martedì 23 dicembre 2014

Diario del 2° giorno in Tunisia

Ciao, anche oggi ho corso nella nebbia, era un lento più quattro km progressivamente più veloci,
sto costruendo il "fondo" senza ammazzarmi di fatica, ed eccovi la seconda tappa della corsa in Tunisia, l'ho un po' farcita di foto "di repertorio" fatte negli anni precedenti in moto, questa volta il peso della macchina fotografica era troppo!!!





 Diario di 4 giorni di corsa in Tunisia

2° giorno21 marzo 2012 Questa mattina è più complicata di ieri, che avevo lo zaino già pronto. Per la prima volta faccio colazione con i viveri: una barretta, frutta secca, un fruttino e un carico d’acqua. Carico tutte le borracce della cintura, nella taschina metto un enervitene GT e il tubo di enervit, oltre al burrocacao. 


Metto fazzolettini e salviettine umide nella tasca laterale di rete per esigenze immediate, nella tasca superiore dello zaino ci sono le esigenze alimentari della tappa, un altro enervitene, il miele pack, due barrette e un po’ di frutta secca; gli occhiali da lettura e da sole, il telefono, il portafoglio, la pila frontale, le batterie di riserva e gli occhialoni da moto con lente trasparente in caso di vento di sabbia.
Nella tasca sotto la chiusura ho solo la bussola, occhiali da sole essenziali di riserva e l’accendino. Nel sacco a destra e sinistra le 2 bottiglie d’acqua, in mezzo, a salire, busta con fornello e piastrine di meta, tazzone d’acciaio (pentola) con le 3 buste di primi della coop e il telo in microfibra all’interno, sacchetto con abbigliamento di ricambio (1 pantaloncino 1 maglietta 1 sotto tuta termico 1 giacca antivento leggera 4 paia di calzini, 1 scatola rettangolare da gelato piena di prugne, uvetta, frutta mista e mandorle secchi, Pacchetto con la scorta di barrette 4 al g, fruttini 1g, miele 2pack, enervitene 2g, reintegratore salino2g; farmacia con Dissenten, Aspirina, Tachipirina, Aulin, cerotto, garza e vaselina antisfregamento. 


Lo zaino è pieno, il rotolo del sacco a pelo 900gr e della tenda Ferrino lightent 1,5kg sono legati all’esterno ai lati con cinghie di nylon, inizialmente pensavo di metterli sul davanti per bilanciare il peso, ma non ne ho sentito la necessità, essendo tutto incollato al profilo della schiena vicino al baricentro. Lo zaino è un Monviso della Ande, ha un bastino elastico che tiene il sacco staccato dalla schiena e appoggia solo su uno schienale di rete, consentendo un’ottima ventilazione e prevenendo le piaghe.


Ho finito di preparare lo zaino, ieri il cielo era velato ed ho corso con la maglietta, rimediandomi un’arrossatura generale, non proprio una scottatura, ma insomma; oggi parto con la giacca antivento. Verso le 6 Saluto Amor e mi avvio a cercare la pista, che è sotto alla collinetta dove sorge il bar, ma non è per nulla evidente alla luce ancora scarsissima. La seguo con l’abituale rigidezza mattutina, il movimento prende fluidità piano piano, ma nel contempo anche il vento contrario rinforza, e non aiuta per nulla, dato che la pista, pur se prevalentemente a fondo solido è in continua, anche se morbida, salita. Piano piano mi ritrovo a correre piegato in avanti, montando su alcune colline devo rinunciare a correre, è troppo duro sommato al vento, mi sfianca. Sono costretto a mettere gli occhialoni da moto per proteggere gli occhi dalla sabbia e il velo che tengo sulla bocca e sul naso per trattenere un po’ di umidità, adesso ripara anche dalla sabbia , che, comunque, mastico in quantità. 



Fin dall’inizio sto correndo con il GPS in mano, è un palmare garmin gpsmap 60 CSX, che mi segue in volo, in moto, in auto, a piedi; la traccia prevede una curva della pista che non riesco a individuare, il vento cancella le tracce e la visibilità non è ottimale: decido di rimanere sulla pista marcata che procede diritto. Finisce il terreno compatto a lunghe colline, cominciano le lingue di sabbia e poi le dune, la pista scompare qua e la e alla fine mi trovo al campo “Grand erg orientale”, ci ero passato nel novembre scorso in moto. Nella mente mi ronzava l’idea che la vecchia pista fosse stata soppiantata da una più diretta e pensavo di tagliare diretto verso la meta, in caso di necessità, più avanti. 



Mi infilo nel campo ma non si vede nessuno, con grande sollievo trovo un gruppo di ragazzi con i loro motorini dentro una specie di hangar che parlano e fanno manutenzione. Le “mobylettes” hanno tutte un grande faro montato davanti, questi poveretti campano come possono, sono cacciatori di gazzelle e la notte solcano le dune alla luce del faro con una padronanza da far invidia ai motociclisti della Paris Dakar.



Anche loro, vedendomi sgranano gli occhi, li saluto e parliamo, mi offrono da bere e chiedo loro consiglio. Mi confermano che ho superato il bivio da 12 km ed è difficilmente visibile perché non c’è una pista vera e propria, ma un colossale imbuto di tracce che dopo qualche km converge nella pista che mi serve. Uno di loro è più esperto, è una guida, e vista la mia perplessità mi propone di dormire con loro e partire l’indomani, poi, vista la mia ritrosia mi porta sulla duna più alta e mi mostra una direzione (lui non ha bisogno di bussola o di gps, probabilmente come i piccioni sente il campo magnetico terrestre) mi dice: tieni questa direzione, le dune sono più basse, più avanti trovi anche un tratto quasi piano e finisci per intercettare la pista che ti serve.






Mi danno una bottiglia d’acqua e mi salutano calorosamente, qui un incontro è quasi una solida amicizia, ci si trova ci si misura con uno sguardo e si capisce che ci si può rispettare ed aiutare, riparto con 11,5 km di dune prima di arrivare alla pista e nessuna traccia da seguire.




Correre è impensabile, seguo la linea di minor fatica sulle creste, dove è possibile, procedendo con il tracciato di una gallina ed allungando considerevolmente per risparmiare energia. Dopo un tempo che mi pare infinito, badilate di sabbia sollevate dai piedi, salite e discese continue e sollecitazioni di tutti i tipi ai piedi arrivo in vista della pista. 



Oggi mi sono fermato meno di mezz’ora al campo, ho superato da un po’ i 40 km e me ne mancano circa 18, sono spezzato dal su e giù nelle dune e gli spallacci dello zaino mi fanno un male da bruciore agli occhi, ma non cedo, mi fermo solo di tanto in tanto per rifornire d’acqua le boccette o prendere qualcosa da mangiare. Anche i denti mi danno fastidio, si sono sensibilizzati a forza di stare a contatto con i dolci, metto in bocca mezza pastiglia di enervit ogni mezz’ora e sento molto più giovamento fisico rispetto all’enervitene. Il reintegratore salino è magico, quando il tenore di sali scende, con la sudorazione e la diluizione causata dal bere acqua, l’organismo si fiacca progressivamente, ma bevendo il reintegratore recuperi il tono tutto in un colpo, è incredibile, come se intervenisse il turbo.




Dopo un tratto di pista relativamente comoda iniziano forti saliscendi, fondo di pietre spaccate e poi ancora dune fino all’oasi di Ksar Ghilane. Dopo una grande curva che contorna un colle la pista si tuffa in una ripida discesa e si entra nelle dune, davanti sulla sinistra ecco apparire l’agognato fortino, indica che l’oasi non è lontana, si intravedono le palme all’orizzonte. 








L’avamposto, fondato dai romani in epoca remota, è stato rimaneggiato dai francesi nell’epoca coloniale, abbandonato ed ora un chiosco che vende bibite e souvenirs ai piedi della grande duna su cui sorge la costruzione accoglie i turisti in moto, quad, jeep e …a piedi nel mio caso.








In quest’ultimo tratto trovo parecchio traffico, gente che chiude la giornata raggiungendo l’oasi. Con calma e grande fatica ci arriverò anch’io, mi sogno il laghetto di acqua calda tra le palme, sicuro sollievo per i piedi che mi sento in fiamme.













Abituato ad arrivare in moto non fa differenza il punto d'approccio, tanto c’è il motote, ma il fronte dell’oasi è enorme e a piedi un km in più adesso non sarebbe gradito. Mi butto a naso e sbaglio di poco, arrivo al solito campeggio che si affaccia sulla pozza e scaricando lo zaino mi butto su un divano della reception, sono le 18,30, oggi non mi sono riposato più di un’ora complessiva ed ho percorso 62 km, mi sembra di avere un ragno meccanico che stringe la schiena e le spalle, le gambe vanno, straordinario!











Il tale alla reception, al quale chiedo un posto nelle tende berbere con rete e materasso del campeggio mi dice va bene, mi fa accompagnare da un aiutante e mi dice che la cena è alle 19. Vado e con mia sorpresa mi accompagna in un terreno dove c’è una moto svizzera ed un igloo, ho un tuffo al cuore, mi viene male a montare la tenda, ma non ho voglia di tornare a contrattare, butto a terra lo zaino e con dolori feroci alla schiena a stare piegato mi monto la tenda e butto tutto dentro. Ormai è ora di cena e non nascondo di avere fame, vado, lercio come sono, alla sala da pranzo a mi fanno accomodare ad un tavolo con una coppia tedesca; cerco di sedermi il più lontano possibile per non causargli danni permanenti al naso. Come sempre attiro l’attenzione, mangiando mi chiedono, mi offrono un bicchiere di vino cileno che si sono portati da casa col camper Unimog, anche loro sbarrano gli occhi quando sentono cosa faccio, ma ormai sono abituato a causare paresi facciali. Quando servono la minestrina mi convinco che non ci sarà molto di più, così la fagocito con una baguette intera, poi arrivano due brik a l’euf ed, infine, a spezzarmi un cous cous al pollo. Sto scoppiando e non ho ancora cancellato l’idea del bagno nel laghetto, così, a rischio congestione, mi svesto e mi butto in acqua.






 Ho una bolla notevole sul fianco di un tallone, la svuoto e resto in ammollo come un coccodrillo per un’ora; è magnifico, tiepido e rilassante, piano piano i dolori si affievoliscono e mi sento bene, sopra di me, tra i rami di eucalipto che circondano il lago il cielo è fantastico, è l’hotel des milles etoiles che solo il buio del deserto ti mostra. Alla fine esco e tremando come una foglia per il freddo mi asciugo e mi vesto, vado alla tenda dopo aver preso la colazione che mi hanno preparato (domani parto troppo presto per loro) e svengo nel mio minuscolo tendino, affollato dai miei puzzolenti averi.

TOTALE 116,6 KM





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