venerdì 28 settembre 2018

ISLANDA GIORNO 24 - 4 giugno '18

ISLANDA GIORNO 24 - 4 giugno '18



Notte difficile, l'inciviltà di un gruppo di spagnoli arrivati alle 11 di sera e schiamazzanti in cucina senza il minimo rispetto per il resto del mondo fino alla una di mattina rende difficile dormire.
Finalmente una mattina senza pioggia, colazione e tutto impacchettato asciutto, alle sette e mezza sono già in sella, sotto un cielo coperto affronto il primo giorno asciutto sulla penisola.


Mi scateno subito a fotografare prima Hellissandur e poi Rif, dove imbocco ciclabile che mi porta fino ad Holafsvik.







Anche qui il panorama mi spinge ad acrobazie di autoscatto.





Pedalo lungo la costa in attesa di veder comparire la sagoma appuntita del Kirkjufell, purtroppo le nubi basse rischiano di compromettere il panorama.


Eccolo finalmente  diritto di fronte, con un rudere di pietra in primo piano sui prati, purtroppo la cima è affogata di nubi a bandiera che non l'abbandonano un attimo, anche la silhouette non è quella giusta, ancora non lo vedo dal punto più spettacolare.


Il cielo sembra schiarire ma la nube fastidiosa rimane, cambia forma, si stiracchia, sembra scoprire la cima, ma non lo fa mai. Sono arrivato al parcheggio della Kirkjufellfoss, la cascata di fronte al monte solitario che guarda il mare, e che ora mostra il suo profilo più avvincente.




Arrampico fin sopra la cascata circondato da una quantità inconsueta di turisti, diventa difficile scattare foto che valorizzino l'ambiente selvaggio.


Mi apposto dall'altro lato della strada in attesa di uno scatto senza nube ma alla fine mi arrendo sconfitto e mi sposto nel vicino villaggio di Grundarfjörður per una pausa di riposo al bar.








Rifocillato e sistemate le foto riparto e il monte è sempre incappucciato.
La costa si fa più aspra e la strada diventa faticosa con strappi veramente ripidi, attraverso un fiordo passando su due lunghi ponti e quindi imbocco la strada verso sud che mi riporta verso il Ring.


Imboccata una valle di fronte a me una lunga salita mi attende per portarmi sull'altopiano, decido di sostare a mangiare per incamerare un po' di energia. Adesso il sole è riuscito a farsi strada e la temperatura è gradevole, con un po' ci cibo in corpo la salite mi scorre facile sotto le ruote.
Dopo un lungo mezza costa sul lato della valle si arriva al top, tutto colli verdeggianti e laghetti e infine inizia la discesa verso la pianura che mi riporta alla statale 54 e a Vegamot dove mi aspetta il caffè solitario già provato all'andata.


Oggi sono felice, finalmente una bella giornata che festeggio con caffè e fetta di torta e nanna mente ormai si è fissata l'idea di andare a bivaccare alla sorgente calda.






Il vento mi spinge e i 25 km che rimangono sfilano senza che me ne accorga, tra una foto e l'altra.
Ripercorro il tratto sterrato che mi porta alla pozza e questa volta affronto il guado del torrente con la bicicletta per mano, conto di accamparmi accanto alla piccola pozza di roccia sul terreno ghiaioso e asciutto.





C'è già una coppia tedesca di Augsburg nella sorgente, ma mi invitano a condividerla nonostante la piccola dimensione, si parla e come al solito si fa amicizia, finiamo per scattarci foto reciproche.
Rimasto solo mi godo il caldo dell'acqua e il panorama rilassante finché la spossatezza s'impossessa del mio corpo e devo uscire al fresco per riprendermi.



A darmi il cambio ecco un trio d'italiani, due uomini e un bimbo, guardano l'acqua ma pensano sia troppo calda, li convinco a provare e non se ne pentono, altri amici guadagnati sul campo, accomunati dalla curiosità e dall'amore per il turismo. Pietro, il figlio Pablo e Antonio sono un insieme particolare ma hanno un ritmo e una bellezza tutta loro che scopro cenando con loro sul camper.
Mi hanno invitato per un piatto di spaghetti che insieme ad un bicchiere di vino sono l'artifizio che innesca una bella serata di chiacchiere condita con i giochi e le storie per intrattenere il piccolo Pablo che in verità si rompe un po' le scatole con i vecchi, anche se esce la tenerezza col babbo e la complicità con Antonio che ci sa fare.


Tartine al salmone e  crema di peperoni, pasta pomodoro e ricotta salata e per finire cioccolato con un bicchiere di rhum, è la serata più bella passata in Islanda in compagnia di persone speciali.





Intorno a mezzanotte i miei ospiti decidono di viaggiare ancora per un tratto, ci salutiamo, e, solo sulla spiaggetta dove  la tenda fa da sentinella, torno in ammollo nella pentola di pietra, questa volta è bagno di mezzanotte.

Oggi 96 km



lunedì 24 settembre 2018

ISLANDA GIORNO 23 - 3 giugno '18

ISLANDA GIORNO 23 - 3 giugno '18


Nonostante tutti i vestiti bagnati sono riuscito ad asciugare almeno maglia, pantaloncini, calze e guanti infilandoli con me nel sacco a pelo. La notte è stata tranquilla, la tenda è fradicia ma almeno non piove mentre smonto e ritiro.
Le solite nubi basse coprono come un materasso le pendici basse dei monti, alle 7 e trenta lascio Langaholt, la temperatura è più bassa del solito, devo forzare sui pedali per scaldarmi e il mio alito diventa un cono di vapore appena lasciata la bocca.



Il panorama è surreale, sulla destra i prati salgono sulle pendici dei monti e il verde si trasforma in nero dei ghiaioni e delle pareti di roccia, qua e la un getto candido d'acqua sbuca dal bordo lattiginoso delle nubi e precipita nel vuoto come nato dal nulla.


Un cartello annuncia con la sua freccia Buðir in direzione di una strada secondaria, la seguo mentre tortuosa si avvicina alla costa attraversando pascoli e una zona tutta spaccata di rocce laviche coperte da spesso muschio.



In lontananza il profilo di una chiesa, la Buðakirkja, scura col campanile e delle finiture bianche.




Costeggio un caratteristico hotel di pietra e sono nel prato antistante la chiesa chiusa insieme alle pietre tombali da un muro di roccia lavica chiuso da un cancello di ferro battuto. Verde nero e bianco i soli colori, i prati, la chiesa nera con i profili bianchi delle finestre e un palo da cui sventola maltrattata dal vento la bandiera islandese.


Lascio la Teresa per fare un giro intorno alla costruzione austera ed apprezzarne le atmosfere da tutte le angolazioni alla ricerca di uno scorcio inedito.




Altri turisti in auto si avvicinano mentre gonfiata un po' la ruota posteriore lascio il sito.


Proseguo sotto un cielo incerto che mi bagna a tratti fino ad Arnarstapi, villaggio a cui si arriva da una piccola strada che corre verso la costa. Ancora una volta le condizioni meteo non mi sono favorevoli e quelli che potrebbero essere scorci meravigliosi sono solo molto belli, lasciato il villaggio con i soliti mezzi dalle ruote enormi per le escursioni sui ghiacciai, dei camminamenti di lastre di pietra invasi da torme di turisti scesi dall'autobus si dipartono da una strana statua/costruzione di pietre a secco dalla forma umanoide e vagano in linee sinuose verso le scogliere  di roccia aggregata nelle forme più strane, curvata e ripiegata in forme imprevedibili, che guardano un mare irato e spumoso.






Oltre, in lontananza, nere falesie sulla costa sovrastano il mare scaricandovi esili cascate, come sempre le vedute sono mozzafiato.


Surgelato mi avvio verso un caffè tutto pietra e vetrate che mi attira con bevande calde e comode sedute. Sono immerso nei miei traffici col telefono e non mi accorgo di una persona che si avvicina al tavolo, è un altro ciclista e vorrebbe parlare, ma siccome sto telefonando mi fa cenno che tornerà più tardi. E' John, attempato cicloturista americano,  di Fairkanks, Alaska, mi racconta del suo viaggio e ci scambiamo informazioni sui relativi percorsi, è affabile e avvincente nei racconti, parliamo per oltre un'ora e quando ci lasciamo mi invita a casa sua se dovessi andare in Alaska.


A malincuore torno a pedalare sotto la pioggia, mi sto avvicinando all'estremità delle penisola, il vento si fa intenso con raffiche brutali e la strada mi attende con salite impressionanti per superare tratti rocciosi.

Salto il sito di Helnar dove sorge un'altra pittoresca chiesetta, non me la sento di fare una deviazione in discesa di 4 km e poi doverli risalire.
Finalmente una buona notizia, un cartello indica Hellissandur 35 km, decido che sarà la mia destinazione di oggi, qui c'è il primo campeggio ed io ne ho estremo bisogno dopo due giorni filati sotto la pioggia.
Completato il tour dell'estremità della penisola di Snæfellsness ho girato attorno allo Snaæefellsjökull senza mai vederne un piccolo sprazzo, per me il ghiacciaio potrebbe anche non esistere, ingoiato dalle nubi voraci che hanno rubato buona parte delle mie vedute. Doppiato il capo il vento diventa mio alleato e con la sua grossa mano mi sospinge verso Hellissandur, non devio per andare alle scogliere dell'estremo ovest col rischio di non vedere nulla. Passo accanto alla grotta di Vatnshellir che si insinua nelle viscere del vulcano, ma si accede solo con visita guidata e non se ne parla di aspettare oltre un'ora senza nessun riparo.




Eccomi arrivato, supero il campeggio per andare a comperare il pane e ci ritorno ad installarmi, piazzo la tenda dietro il prefabbricato della cucina per restare al riparo del vento e dopo una doccia bollente penso alla cena. C'è il locale ma senza fornello, mancano anche tavolo e sedie, un gruppo di polacchi sta già cucinando e una volta preparato mi offrono una porzione della loro cena, ancora una volta ho incontrato delle persone gentili e generose, la pita farcita con verdure e riso condito con  salsa indiana è proprio gustosa, è piacevole cambiare i sapori del cibo.
Dato che non so mai esattamente come sarà il domani, preparo anche una pasta e fagioli al bacon che ripongo nel contenitore ermetico e mi aiuterà in futuro. 
Concludo la serata  conversando con un ragazzo malese mentre i vestiti si asciugano sui termosifoni elettrici.

Oggi 75 km percorsi