Mi Presento
Ho
iniziato a scrivere in questo blog senza presentarmi adeguatamente, forse
adesso è ora di farlo, raccontando magari anche qualche antefatto della mia
vita.
Mi chiamo Paolo Simone, appassionato di motocicletta soprattutto fuoristrada, running, montagna e volo che é stato la mia professione negli ultimi 36 anni.
Dal 1982 al 2008 facendo il lavoro più bello, esaltante e gratificante al mondo:
il SOCCORSO AEREO
prima in mare e poi nell'ambiente che più amo, la montagna.
Attualmente
sono un giovane pensionato di 55 anni, ex pilota dell’Aeronautica Militare dal
1° di dicembre scorso (quattro settimane in pratica).
Però,
penserete voi, mica male, in tre settimane gli è già partito l’embolo e si
crede Marco Polo!
La
storia è più lunga e la passione per i viaggi (con ogni mezzo di trasporto) è
di lunga data, da poco, invece, ho sviluppato il gusto per la corsa unita al
viaggio.
A
una camminata fino a Santiago ci pensavo da tempo, ma nella scala delle
priorità dei sogni da realizzare era piuttosto in basso, non sapevo decidermi,
anche condizionato dalla necessità di consumare i giorni di ferie che poi non
avrei potuto trascorrere con la famiglia.
Ma
il lavoro non è più un problema, e tantomeno le ferie, quindi eccomi a provare
il Pellegrinaggio e a saggiare i miei limiti una volta di più.
Onestamente
non so se ce la farò a tener fede ai proponimenti iniziali di percorrenza,
perché non ho termini di paragone con altre cose abbastanza simili. La mia
storia di endurance nella corsa è abbastanza recente, nonostante abbia corso
più o meno tutta la vita, senza ambizioni agonistiche, come del resto anche
ora, infatti solo alla tenera età di quarantacinque anni ho deciso di
confrontarmi con una maratona.
Al
lavoro, per i militari, è previsto un certo numero di ore alla settimana
dedicato allo sport e in questo tempo ho corso con colleghi che mi raccontavano
di aver preso parte ad una maratona. Ho cominciato a chiedermi se sarei
riuscito a correre i 42,2 km come il Filippide e, in men che non si dica, mi
sono ritrovato a fare l’allenamento proposto da Pizzolato (la tabella degli
scarsi per una maratona in meno di 4 ore) con loro, entrambi Marco (...non
Polo).
Uno
rinuncerà per problemi famigliari, mentre con l’altro, veterano di altre due 42
km, nel novembre 2005 concludo la “Venice Marathon” con la sensazione esaltante
di aver fatto qualcosa di strepitoso.
con Marco a Venezia
Ovviamente
vista dall’esterno la cosa si ridimensiona molto, ci sono migliaia di corridori
che fanno queste cose, e veramente tanti in tempi decisamente migliori.
Ecco
iniziare una piccola escalation che mi porta a sondare le mie possibilità.
Non
sono molto interessato alla velocità e alle competizioni, quanto alla durata e
alla resistenza, cerco di scoprire fin dove posso arrivare, di sondare i limiti
del fisico e della mente, che generalmente si piega prima di aver dato fondo
alle riserve dell’organismo.
La
storia della corsa continua con una “Beirut marathon 2008” , casualmente ancora
a novembre, mentre ero in Libano con la forza di pace dell’ONU, un po’ per
confermare che non è stato un caso arrivare alla fine a Venezia, un po’
attirato dall’ambiente esotico e bombardato di una città martoriata da decenni.
Purtroppo non è stato entusiasmante come mi aspettavo, la scelta del percorso è
stata un po’ infelice e c’erano pochi concorrenti, quindi si correva
praticamente soli tutto il tempo, ma ho avuto la conferma che cercavo: “non è
stato un caso, sono in grado di correre una maratona!”
Sempre
da un collega di lavoro avevo sentito parlare di un’altra corsa, la 100 km del
Passatore, che si snoda tra Firenze e Faenza, mi raccontava di averla fatta con
dei compagni di scuola tanti anni prima, di stenti disumani e ore e ore di
cammino.
Francamente
all’epoca del racconto non ero minimamente interessato ad un’impresa del
genere, ma, a distanza di qualche anno e con due corse lunghe nelle gambe, il
racconto mi è tornato in mente e ho cominciato a considerare la cosa in maniera
differente, finché ho deciso di provarci.
Ho
coinvolto di nuovo Marco, anche lui con una Beirut sulle spalle oltre alla
Venezia insieme e sono riuscito a fargli vincere la riluttanza, si parte con
l’allenamento, ancora una tabella di Pizzolato, visto che per 40 è andata bene
proviamo quella da 100.
Purtroppo
l’ultima settimana d’allenamento lui si strappa un polpaccio e con una
fasciatura rigida deve abbandonare, solo sarà dura su una distanza così lunga,
ma non mollo.
Mosso
a pietà Marco mi segue, andiamo insieme a Firenze per l’edizione 2010 e mi farà
da appoggio sulla strada ogni 10 km, con energetici, abbigliamento pulito e,
soprattutto, sostegno, incoraggiamento e tifo. Non so se ce l’avrei fatta senza
il suo supporto, mi mentiva dicendomi che ero forte e che andavo benissimo, e
lo sapevo che erano frottole, ma l’effetto c’era ugualmente.
Scassato
sono arrivato a Faenza alle 2 di mattina, dopo 50 km a salire, la notte a 1000
metri, la pila frontale in testa, 20 km di discesa e un’eternità in piano.
Undici ore e mezzo di faticaccia, non pensavo poprio di farcela, in allenamanto avevo corso 40 km al massimo, quindi era un’incognita!
Se
mi sentivo di aver fatto una cosa strepitosa con la maratona adesso immaginate
un po’ come mi sentivo! ...ero tra gli immortali!
Ancora
una volta ti abitui all’idea, col passare del tempo, e ridiscendi tra gli umani
rendentoti conto che ce ne sono parecchi a fare questo e numerosi più veloci di
te, ma l’orgoglio rimane, è comunque una grande prestazione fisica.
Si
ritorna e la vita continua, e continui a farti delle domande, cosa potrei
arrivare a fare di più?
Ho
una viscerale passione per il deserto e da anni mi insegue l’idea della
“Marathon des Sables” che si corre nel deserto marocchino, nel 1990 avevo
cominciato ad allenarmi per provarci, poi ho scoperto il costo stratosferico
(per le mie possibilità) dell’iscrizione, di per sé demotivante, ed infine la
scoperta di avere la moglie incinta con gravidanza prevista per la primavera,
ha spento il fuoco.
La
Valentina è nata ad inizio marzo e sono stato più contento che se avessi corso
in Marocco.
Ugualmente,
però, certe cose ti rimanono a decantare a lungo nell’angolo più remoto della
mente e, chissà come, ritornano a galla.
Dopo
anni di viaggi nel deserto con la moto, ho una discreta esperienza dei paesi
Nordafricani e del territorio. Mi balza
alla mente l’idea di organizzarmela a
mio gusto, una corsa nel deserto!
A
costi contenuti mi faccio una corsa in una zona che conosco, con un tasso di
soddisfazione enorme, correndo in solitaria ed in autosufficienza alimentare.
Ho
già in mente il percorso, che poi è circa quello della 100 km del Sahara che si
corre in Tunisia a tappe. Voglio partire da Douz ed arrivare in 4
giorni a Tataouine percorrendo 220 km su piste e dune.
Mi
alleno, preparo il percorso, il materiale e mi organizzo per andare a marzo
2012. A casa la gente che mi vede correre con lo zaino mi guarda un po’
perplessa , ma non demordo e dopo 1800 km di allenamento parto.
I
piani sono un po’ cambiati, inizialmente pensavo di andare solo con la moto
leggera enduro, e fare corsa a piedi e fuoristrada nel resto dei giorni, ma
poiché mio figlio Luca ha finito la scuola, lavoro non ne trova, lo porto con
me. Cambia la moto che diventa quella pesante per andare in due e cambia il percorso di corsa. Per risparmiare tempo decido di fare Douz,
oasi di Ksar Ghilane, Douz in modo da risparmiare un giorno (quello di ritorno
dove mi aspetta Luca) e fare turismo il resto dei giorni.
con Luca a El Jem
Sarà
un’esperienza esaltante (come leggete nel blog) sia per la corsa portata a
termine, pur se con qualche acciacco al fisico, sia per il viaggio soli io e
Luca che ci offre un’inaspettata possibilità di confidenza e condivisione,
rendendo veramente importante l’occasione.
231km
in quattro giorni sarà il risultato finale, più o meno come il mio sogno, la
Marathon des Sables, ma in 4 giorni invece che in 6, solo e non in competizione
e con la soddisfazione di aver organizzato tutto da solo per una cifra
irrisoria.
Per
me è anche una questione di filosofia, non concepisco di praticare lo sport più
economico al mondo e spendere una follia per realizzarlo! (La Marathon des
Sables costava, nel 1998, 6 milioni di lire d’iscrizione + spesa per zaino e
liofilizzati da portarsi, in Tunisia ho speso nel 2012 poco + di 1000 €, 15
giorni in due persone! ...é vero che le cose non sono paragonabili, ma se per
te l’esperienza è ciò che conta può andar bene )
Nel
2014 mi è venuta l’idea di provare il Tor des Geants, giro della Valle d’Aosta
da Courmayeur a Courmayeur lungo le Alte vie 2 e 1 della stessa valle.
E’
una prova massacrante che prevede di coprire un percorso di 330 km su sentieri
e mulattiere, con 24000 m di dislivello solo di salita, in 150 ore filate. L’ha fatta l’amico di un’amica, tutta
camminando ed è riuscito ad arrivare nel tempo limite, la cosa ha cominciato a
frullarmi in testa finché ho deciso di provare anch’io, con l’idea di
camminarla e, forse, corricchiare nei fondovalle in falsopiano, unico obbiettivo
stare nelle 150 ore (che già mi pareva eroico). Inizio l’allenamento e dopo un
periodo di corse fuoricasa e qualche rara uscita in montagna mi ritrovo con un
dolore insopportabile ad un’anca che mi costringe ad un mese di stop, è luglio,
ad agosto provo un paio di sortite che mi convincono ad aspettatre.
Dopo
due mesi e qualche seduta di chiropratica riprendo, ma non sono in condizioni
da partecipare alla corsa, così decido di andare a farne un pezzo come
spettatore, da Champorcher vado fino al Rifugio Sella , incontro ai corridori,
e alle 2 di notte vedo passare i primi. E’ veramente emozionante, anche se
soffro un po’ ad essere fuori dal circo, tra l’altro al rifugio ho conosciuto
persone che hanno partecipato ad edizioni precedenti e i racconti di aneddoti
ed esperienze si sono sprecati, facendomi patire ancora di più.
Alle
7 di mattina, nessuno ha dormito 5 minuti per vedere i concorrenti, dopo il
ventesimo caffè saluto tutti e mi avvio sulla strada del ritorno.
Ho
percorso quasi 80 km in 27 ore, ma ero fuori da giochi, chissà magari ci
riprovo, l’atmosfera era magica e il coinvolgimento della gente molto forte,
sia sui sentieri che ai punti di ristoro...è da provare!
Con
l’amaro in bocca mi sono perso quest’esperienza.
Ora
sono orientato su Santiago, anche se in fondo all’animo ho una paura folle di dovermi
fermare per qualche acciacco fisico già nell’allenamento. Le tendiniti e
infiammazioni varie sono sempre in agguato, ormai ne ho grande esperienza per
averne sperimentate di tutti i tipi, non mi resta che allenarmi e sperare.
Aprile
2015 non è così lontano! Vorrei partire verso la metà del mese.
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