giovedì 26 luglio 2018

ISLANDA GIORNO 15 - 26 maggio '18


ISLANDA GIORNO 15 - 26 maggio '18



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Le previsioni meteo dicono pioggia questa mattina, sveglia molto presto, mi porto tutto nella sala lavanderia a piego per bene al coperto, a bagnarsi c'è sempre tempo in viaggio.


Quando tutto è pronto passo al rito della colazione, alle 6,30 sono già in viaggio e ancora non piove, anche se il vento è già a regime. Il primo tratto fino al centro informazioni scorre col vento, poi il senso di marcia si inverte e la strada sale sopra il bordo del canyon, e si snoda ondulata tra i muschi che coprono le rocce laviche.



Il primo punto d'interesse si chiama Vesturdalur, è una località dove il canyon si frattura in più rami, lasciando pinnacoli, falesie e rocce erte isolate nel pianoro sul fondo del vallone. Da un lato della spianata un camping e un cottage stanno di fronte allo spettacolo naturale. Seguo una sterrata che scende sul fondo quando una rampa ripidissima mi scoraggia, il pensiero di risalirla mi deprime.




Decido di scattare un po' di foto e risalire quando mi sorprende la pioggia, prima intermittente e quindi continua ed insistente.
L'asfalto, come sapevo,  finisce e si prosegue su una sterrata per un po' di chilometri fino all'inizio della strada 862, chiusa con catena e cartelli, annunciato dal sito road.is e dal ragazzo del centro informazioni, l'accesso a Dettifoss al momento è consentito solo da sud  e poi si ritorna sui propri passi.
Con difficoltà per il peso della bici passo sotto la catena e, guardandomi attorno come un ladro in azione, rimonto in sella proseguendo sul fondo lavorato dai caterpillar. La lama d'acciaio ha lasciato la superficie della strada perfettamente livellata, ma ha limato via la parte indurita, depositando uno strato sabbioso di tre dita di spessore che mi rendono la vita molto faticosa. Cerco di rimanere sulle uniche impronte sul suolo, delle gomme del mezzo da lavoro, dove il fondo è un poco meno soffice, ma procedo ad una velocità molto bassa.
Il percorso con un fondo diverso, una bici più leggera e senza pioggia sarebbe una libidine ma in queste condizioni la fatica, soprattutto nelle continue salite sulle rughe del terreno, si fa gravosa e si fatica a osservare il panorama.
Finalmente vedo in lontananza transitare delle auto e dopo un po' di ghirigori tra le vallette i 30 km proibiti terminano e intercetto la strada asfaltata che porta alle cascate. Non ne posso più, mi sono fermato solo una volta a mangiare una banana e un pezzo di cioccolato, foto accanto a cartelli e catena prima di buttarmi in discesa verso Dettifoss.



Al grande parcheggio lascio la bici e mi avvio a piedi ancora bagnato, sul sentiero che serpeggia tra le formazioni laviche e chiazze erbose, arrivo in vista della maestosa valanga d'acqua che precipita sollevando una nube di vapore.






Mi scateno a osservare e fotografare, oggi sono in astinenza di soggetti interessanti, mi sposto sul terrazzo panoramico più alto dove una coppia francese mi avvicina.


Mi chiedono se sono stato al laghetto caldo alle porte di Husavik e scopro che il ragazzo ha scattato per me la foto quando ero intirizzito, com'è piccolo il mondo! Stiamo a parlare un poco delle nostre esperienze turistiche e ci avviamo sul sentiero verso la cascata Selfoss.
Si attraversa quello che sembra un letto di scorrimento della lava, attraversato da piccoli rigagnoli e cosparso di pozzanghere, il tracciato è marcato da paletti, ma i turisti sciamano ovunque, nel tentativo  di aggirare gli ostacoli umidi.






Detti è particolare perché riversa le acque di lato facendole precipitare dal bordo della falesia dentro il canyon, mentre Sel è un salto frontale con diversi piccoli getti laterali, entrambe hanno una portata d'acqua gigantesca e il torrente sottostante corre tumultuoso nel suo alveo sul fondo della profonda fenditura. Diversi fotografi lavorano con grandi apparecchi fotografici e cavalletti imponenti.





Ancora una volte il sole non mi è stato amico e purtroppo niente arcobaleno.
Alla fine della visita ripercorro in sentiero per tornare alla bici, mangio qualcosa e riparto. Devo risalire fino all'innesto della sterrata da cui sono arrivato e come premio alla fine dei tornanti in salita sono contro vento per 25 km fino a raggiungere la statale 1.  Qui incontro Erik un autostoppista francese di Montpellier con cui scambio quattro chiacchiere, lo raccolgono appena ci separiamo.


Sono sul tratto percorso due giorni fa verso il lago Myvatn, ma non ricordavo tutta questa salita, fortunatamente il vento è meno fastidioso dell'altra volta, arrivo al bivio per il vulcano Krafla dove si intensifica, ormai manca poco a Rejkyahlid. Passo le fumarole e ho di fronte la salitona che aggira e scavalca il crinale solforoso e fumigante.
Davanti a me vedo un ciclista che arranca nella parte più ripida e quando ci arrivo un ragazzo in bici mi sorpassa, sono una coppia, si lanciano in discesa verso il paese, io vado anche questa volta verso la piscina termale a godere, finalmente, del confort del bar per un'oretta di riposo.





La bellezza del cielo decorato da nubi magnifiche e colorato dal sole  parzialmente nascosto spingono a fotografare senza posa





Ristorato mi avvicino al campeggio della volta precedente e ci trovo i ciclisti già piazzati, anch'io mi sistemo, faccio la doccia e poi il bucato.
E' stata una giornata durissima, non ce la faccio a mettermi subito a cucinare, tampono mangiando qualche fetta di pane burro e marmellata e bevendo un the caldo. Nel tavolo accanto al mio una famiglia tedesca con un ragazzo sta cenando e intenerita mi offre parte del suo cibo, delle deliziose patate con salsa e formaggio e dell'insalata verde. Oltre che gentili sono simpatici, chiacchieriamo a lungo, vivono nella parte meridionale della Germania, Augsburg se non ricordo male.
Finisco per parlare anche con i ciclisti che sono al tavolo dall'altro lato, scopro che non sono insieme, ma si sono incontrati in viaggio e hanno percorso qualche tratto insieme. Mila è di Parigi, mentre Benjamin è di Gerardmer e conosce un mio amico di lunga data che vive nello stesso paese.


Nonostante abbia già bevuto due borracce del mio the accetto una tazza di quello di Ben al gelsomino,
Appena il bucato sul termosifone si asciuga, saluto tutti e ringrazio quindi vado  dormire.



Oggi 98 km di cui 30 su sterrato



mercoledì 25 luglio 2018

ISLANDA GIORNO 14 - 25 maggio '18

ISLANDA GIORNO 14 - 25 maggio '18


Nonostante sia andato a letto tardi alle tre sono sveglio, non so proprio come passare il tempo e scopro le meraviglie della macchina fotografica, studio come comandarla col cellulare.


Alle cinque non ne posso più e vado in cucina a scrivere, dato che ieri non ne ho avuto il tempo, Mia è ancora qui a studiare, si fa un the e va a dormire, cosa che faccio anch'io dopo aver finito, la partenza sarà ritardata per comprare un po' di cibo al Netto.
Dopo aver recuperato un po' di sonno faccio colazione con Beonia e Daniel, smonto tutto e mi sposto in paese, qualche foto alle costruzioni caratteristiche del villaggio e fortunatamente arrivo al super in ritardo perché apre solo alle 10, compro tre cose scordando il bacon e finalmente si parte.



Questa mattina il cielo era tutto azzurro e un bel sole illuminava i colori, ora minacciosi nuvoloni neri si affacciano sul fiordo, lascio il paese arrampicando su una salitona e tralascio la vasca d'acqua calda alla periferia nord del paese, ormai si è fatto tardi.



Pedalando sulla costa il cielo si rasserena nuovamente, mi sfila accanto l'isola dei puffin e dietro di me l'altra sponda del fiordo dai monti innevati, dove si avvistano le balene, dal mio lato pascoli con fattorie dai tetti rossi sparpagliate si alternano a scogliere a picco e spiagge dalla sabbia nera col nastro d'asfalto che corre sue giù come una ferita nel verde.






Eccomi ad un'ampia vallata che sbocca nel mare formando un'immensa laguna su cui la strada, sospesa da una massicciata, galleggia come una passerella.


Il terreno è vario, il primo tratto di spiaggia di grossi sassi tondi è costellato di tronchi portati dalle maree, spostandosi verso il centro i sassi si rimpiccioliscono fino a diventare sabbia.



Andando verso monte tre livelli differenti di laguna si alternano divisi da lingue di sabbia, tutto dorato dai raggi del sole che fa splendere ogni increspatura, uccelli di ogni specie volano e sguazzano nel loro paradiso umido, sullo sondo monti innevati incorniciano il panorama sovrastati dal blu più bello che si possa immaginare.






E' una meraviglia, il cuore diventa leggero, non sai più su cosa fissare lo sguardo, lo scatto dei fotogrammi non si arresta e accumula decine d'immagini, tutto sembra degno di essere ricordato.
Ho poca strada da fare, quindi mi perdo a rimirare e fantasticare.






Oltre ci si addentra lasciando la costa e il terreno perde la grande varietà della laguna, paesaggio piatto con una catena di monti nevosi di fronte, terreno lavico e discontinuo scorre ai lati fino ad un ponte che evidenzia una larga frattura lunga e frastagliata che corre a perdita d'occhio, qui la terra si spacca come un biscotto croccante i cui bordi frastagliati si allontanano rimanendo paralleli.


E' solo un riflesso della frattura delle placche tettoniche in movimento che hanno generato più avanti una lunga falesia nera probabile frutto di un innalzamento della superficie di molti metri.


Il fenomeno culmina con il più grandioso degli spettacoli nella frattura di Asbyrgi dove un canyon dalle pareti molto alte dimostra l'allontanamento di due porzioni del terreno, lasciando al centro una sorta d'isola che si è rifatta di muoversi, restando al centro  della depressione, siamo nel parco Nord del Vatnajokull. Il fondo del canyon, probabilmente riparato dal vento, ha permesso alla vegetazione di prosperare e si è ricoperto di piccoli alberi.






Dopo la visita al centro informazioni del parco seguo la stradina che serpeggia tra le betulle fino a dove s'arresta la spaccatura, generando un enorme anfiteatro di roccia che si richiude sulla parete opposta.
Ritorno verso il campeggio e mi installo, ci sono dei bei servizi con lavanderia ed essiccatoio, peccato che non ci sia cucina e sala da pranzo. Non mi perdo d'animo, metto in funzione il fornello a benzina sul piano dei lavelli e ceno seduto accanto alla lavatrice.
Questa sera non riesco a finire di scrivere il diario assalito da un sonno invincibile.

Oggi 63 km