domenica 28 dicembre 2014

Piccola storia di un pilota del SOCCORSO AEREO

Il Soccorso aereo

Nell’ultimo post ho raccontato in quattro parole un poco delle mie esperienze, soprattutto quelle legate alla corsa e all’escalation che mi ha portato a concepire l’idea di realizzare la “Grande Corsa” se considerata sotto il profilo sportivo, semplicemente il “Pellegrinaggio” se vista sotto il profilo interiore.

Ho parlato anche del mio lavoro che credo sia stato anche la mia grande passione, visto che mi generava emozioni forti ed a volte contrastanti.
Faccio un esempio che rende bene l’idea: per anni sono stato estremamente felice quando si avvicinava il momento delle ferie, ma verso la fine della vacanza mi sentivo altrettanto felice all’idea di ritornare a lavorare.
Devo riconoscere di essere stato un “Eletto”. Ho vissuto con la stessa gioia e passione i momenti di vacanza con la famiglia (che nella scala delle priorità è sempre stata al posto numero uno), gli anni di lavoro e le vacanze esotiche e un po’ avventurose che mi sono architettato.
Tenuto conto che nella vita nulla si ottiene gratis, va detto che per ognuna delle situazioni citate sopra ho dedicato tempo, fatica e  intelletto ma ne ho ricavato gioia , soddisfazione ed orgoglio.
Nello specifico il lavoro, tutto è iniziato con una passione d’infanzia che ha portato ad un titolo di studio a indirizzo aeronautico, ad entrare in Aeronautica Militare come pilota di complemento, diventare Pilota Militare (attraverso il corso teorico in Accademia a Pozzuoli, il brevetto sugli aerei ad elica a Latina, la scuola basica aviogetti a Lecce e la scuola avanzata aviogetti ad Amendola).


Ci sono voluti quasi tre anni ad arrivare a questo punto, sono stato assegnato ad un Reparto di Soccorso Aereo a Ciampino, l’85° Gruppo del 15° Stormo, dove, come un neopatentato pericoloso ed inesperto ho iniziato a costruire l’esperienza.






Prima l’abilitazione al volo su elicottero a Frosinone, e poi l’abilitazione alla macchina di Reparto, l’HH3F, un elicotterone da 30 posti e 11 tonnellate di peso, il cui equipaggio in una missione di soccorso era di 9 persone (2 piloti 4 tecnici 1 aerosoccorritore 1 medico ed 1 infermiere). Il lavoro era bello ed esaltante, ma, purtroppo, il progresso addestrativo piuttosto lento soprattutto all’inizio, troppi impegni e poche risorse disponibili, il continuo assillo dell’Aeronautica. Da copilota a capo equipaggio sei anni di lavoro di addestramento e soccorso prevalentemente in mare.


Dopo 10 anni di Aeronautica Militare il trasferimento a Linate, vicino a casa, alle montagne che ho sempre amato e soprattutto in un Reparto con una fulgida tradizione di lavoro in montagna oltre ad una macchina adeguata: la Squadriglia Collegamenti e Soccorso di Linate (il SAR Linate per gli addetti ai lavori) e l’AB 212 AMI SAR (l’elicottero che mi ha stregato).





Ho trascorso gli anni dal 1988 al 2008 ad imparare, costruirmi e immagazzinare esperienza nel campo del soccorso aereo in montagna, con colleghi più anziani e più esperti, compiendo centinaia di ore di volo in missioni di addestramento e di soccorso, diventando nel tempo: uno dei colleghi più anziani e più esperti.
Per anni ho volato scoprendo sempre nuovi piccoli dettagli e aggiungendo tasselli alla mia esperienza, è un campo dove non sei mai arrivato, c’è sempre qualcosa in più da scoprire e solo la pazienza e la modestia ti tengono al sicuro, l’arroganza dell’osare va sempre dosata attentamente.


Dopo questo polpettone da vecchio nostalgico, ecco qualche foto che mostra il lavoro che mi ha reso felice alle lacrime, fatto gonfiare d’orgoglio come una mongolfiera, legato in maniera molto particolare ai colleghi e straziato alla perdita di qualcuno di loro.
























Sette mesi di missione con Italair, la forza di pace delle Nazioni Unite in libano sono state altrettanto interessanti e di soddisfazione.





1 commento: