lunedì 29 dicembre 2014

Viaggio in Senegal 3^ parte

Viaggio in Senegal 3^ parte

Giorno11 ME 17/04/13



Partiamo sulla pista litoranea che a tratti è problematica per le tracce profonde lasciate nella sabbia dagli innumerevoli carretti. 









Un villaggio dopo l’altro, Bernard spacca il filo della frizione, così sostiamo per a riparazione davanti ad una scuola, due chiacchere col custode e ripartiamo fino a decidere di tornare all’asfalto, troppa sabbia, è una galera.






Arriviamo a Louga dove comperiamo un sacchetto di cose che sembrano polpette da una donna per strada, le assaggiamo e scopriamo che sono dei dolci, sembrano le nostre frittelle di carnevale…tutto il mondo è paese!











A Kebemer ci fermiamo a cercare un caricabatterie per la macchina foto di JeanFrancois, lo trova, ma ci vuole una vita e ci fa sciogliere.







Cominciano a vedersi i baobab ai lati della strada, fino a trovarne un’infinità appena a nord di Thies.










Gli avvoltoi si sprecano e si contendono le carogne ai bordi della strada coi cani randagi.
Una bella acacia è il posto giusto per il picnic meridiano.











Nel pomeriggio si prosegue verso il Lago Rosa dove arriviamo, attraverso deviazioni per strade in costruzione e un dedalo di stradine e piste, alla 5 del pomeriggio.






























Sosta per le immancabili foto tra i cumuli di sale, i camion che lo trasportano e i manovali che caricano i sacchi. Sulla riva c’è una striscia d’erba verde brillante, una fascia di schiuma prodotta dalla risacca e l’acqua di un rosso mattone, sopra il cielo azzurro, il contrasto è fantastico. Ci riporta alla realtà l’assalto degli ambulanti di souvenir, al meno invasivo dei quali cediamo, comperando qualcosa e facendoci guidare al campeggio Cristallo Rosa, dove ci installiamo dopo aver mercanteggiato sul prezzo e sulla cena.

Immediato smutandamento generale e tutti a mollo nella tiepida e salatissima acqua rosa del lago. La concentrazione salina è elevatissima, si galleggia come dei turaccioli di sughero e l’acqua negli occhi e sulla lingua ti fa piangere un quarto d’ora, ma è troppo divertente, si fanno le acrobazie come in assenza di gravità.

Probabilmente sembriamo dei deficienti e i locali si chiedono come la nostra civiltà sia potuta progredire…ma chissenefrega!
Doccia per levarci di dosso il sale che i secca come le acciughe altrimenti e cena a base di thioff e patatine, seguita da una macedonia divina di frutta fresca tropicale (tutti ne avremmo mangiato un mastello intero) il tutto annaffiato da una bottiglia di vino.
Giornata spettacolare!
Oggi 128K off40 tot 4039


Giorno12 GI 18/04/13
Cambiamo un po’ di soldi al nero e andiamo verso Dakar, Patou non è entusiasta, ci è già stato sa in che bordello ci stiamo imbarcando, ma si rende conto che anche noi vogliamo poterci pentire di esserci stati!











Un tratto autostradale ci immette nella città che è un villaggio di dimensioni ciclopiche con mercati, animali, ciclisti, mobilettisti, automobilisti, carrettisti, pedoni con e senza carico in testa, camion del neozoico con carichi dal volume e forma incredibile, interruzioni stradali, lavori, traffico bloccato…è una bolgia infernale che dura tre ore circa tra entrare e uscirne, ma abbiamo fatto l’esperienza!
Pranzo in un fastfood che è l’unica possibilità in vista e ci facciamo uno chawarma mouton con montagna di frites.
Riprendiamo la pista che ho nel gps e ci riavviciniamo al mare, dove ci sono gli immancabili pescatori e sulla spiaggia ci sono conchiglie enormi.




Lasciamo il mare diretti alla Riserva di Bandia che raggiungiamo nel tardo pomeriggio.



Ci accordiamo per la visita che può essere fatta col proprio mezzo, ma non la moto, quindi dobbiamo noleggiare fuoristrada e guida oltre a pagare il biglietto, ma ne vale la pena.

































Il paesaggio è stupendo e l’ora ideale, con il sole al tramonto, ciportano a zonzo per un paio d’ore tra baobab acacie boscaglia brousse disseminati di animali di tutti i generi…è bellissimo, mancano solo i felini, il ranger ci ha portato a piedi a una ventina di metri dai rino, è veramente emozionante (tengono una coppia di iene come allo zoo in un’area recintata).




















La guida ci spiega che i Griot, stregoni animisti del popolo Peul, non lavorando la terra e non occupandosi del bestiame non hanno diritto, una volta morti, ad essere inumati nel terreno, ma vengono messi in tronchi degli alberi, ecco il perché di questo teschio.





C’è anche una zona umida con stagno per coccodrilli e uccelli vari.










Al ritorno ci fanno anche accampare accanto all’area d’accoglienza del parco, con i facoceri che vengono a curiosare e uccelli colorati tutto intorno, è veramente pittoresco.
Ci cuociamo una cena discreta dopo aver fatto la spesa in un supermarket pompa di benzina poco distante dove…udite udite hanno anche un discreto assortimento di vini (il passaggio dei turisti condiziona il mercato) così ci tocca festeggiare il compleanno di JF con una bella bottiglia. Anche oggi giornata entusiasmante.
Oggi 103K off35 tot4142


Giorno13 VE 19/04/13
Ci siamo un po’ preoccupati per i danni che le scimmie avrebbero potuto fare al campo, ma è stato inutile, ci hanno ignorato.






Si riparte lungo la costa, passiamo Mbour con la sua moschea e a Niaining assistiamo al ritorno dei pescatori con le pinnasse cariche di pesce dopo una settimana di mare, sulla spaggia c’è una folla: i famigliari, i commercianti, i ghiacciaroli(esiste?)








(qui la refrigerazione e conservazione si fa col ghiaccio, anche i camion per il trasporto sono coibentati ma refrigerati a ghiaccio ed al bordo delle strade di comunicazione ci sono delle piazzole apposite per drenare il liquido lasciando pozzanghere che emanano miasmi infernali nella calura tropicale)i carrettieri, gli scaricatori e bambini, come sempre tanti bambini. Tutti sono cordiali e sorridenti e ti spiegano volentieri, anche i nomi dei pesci che probabilmente sono locali e non conosciamo. 
Scendiamo giù fino a Fadiouth, isoletta collegata alla costa due lunghi ponti pedonali. 
Il passaggio di molti turisti si fa sentire pesantemente, sia i parcheggiatori sono molto assillanti, tanto che ce ne andiamo praticamente subito, imboccando la pista che costeggia la zona umida del delta del fiume Salou.









Il paesaggio è molto particolare, villaggi di capanne, brousse, baobab, palmeti dalle piante esili ed altissime distanziate tra loro. 




In questa zona c’è il Grande Baobab che è vecchio di secoli, ha una circonferenza di oltre 30m e, come richiamo turistico, ha creato intorno a se un piccolo mercato di souvenir e oggetti d’artigianato.
Ci spostiamo in una zona un po’ più tranquilla per il consueto casse croute del mezzogiorno.
Questa parte del territorio è bellissima, con le piste di laterite a tratti sabbiose che serpeggiano nel panorama incontaminato dal turismo di massa, i locali sono curiosi e gentili ma non invadenti e molesti, si sta veramente bene e gli occhi godono a più non posso la bellezza del panorama.














Attraversiamo una serie di abitati e sostiamo per il bivacco notturno dopo un villaggio anonimo dal nome pittoresco: Baba Garage.




Questo è probabilmente, insieme a quello di Bandia, il campo più bello del viaggio, fondo sabbioso, erba secca tipo savana, arbusti verdi carichi di uccellini variopinti dietro ai quali ti aspetti di vedere giraffe ed elefanti, sparsi qua e là baobab maestosi, acacie dall’ombrello piatto e tamarischi con i rami bassi rasati perfettamente orizzontali dagli erbivori selvatici e domestici che popolano l’area. 
Non sono un poeta ma l’atmosfera è incantevole e tutti siamo rapiti, si aggiunga al resto il gruppetto di tende, le moto coperte di polvere rossa parcheggiate accanto e ti rendi conto di avere quello che hai tanto sognato e cercato, forse non ero nemmeno riuscito a figurarmelo così bello e completo il quadro.
Oggi 207K off90 tot4349


Giorno14 SA 20/04/13
Questa mattina la pista è piuttosto sabbiosa e spesso e volentieri resto al di fuori, zigzagando tra alberi, arbusti, buche e ostacoli vari per non dover rimanere con gli occhi incollati al canale di sabbia di fronte e poter osservare i dintorni. 
















Si arriva a Darou Marnane dove c’è il mercato del bestiame e ci fermiamo a dare un’occhiata.




Proseguiamo su Darou Mousti e Louga sull’asfalto, in un villaggio strombazza per altoparlante la radio locale, Bernie va a curiosare e così viene intervistato in diretta dai ragazzini e diventa l’idolo locale. 






Lasciando Louga verso Richard Toll troviamo un tratto veramente disastrato di asfalto, hanno pennellato cerchi bianchi intorno alle buche nell’asfalto per evidenziarle e si arriva al punto in cui c’è più vernice che asfalto. Fortunatamente il supplizio finisce e la pista è decisamente meglio, anche con la tole, di quello strazio.






La valle del Ferlo ci porta sulla nazionale che costeggia il fiume Senegal , prendiamo ad est verso Richard Toll che a parte la benzina ha poco da offrire e scappiamo dopo aver fatto scorta di viveri.
Questa sera il campo sarà sicuramente problematico per le zanzare vista la vicinanza del fiume. Ci sistemiamo ai bordi di un boschetto alle spalle di una tenuta agricola dove si coltiva riso. Dopo poco arriva un contadino che ha voglia di chiacchere e ci assicura che gli insetti ci terranno compagnia, dice che qui tutti hanno la malaria, si fa prima a curare le febbri che vivere sempre con la profilassi che dà una copertura scarsa.
Fatto sta che mangiamo in fretta e ci rintaniamo in tenda perché dal calar del sole diventa una battaglia.
Oggi 275K off100 tot4624


Giorno15 DO 21/04/13
Mappa del giro in Sengal tracciato BLU



Sveglia tragica tra le zanzare, dobbiamo fare colazione e smontare tutto imbacuccati come gli apicultori. Seguiamo l’asfalto verso St. Louis e poi tagliamo verso Diama per tornare alla frontiera. Questa volta paghiamo di meno perché al posto di dogana ci sono dei civili che onestamente ci dicono che nulla è dovuto, ma se lasciamo una mancia la prendono volentieri. Decidiamo di lasciare 5€ a testa per l’onestà. Polizia e Ponte non cambiano si paga e stop.









Riprendiamo la pista nel parco Diawling che costeggia il fiume Senegal a nord e il guardiano ci fa pagare nuovamente, ma scopriamo che il biglietto dell’andata vale anche per il ritorno. I due che hanno ripagato si arrangiano perché i biglietti sono stati compilati e staccati, quindi non si possono più rendere (ci provano sempre …e ci riescono, ma questa volta a metà).
La pista come sempre è animata da gente che lavora ed animali del parco, ma questa volta non la seguiamo fino a Rosso, deviamo a Dekeur Macene, verso nord per intercettare la nazionale verso Nouakchott.
In questo tratto stanno facendo i lavori per trasformarla in strada asfaltata e ci sono pezzi veramente dissestati dove passano i camion pesanti carici di materiali, la tole, poi, è da record, ti escono dentiera e occhio di vetro, non si trova una velocità di crociera agevole.
Ci fermiamo a pranzare sotto l’ombra di uno dei rari alberi della zona che, come all’andata, è caldissima. Non sembrano curarsene più di tanto due dromedari che se la spassano allegramente incuranti dei guardoni franco/italiani che assistono alla lezione di scienze sulla riproduzione dei camelidi.
Raggiunto l’asfalto rimontiamo fino alla capitale, ma questa volta non la attraversiamo, su consiglio di un benzinaio prendiamo una sorta di tangenziale lungo costa che si fa risparmiare una mezz’ora o più e ci evita di arrostire a passo d’uomo nel traffico.
Ci fermiamo di nuovo da Nicolas al camp El Sultan dove, dopo una bella doccia, mangiamo Thioff e Capitain alla piastra ad un tramonto spettacolare.




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