giovedì 21 dicembre 2017

Marocco e Sahara Occidentale 20 LAHAYOUN porto - campo12

Giovedì 9 novembre 2017                    giorno 20 
campo 11 - campo 12

Questa è stata una notte insonne di tanta lettura.
La mattina nebbia spessa azienda fradicia che si è asciugato a stento per la partenza. Asfalto fino al Lahayoun dove facciamo un po’ di spesa e per lasciare il paese perdiamo buoni 20 minuti vagando tra vicoli ciechi. 
Finalmente troviamo la strada che attraversa il fiume, unico ponte per l’altra sponda, panorama molto suggestivo. Case a strapiombo sulla parete della valle da un lato, corso del fiume invaso sulle sponde da paludi di canne, fortezza e caserma della gendarmeria sull’altra sponda. Percorriamo qualche chilometro e poi svoltiamo in una stradina secondaria che segue il corso del fiume. 
Dopo una quarantina di chilometri ci troviamo a combattere con grandi dune che invadono il nastro d’asfalto. 




La sabbia è soffice ma le moto salgono senza problemi, solo inconveniente l’attacco che è sempre molto ripido e si rischia di piantarcisi contro. Ci sono sempre delle piste alternative che aggirano le dune senza allontanarsi troppo, grande comodità per le automobili, infatti una volta Dom cerca di fare il furbo e si insabbia.





L’asfalto termina davanti a un Canyon sul ciglio del quale c’è un gruppo di case sperduto, stanno ricostruendo la gendarmeria. Scendiamo nel fondo della valle per una pista molto ripida e passato un ponticello risaliamo per una che lo è ancora di più. Da questo lato c’è il villaggio antico, veramente decrepito, con abitazioni e stalle di fango, ma pare disabitato.
Il terreno si fa pietroso, procediamo un po’ sulle piste un po’ tagliando direttamente verso i punti della navigazione. Dopo la sosta pranzo Michelle buca per l’ennesima volta, veramente sfortunata quest’anno. 
Attraversando un ampia valle con parecchia vegetazione vediamo un branco di animali in lontananza scappare veloci, sono tanti, oltre una cinquantina e non sono cammelli. Avvicinandoci ci rendiamo conto che sono asini selvatici, mai visti tanti tutti insieme, si arrampicano su un crinale come dei fulmini e poi procedono tranquilli  sulla cresta stagliandosi nel cielo.
Più avanti arriviamo in una zona dal fondo roccioso, una specie di tavola con dei fori erosi e fango, parecchia vegetazione e una volpe scappa a nascondersi. 
Arriviamo su uno specchio d’acqua profonda qualche centimetro che la pista attraversa. 


Da un lato un magro torrente, dall’altro il vuoto. Arrivati sull’altra sponda ci fermiamo e andiamo a vedere a piedi.
Uno spettacolo grandioso si apre davanti a noi, il vuoto precipita in una parete ad anfiteatro di roccia multicolore che in periodi più umidi diventa un’enorme cascata. 




Ai suoi piedi una enorme pozza marrone, sotto la quale si apre un altro salto con una pozza verde a forma di cuore a raccogliere l'acqua ed il fiumiciattolo procede tra grandi massi prigioniero delle pareti scavate.
È sorprendente il fatto che non si intuisce nulla fino all’ultimo istante e, se passando non ci si ferma, non ci si accorge nemmeno di questo spettacolo monumentale.





Scattiamo decine di foto e continuiamo sulla pista che si inerpica fino all’altopiano.
Ancora poco e sostiamo per il bivacco, in una zona probabilmente utilizzata dai pastori, c’è un recinto costruito con una quantità enorme di rami.
Montate le tende e provveduto all’igiene  passiamo all’abituale aperitivo.
Questa sera abbiamo un problema, non si sa cosa mangiare, o meglio c’è della pasta che non si sa come condire. Mi invento una crudaiola con pomodori, formaggini Babybel a cubetti (quelli coperti di cera rossa) al posto della mozzarella e origano al posto del basilico. È stato un successone, la fame fa miracoli, la pentola è stata tirata a lucido.
Come previsto la quantità di legna dell’ovile alimenta un fuoco che ci riscalda e piano piano cresce come una fornace.

Oggi 204 km
Totale 2351 km



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