 










Devo mettermi in coda per riuscire a scattare una foto senza folla al Sun Voyager, l'inquietante scultura moderna che che nell'acciaio luccicante ha le forme di un drakar vichingo pronto a solcare i cieli nella sua scheletrica essenza.





Una spianata di cemento acqua e pagliolati con la statua di un violinista che pare solo nel deserto lascia  giganteggiare la mole di cristallo verde dell'Harpa, il palazzo dell'opera, tutto prismi, sfaccettature e riflessi in riva al mare. Mi specchio vedendomi come in un videoclip mentre gli giro attorno in bici.










In contrasto estremo con le strutture moderne viste sinora ecco, accanto, il porto con vecchie costruzioni ristrutturate trasformate in adorabili locali colorati, agenzie che propongono tour balenieri, negozi di souvenir, persino un meccanico e noleggio di bici sul molo di fronte a battelli dalle linee retrò e vecchi rimorchiatori.







C'è un'atmosfera allegra e accogliente che che ti tratterrebbe per sempre tra gabbiani che planano e turisti che sciamano.






Mi arrampico sulla via centrale completamente occupata dai negozi di souvenir saturi di puffin, bandiere islandesi e gadget di pessimo gusto e da una quantità industriale di birrerie, bar e caffè. 





Questa sera ci sarà la prima partita dei mondiali di calcio in cui gioca la nazionale islandese e si respira grande aspettativa nell'aria.
Un viaggiatore in bici espone una carta enorme d'Europa con i suoi viaggi evidenziati accanto al suo mezzo di trasporto carica, sono un misero dilettante nei suoi confronti.


In cima alla collina mi aspetta la Hallgrims Church, la chiesa più grande e particolare di Reykjavik, che pare un fascio di canne d'organo tutta bianca con un campanile che svetta altissimo, è il punto panoramico più alto della capitale.







 Un ascensore ti porta sul piano vetrato che permette una visuale a 360° che pare infinita con l'aria cristallina di oggi, si domina la penisola, il movimento di aerei nell'aeroporto urbano, i palazzi di vetro, il porto e una distesa di casette dai tetti colorati inframmezzate dal verde.

 




Vago per le vie della città curiosando fino al primo pomeriggio, molte case del centro esibiscono colori e murales di grande impatto dando un tocco di allegria e vivacità all'immagine giovane del quartiere.







Torno a casa di Magdalena e Bergur, che rientrano dal lavoro e partono per il fine settimana in bici, arriviamo insieme e, mentre loro si preparano io carico la bici. A malincuore li saluto, sono stati degli ospiti ideali, e, mentre sistemano il furgoncino, mi dirigo verso il camping che è in zona centrale in un grande parco accanto ad una piscina.
Alla reception sono tutti ragazzi giovani e gentili, nella sala living si vedono personaggi di ogni genere, dai giovani imberbi con tenda e auto a noleggio, ai più coraggiosi e squattrinati globe trotter con zaino e poco altro, ciclisti di ogni età e motociclisti con magliette heavy metal sotto ai giubbotti di pelle nera.
Piazzata la tenda mi preparo una cena ad ad orario molto anticipato, è carino qui, sei circondato da un sacco di gente che cucina e che traffica nei lavelli, pulisce verdure, rovista sugli scaffali alla ricerca di un ingrediente mancante o addirittura del cibo per cucinarsi un piatto, in un'atmosfera felice e rilassata. 



Consumo il pasto nella zona living che è piuttosto grande con tanti tavoli, mentre osservo un gruppo di ragazzi dell'est che sta grigliando su un grande barbecue all'esterno, protetto da una tettoia e avvolto da una nube di fumo.
Lavate le stoviglie e sistemato rutto riparto verso il centro, devo incontrarmi con Aurore e il suo gruppo di avventurieri francesi. Passiamo la serata in un locale dove si può seguire la partita di calcio su un grande schermo e poi ci trasferiamo su una terrazza a chiacchierare sorseggiando una birra. Sono  quattro ragazzi e una ragazza, Stanislav è l'organizzatore, c'è un cine operatore, sembrano piuttosto affaticati dalla traversata nella neve profonda e pesante dei ghiacciai terminata in rafting su canoe pneumatiche verso la costa, ma comunque contenti ed esaltati dall'avventura.


Salutati i nuovi amici torno al campeggio in una luce da pomeriggio mentre è già notte e provo a montare un filmato con IMovie prima di dormire.

Oggi 15 km percorsi vagabondando in città.