sabato 23 dicembre 2017

Marocco e Sahara Occidentale 22 Fort Bou Jerif - Agadir

Sabato 11 novembre 2017                          giorno 22
Fort Bou Jerif -  Camp  Takat

Questa notte un vento infame fa sbattere la tenda come una bandiera e mi schiaccia addosso i teli. Lunga seduta di lettura. Alle sette sfinito mi sono già vestito e ho già ripiegato tutto, mi riparo nella sala della colazione. 
Alle otto arrivano anche gli altri, ancora sazio della cena mangio una colazione enorme. 
Lasciamo il campeggio passando per il forte, attraversiamo il corso d’acqua e in 10 km siamo sull’asfalto.



Arrivati a Sidi Ifni rischio la vita partendo con il cavalletto aperto. Sosta al bar dopo il rifornimento e quindi si riparte.


Pranziamo a panini in uno spiazzo sulla costa, davanti un faraglione forato, ai lati un minareto e un hotel con giardino verdissimo.








Il pomeriggio continua sulla strada statale fino ad arrivare al campeggio Takat, a sud di Agadir, dove abbiamo lasciato i rimorchi.
Inizia la sarabanda di rimontaggio dei ganci di traino sulle vetture e il carico delle moto sui carrelli, quando tocca alla mia scopro un problema, ho forato per la terza volta. La ruota dietro è piatta, cambio di camera d’aria e carico sul carrello, ho ancora le luci che non funzionano ma ci penserò a Tangeri.
In campeggio ci sono due coppie in camper che hanno un Polaris Razor a 4 posti sul carrello, non l’avevo mai visto, è enorme.


Questa volta non ceniamo al ristorante, apparecchiamo l’ultima cena e terminiamo la pasta rimasta.
Per cambiare ... a letto presto.

Oggi 208 km
Totale 2856 km


venerdì 22 dicembre 2017

Marocco e Sahara Occidentale 21 campo 12 - Fort Bou Jerif

Venerdì 10 novembre 2017     giorno 21
Campo 12 - Fort Bou Jerif

Dormita eccezionale, mai successo di arrivare fino alle sette. 


Dopo colazione smontiamo il campo, Michelle e Bernard partono in anticipo per andare a fare riparare la gomma ad Akfenir.
Il resto della carovana parte un po’ più tardi, solo 6 km di pista e poi asfalto, 30 km circa e siamo in paese.




Ci fermiamo al bar dell’hotel Dakar, approfittando del Wi-Fi mentre sorseggiamo un caffè.



Dopo aver rifornito di benzina i serbatoi partiamo per un lungo tratto di asfalto verso Tantan, la strada offre suggestivi scorci panoramici sui fiumi secchi che scendono al mare battuti dalle grandi onde atlantiche, in un’atmosfera ovattata dalla bruma.




Questi 100 km di strada saltuariamente celano tratti dall’atmosfera irrespirabile, i camion che trasportano il pesce scaricano l’acqua delle celle frigorifere che ha un odore rivoltante.



Pranziamo nella solita bettola lungo la strada a Tantan, il padrone è molto gentile ma altrettanto rustico, arriva con un piattone di patatine fritte che distribuisce nei piatti con le mani. Sorvoliamo sulle condizioni igieniche ma il pollo con le cipolle è molto buono.


Poco dopo la partenza succede una cosa comica, a un posto di blocco lasciano passare Bernard e fermano tutto resto del gruppo. Ci fermiamo ad attenderlo più avanti ma non compare, torniamo delle auto per chiedere sehanno visto e ci confermano che procedeva sulla strada, non lo rivedremo più fino all’arrivo.
Ci fermiamo ancora all’oued Draa e di lui neanche l’ombra, qui avremmo dovuto imboccare una pista. Ancora un tratto e decidiamo di separarci, Michelle con un’auto procede lungo la strada avendo ancora un pneumatico in cattive condizioni con JF che la accompagna per aiutare in caso di sostituzione, tutti gli altri sulla pista.
La pista all’inizio è pietrosa e veramente dura, più avanti migliora serpeggiando tra le colline rocciose e piccole vallette. Seguiamo una traccia ben marcata che non compare sulla cartina ma va nella direzione giusta, peccato che dopo una trentina di chilometri scompare. Costretti a ritornare indietro troviamo una pista alternativa che tra mille valichi e piccole fattorie ci porta sulla costa nei pressi della Spiaggia Bianca.
Arriviamo su una strada seimipreparata con grandi lavori in corso, accanto a noi un piccolo villaggio e di fronte una muraglia immensa che rachiude un palazzo sontuoso e molte strutture, scopriremo poi essere la residenza estiva di un emiro di Abu Dhabi.



Un tratto di polvere impossibile e raggiungiamo l’asfalto che ci porta a otto chilometri dalla destinazione, qui imbocchiamo la pista per il campeggio.
Ancora una volta sassi a non finire, ormai il mio pneumatico posteriore è completamente consumato, oggi la guida è stata veramente difficile.
Finalmente arriviamo a Fort Bou Jerif, gli altri, passando per Goulimim, sono arrivati poco prima.


Posiamo le tende e doccia calda infinita.



Sorseggiando una birra fresca sotto un gazebo del campeggio aspettiamo l’ora di cena. Un grande scheletro di balena è steso nel piazzale di fronte a noi, farebbe una certa impressione su una spiaggia, figurarsi qui in mezzo al deserto!




Il ristorante è arredato con gusto e decorato con oggetti delle tradizioni locali,  ottoni, pellicce di animali, ma si vede chiaramente la mano occidentale del padrone nell’organizzazione.
Anche il pasto è assortito con gusto, insalata marocchin e brik a l’oeuf, tajina di cammello e di pollo e come dessert tajina di frutta (banana arancia mela pera e prugna). Dopo un caffè siamo pronti per il riposo, questa cena ha risollevato la media.

Oggi 297 km
Totale 2648 km.

giovedì 21 dicembre 2017

Marocco e Sahara Occidentale 20 LAHAYOUN porto - campo12

Giovedì 9 novembre 2017                    giorno 20 
campo 11 - campo 12

Questa è stata una notte insonne di tanta lettura.
La mattina nebbia spessa azienda fradicia che si è asciugato a stento per la partenza. Asfalto fino al Lahayoun dove facciamo un po’ di spesa e per lasciare il paese perdiamo buoni 20 minuti vagando tra vicoli ciechi. 
Finalmente troviamo la strada che attraversa il fiume, unico ponte per l’altra sponda, panorama molto suggestivo. Case a strapiombo sulla parete della valle da un lato, corso del fiume invaso sulle sponde da paludi di canne, fortezza e caserma della gendarmeria sull’altra sponda. Percorriamo qualche chilometro e poi svoltiamo in una stradina secondaria che segue il corso del fiume. 
Dopo una quarantina di chilometri ci troviamo a combattere con grandi dune che invadono il nastro d’asfalto. 




La sabbia è soffice ma le moto salgono senza problemi, solo inconveniente l’attacco che è sempre molto ripido e si rischia di piantarcisi contro. Ci sono sempre delle piste alternative che aggirano le dune senza allontanarsi troppo, grande comodità per le automobili, infatti una volta Dom cerca di fare il furbo e si insabbia.





L’asfalto termina davanti a un Canyon sul ciglio del quale c’è un gruppo di case sperduto, stanno ricostruendo la gendarmeria. Scendiamo nel fondo della valle per una pista molto ripida e passato un ponticello risaliamo per una che lo è ancora di più. Da questo lato c’è il villaggio antico, veramente decrepito, con abitazioni e stalle di fango, ma pare disabitato.
Il terreno si fa pietroso, procediamo un po’ sulle piste un po’ tagliando direttamente verso i punti della navigazione. Dopo la sosta pranzo Michelle buca per l’ennesima volta, veramente sfortunata quest’anno. 
Attraversando un ampia valle con parecchia vegetazione vediamo un branco di animali in lontananza scappare veloci, sono tanti, oltre una cinquantina e non sono cammelli. Avvicinandoci ci rendiamo conto che sono asini selvatici, mai visti tanti tutti insieme, si arrampicano su un crinale come dei fulmini e poi procedono tranquilli  sulla cresta stagliandosi nel cielo.
Più avanti arriviamo in una zona dal fondo roccioso, una specie di tavola con dei fori erosi e fango, parecchia vegetazione e una volpe scappa a nascondersi. 
Arriviamo su uno specchio d’acqua profonda qualche centimetro che la pista attraversa. 


Da un lato un magro torrente, dall’altro il vuoto. Arrivati sull’altra sponda ci fermiamo e andiamo a vedere a piedi.
Uno spettacolo grandioso si apre davanti a noi, il vuoto precipita in una parete ad anfiteatro di roccia multicolore che in periodi più umidi diventa un’enorme cascata. 




Ai suoi piedi una enorme pozza marrone, sotto la quale si apre un altro salto con una pozza verde a forma di cuore a raccogliere l'acqua ed il fiumiciattolo procede tra grandi massi prigioniero delle pareti scavate.
È sorprendente il fatto che non si intuisce nulla fino all’ultimo istante e, se passando non ci si ferma, non ci si accorge nemmeno di questo spettacolo monumentale.





Scattiamo decine di foto e continuiamo sulla pista che si inerpica fino all’altopiano.
Ancora poco e sostiamo per il bivacco, in una zona probabilmente utilizzata dai pastori, c’è un recinto costruito con una quantità enorme di rami.
Montate le tende e provveduto all’igiene  passiamo all’abituale aperitivo.
Questa sera abbiamo un problema, non si sa cosa mangiare, o meglio c’è della pasta che non si sa come condire. Mi invento una crudaiola con pomodori, formaggini Babybel a cubetti (quelli coperti di cera rossa) al posto della mozzarella e origano al posto del basilico. È stato un successone, la fame fa miracoli, la pentola è stata tirata a lucido.
Come previsto la quantità di legna dell’ovile alimenta un fuoco che ci riscalda e piano piano cresce come una fornace.

Oggi 204 km
Totale 2351 km



mercoledì 20 dicembre 2017

Marocco e Sahara Occidentale 19 Campo 10 - Lahayoun

Mercoledì 8 novembre 2017     giorno 19 
campo 10 - Lahayoun



Questa mattina sfruttiamo le braci del fuoco di ieri sera. Colazione magra, non abbiamo quasi più pane, il pan brioche con la marmellata non è granché. Come quasi ogni mattina il cielo è coperto e umido ma non fa freddo, verso le 10, come sempre, esce il sole. A metà mattina scendiamo in una valletta che ci porta ad un un pozzo con grandi vasche tonde. Nella poca acqua rimasta una quantità di girini a tutti gli stadi di trasformazione sguazzano insieme a qualche grossa rana.




Procediamo in una zona sabbiosa che piano piano si ricopre di ghiaia e diventa molto umida, si sprofonda parecchio nonostante i sassi. Si sale e si scende spesso dal plateau alla parte bassa erosa, in una di queste salite mi ritrovo in cima ad una cresta strettissima e la pista mi scompare di sotto. Finisco in una zona fangosa imbrattato di mota rossa che seccando si indurisce come cemento.




Anche il pranzo sarà triste, pan brioche con sardine, purtroppo nessun villaggio lungo la strada. Ormai mancano 100 km Lahayoun, tagliamo qualche punto della navigazione e ci andiamo diretti.
Siamo su un tratto di vecchia pista Paris/Dakar, sassosa e scassata, dove andando a velocità sostenuta in poco tempo ti senti le formiche risalire dalle dita alle spalle perdendo completamente la sensibilità.
Anche la tole ondulee è un fastidio e facciamo a gara per trovare percorsi alternativi a lato un po’ meno tormentati. La guida in piedi sulle pedane, che nell’enduro è un’abitudine, qui è una rigorosa necessità per salvarsi le chiappe dal martellamento continuo della sella.


Ci sfila accanto un complesso di costruzioni abbandonato, grandi piazzali, il tutto circondato da recinzioni diroccate e terrapieni, probabilmente un vecchio forte marocchino dei tempi in cui le ostilità col Polisario erano accese.
Ci troviamo di fronte ad una zona di dune che riusciamo a contornare senza addentrarci. Due auto non arrivano, aspettiamo un po’ e quando compaiono scopriamo che Michelle ha forato di nuovo, Dom si è fermato a sostituire la ruota. Annata difficile, tante forature.
Poco più avanti intercettiamo una strada asfaltata, è privata, siamo in una zona di estrazione di fosfati. Passiamo accanto a mezzi al lavoro, zone divorate dagli scavi e capannoni da cui nasce un nastro trasportatore soprelevato per portare il materiale sulla costa. Chilometri di soprelevata incombono a lato della strada, passiamo il posto di guardia all’ingresso dell’impianto, dove le guardie ci  alzano la sbarra. Poco dopo siamo sulla nazionale e poi al villaggio portuale di Lahayoun, prima tappa stazione di servizio per rifornimento combustibile e acqua. Michelle e Viviane dal gommista. Bernie e Huguette a comprare viveri.
I motociclisti girano in esplorazione, la costa piena di camion per il trasporto del pesce, battuta incessantemente dai cavalloni dell’oceano, puzza di pesce in modo insopportabile. Tanti magazzini dall’alto lato della strada e attività commerciali nelle traverse che si allontanano dalla costa.
Ci insediamo in un bar e quindi passiamo ad un ristorante quando ci raggiungono tutti.
Il livello è il solito, bettolaccia con tavoli sulla strada, ci servono peperoncini inavvicinabili e un intingolo di pomodoro e verdure molto gustoso. Ci accordiamo per un piatto di pesce fritto misto, il cibo è in bella vista in una vetrina, il “maitre” ci riempie i piatti pescando con le mani dall’espositore. Il risultato è un piatto carico per oltre una spanna di gamberetti, calamari, tranci di pesce, pesciolotti fritti, nessuna posata sul tavolo (fortunatamente abbiamo le nostre) e senza tovaglioli (il coperto non è il loro forte).
Un bel the alla menta e si è fatta sera.
Evviva! Io e Bernard siamo senza luci, JF mi piazza la lampada frontale sul cupolino e partiamo, seguendo le auto arriviamo alla rotatoria che porta a Lajayoun paese dove un posto di blocco ci stamocontrolla. Mentiamo dicendo che stiamo andando in paese, lasciato il posto di polizia ci imbuchiamo quasi subito in una strada laterale, ci allontaniamo dalle costruzioni e montiamo le tende al buio senza sapere esattamente dove siamo. Auto e moto intorno e tende nel cerchio, come i pionieri nel far-west, poi subito a dormire.

Oggi 229 km
Totale 2147 km

martedì 19 dicembre 2017

Marocco e Sahara Occidentale 18 CAMPO 9 CAMPO10

Martedì 7 novembre 2017                  giorno 18 
campo 9 - campo 10

Notte tranquilla, colazione e partenza come al solito. 



Dopo poco Michelle ha una ruota un po’ sgonfia, rigonfiata sembra tenere la pressione.



Piste rilassanti e tempo coperto il mattino ma si schiarisce fino al sereno.





Il panorama si fa più vario in tarda mattinata, ogni tanto una depressione, qua e là attraversamenti nella sabbia soffice e profonda.
Dopo pranzo ci troviamo sul ciglio di un precipizio, l’antica riva di un bacino enorme di cui rimane solo il fantasma dell’acqua che doveva contenere anticamente. 




Un lago occupa una parte dell’enorme piano che costituiva il fondo.







Tutto intorno pareti e crepacci dalle mille tonalità tra il gesso e l’ocra delimitano il grande catino.



Costeggiamo per molti km il bordo in una sequenza infinita di forme erose dal vento (molto) e dall’acqua (poca).





È ormai ora di preparare il campo, in un attimo è tutto a posto, ormai abbiamo preso il ritmo.






Il pneumatico posteriore della mia moto si è consumato in maniera preoccupante, sarà presto ridotto a una ruota stradale.



Questa sera il sole al tramonto incendia le nubi di un rosso fuoco.



Dopo cena si sfogano gli istinti dei piromani del gruppo con un fuocherello che diventa presto un falò consumando in un attimo tutta la legna. Non ci resta, dopo un po’ di contemplazione adorativa delle braci, che infilarci nel sacco a pelo.

Oggi 177 km
Totale 1918 km